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WALL STREET IN CALO, ALERT: VOLATILITA’ PAUROSA

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Il trading sulla piazza di New York continua ad essere dominato dall’incertezza e da una volatilita’ paurosa. Dopo aver aperto in territorio positivo, gli indici hanno girato in rosso a meta’ giornata, per poi recuperare tutto e infine chiudere in sotto la parita’, con oscillazioni superiori al 2.5% tra minimi e massimi, per le proeccupazioni di una crisi finanziaria e una stagione dei profitti (comincia domani) che si preannuncia nera.

Il Dow Jones Industrial Average era in rialzo di 111 punti al top intraday, poi ha toccato un bottom di 168 punti negativi nel pomeriggio, alla fine ha perso 56.58 punti (-0.50%) a 11231. Tutte le componenti finanziarie del Doew sono finite in rosso, con in testa Bank of America (-4%). L’indice delle blue chips e’ in calo del 15% da inizio anno ed e’ ormai in pieno territorio Orso (bear market) avendo perso -21% dal top dello scorso ottobre. Lo S&P500 ha ceduto lo 0.84% a 1232, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.09% a 2243.

Al brusco calo del greggio (vedi sotto) ha fatto quindi da contraltare l’evidente debolezza del comparto finanziario, piegato nuovamente dalle speculazioni circa nuove svalutazioni per le istituzioni bancarie. A guidare al ribasso il settore finanziario sono state le due agenzie semigovernative di mutui ipotecari Fannie Mae (FNM) e Freddie Mac (FRE) scivolate ai minimi di 14 anni a causa di un annunciato cambiamento nelle pratiche contabili che potrebbe forzare i due gruppi ad operare un incremento di capitali per $75 miliardi. I due titoli hanno lasciato sul terreno circa il 15% dopo essere arrivati a segnare perdite superiori ai 20 punti percentuali.

“Ci si sta rendendo conto che il ‘credit crunch’ e la crisi finanziaria non sono ancora terminati; e’ ancora troppo presto per dire che il peggio e’ passato o che la fine e’ vicina” ha affermato Walter Prendergast, money manager di Paradigm Capital Management. La contrazione del mercato del credito e’ costata alle banche e alle societa’ di brokeraggio a livello globale oltre $400 miliardi in svalutazioni dall’inizio dello scorso anno. Le stime di Bloomberg riportano di un possibile calo del 60% dei profitti di tali aziende durante il secondo trimestre. Le perdite giornaliere delle blue chip Citigroup (C), JP Morgan (JPM) e Bank of America (BAC) hanno trascinato l’indice finanziario ai minimi di quasi 6 anni.

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Nell’arco della seduta sia il Dow Jones che l’indice S&P500 hanno toccato livelli tali da riposizionarsi in una fase di mercato ‘orso’, in calo del 20% dai massimi registrati nell’ottobre dello scorso anno. L’indice industriale era entrato in tale fase gia’ la scorsa settimana, per l’S&P500 si e’ tratatto della prima volta dal 2002.

In assenza di dati macroeconomici, a contenere l’ondata di vendite di meta’ giornata e’ stato il calo del petrolio. Grazie all’allentamento delle tensioni tra Iran ed Occidente in riferimento allo sviluppo del programma nucleare, i futures con scadenza agosto sono arretrati di $3.92 (-2.7%) a $141.37 al barile, dopo aver toccato un minimo intraday di $139.50. Alla base delle vendite sul comparto energetico anche motivi di altra natura.

Tra le societa’ in evidenza, riflettori puntati ancora una volta sul portale Internet Yahoo! (YHOO) schizzato di oltre il 12% grazie alla notizia secondo cui Microsoft (MSFT) sarebbe pronta a ritrattare sul possibile acquisto della societa’ nel caso di un cambiamento del Board. L’investitore miliardario Carl Icahn, furioso per il mancato accordo di merger nei mesi scorsi, avrebbe contattato piu’ volte Steve Ballmer (Ceo di Microsoft), per discutere sull’eventuale operazione di merger.

Luci accese anche sul colosso dell’auto General Motors (GM) che potrebbe presto annunciare un nuovo, forte taglio delle posizioni dei “colletti bianchi” e la vendita (o l’eliminazione) di alcuni brand. Nel comparto finanziario, Merrill Lynch (MER) sarebbe in trattative per la cessione della propria quota in Bloomberg e BlackRock. Il gruppo media NBC Universal, di proprieta’ di General Electric (GE), sarebbe vicino ad acquisire il Weather Channel (previsioni meteo) in un affare valutato diversi miliardi di dollari.

Alcuni pressioni si sono notate all’interno del comparto farmaceutico. Teva Pharmaceutical Industries (TEVA) ha chiuso in ribasso di oltre il 9% a causa dei deludenti risultati mostrati dalla Fase III dello studio sul Copaxone (utilizzato nel trattameto della sclerosi multipla), irrilevanti rispetto alla precente formula. Il colosso Merck (MRK) ha incassato un downgrade da parte di UBS, la rivale Astrazeneca (AZN) ha visto tagliarsi il rating a Hold da parte di Deutsche Bank.

Sugli altri mercati, sul valutario, euro poco variato nei confronti del dollaro. Nel tardo pomeriggio di lunedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.5720. In flessione l’oro. I futures con consegna agosto sul metallo prezioso hanno ceduto $4.80 a $928.80 l’oncia. Seduta positiva infine per i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.930%.

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