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Wall Street contrastata, torna timore stretta Fed

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NEW YORK (WSI) – Wall Street chiude la seduta contrastata con gli investitori che digeriscono il solido rapporto sull’occupazione di maggio, che riaccende il timore di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, e seguono gli sviluppi sulla Grecia. Sul primo fronte, il presidente della Fed di New York, William Dudley, non esclude una stretta monetaria nel 2015 ma non fornisce dettagli sulla tempistica. Sul secondo, il primo ministro greco Alexis Tsipras ha detto che le proposte dei creditori sono “irrazionali”, che non e’ solo la Grecia ma anche l’Europa ad avere il tempo contato ma che un accordo e’ vicino.

Nel finale, il Dow perde lo 0,31% a quota 17.849 punti. L’S&P perde lo 0,14%, a quota 2.092. Il Nasdaq avanza dello 0,14%, a quota 5.068.

Tornando ai dati macro, il mese scorso l’economia Usa ha creato 280mila posti di lavoro, un dato superiore alle attese, con il tassi di disoccupazione che a sorpresa è salito dello 0,1% al 5,5%. Il dollaro balza toccando nuovi massimi di 12 anni contro lo yen, il sell-off sui Treasury aumenta e i prezzi dell’oro scendono mentre quelli del petrolio restano in rialzo. Il dato suggerisce che l’economia si sta riprendendo dopo un inverno gelido caratterizzato da scioperi nei porti della costa occidentale e da altri fattori che hanno provocato tra gennaio e marzo una contrazione del Pil dello 0,7%. La media dei salari orari e’ salita del 2,3%, il maggiore balzo dal 2013.

Il fatto che siano stati creati più posti di lavoro del previsto riaccende il timore che la Federal Reserve possa decidere di iniziare ad alzare i tassi di interesse prima di quanto il mercato si aspetti. Ieri per altro il Fondo monetario internazionale ha suggerito alla banca centrale americana di aspettare almeno fino all’inizio del 2016 prima di optare per la prima stretta monetaria dal 2006.

A tal proposito, la posizione dell’Fmi di Christine Lagarde è stata chiara. L’istituzione di Washington ha chiesto alla Federal Reserve di attendere almeno fino al 2016, prima di alzare i tassi.

Il solido rapporto dell’occupazione americana a maggio provoca un ampliamento del sell-off sui Treasury, che ieri si erano risollevati per la prima volta in quattro sedute insieme ai Bund tedeschi (oggi nuovamente venduti). Mentre gli investitori digeriscono i dati, il decennale perde quota con il rendimento – che si muove inversamente ai prezzi – arrivato sui massimi dell’ottobre scorso al 2,44% e ora e’ al 2,13% dal 2,309% di ieri. Il titolo a tre mesi viaggia allo 0,0153%. Il titolo a due anni – particolarmente sensibile a un cambiamento dell’outlook della politica monetaria della Fed – vede rendimenti allo 0,741% ma poco fa era arrivato sui nuovi massimi del 2015 allo 0,769% dallo 0,661% di ieri.

Sul valutario, l’euro in deciso ribasso, dopo che i dati pubblicati negli Usa – rivelatisi migliori delle stime – hanno contribuito ad alimentare la forza del dollaro. La divisa unica rispetto al biglietto verde ha prima strappato al rialzo, arrampicandosi fino a 1,1277, per poi scivolare in rapida sequenza ai minimi della seduta (1,1075) e quindi stabilizzarsi in area 1,1080 (1,1224 prima della diffusione delle statistiche). L’euro ha accusato il colpo anche nei confronti di tutte le altre principali valute, per quotare a meta’ pomeriggio 139,29 yen, 0,7273 sterline e 1,0471 franchi svizzeri.

Tra le materie prime, i futures sul petrolio Usa riduce i cali: il contratto a luglio cede lo 0,21% a 57,81 dollari al barile. Oggi l’Opec ha lasciato invariata la produzione. Brent +1% a $62,65. Oro -0,09% a $1.174,20.