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WALL STREET: AZIONARIO ED OBBLIGAZIONARIO IN RALLY

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Dopo un avvio debole, i listini americani hanno invertito al rialzo, spinti dal rally nel mercato dei bond e dall’abbassamento dei costi energetici. Il Dow Jones e’ avanzato dello 0.89% a 10640, l’S&P500 dello 0.84% a 1230, il tecnologico Nasdaq ha guadagnato lo 0.96% a 2196. Sono risultati contrastati i numerosi dati macro in calendario, cosi’ come le principali notizie giunte dal fronte societario.

Gli acquisti sono scattati in seguito al netto calo dei rendimenti sui bond, scesi al 4.56% dal 4.65% della chiusura di mercoledi’. Ad originare il rally dei titoli di Stato e’ stata la sorprendente partecipazione di banche estere in un’asta per la collocazione di $13 miliardi in Trasury con scadenza a 10 anni. Il fatto ha affievolito i timori di una “fuga” degli investitori stranieri dagli “strumenti” di debito americani.

A contribuire al rialzo degli indici e’ stato anche il calo del petrolio, oggi sceso ai minimi di cinque mesi. Il contratto futures con scadenza dicembre ha ceduto $1.13 (-1.9%) a quota $57.80 al barile, valore di chiusura piu’ basso dallo scorso 10 giugno.

Il sell-off sul comparto energetico e’ da imputare ad un aumento delle scorte di greggio, associato ad una revisione al ribasso da parte dell’IEA (International Energy Agency) delle previsioni sulla domanda globale per prodotti petroliferi.

Gli investitori avevano avuto modo di valutare la giornata gia’ prima dell’apertura delle borse, con la comunicazione dei dati macro su inflazione, lavoro e stato fiinanziario del Paese. Si sono rilevati sostanzialmente in linea con le attese degli analisti i prezzi import, ad ottobre calati dello 0.3% contro un consensus di –0.2%, e le nuove richieste per sussidi di disoccupazione
(cresciuti a 326 mila contro le stime di 320 mila).

Ha deluso il dato relativo al deficit della bilancia commerciale del mese di settembre. Il debito degli Stati Uniti si e’ allargato dell’11.4% rispetto al mese precedente, alla cifra record di $66.1 miliardi. Il consensus del mercato era per un aumento a $61.3 mld dai precedenti $59 mld.

Buone notizie sono giunte invece col dato sulla fiducia dei consumatori, comunicato dall’Universita’ del Michigan. La lettura preliminare, valida per il mese di novembre, ha confermato un rialzo dell’indicatore a 79.9 punti dai precedenti 74.2 (consensus 76).

Relativamente al comparto societario, e’ stato accolto con entusiasmo il programma di riacquisto di azioni proprie, per un valore complessivo di $25 miliardi, annunciato dal colosso dei chip Intel. L’azienda ha inoltre incrementato il dividendo trimestrale del 25% a 10 centesimi per azione. Il titolo e’ avanzato di oltre l’1.60%.

Pessima, invece, la prova del colosso dell’auto General Motors, che sconta le minacce di uno sciopero da parte dei lavoratori di Delphi (suo principale fornitore di ricambi), il taglio del rating sul debito a livello “junk” (spazzatura) da parte dell’agenzia Fitch, e le complicazioni derivanti da errori contabili relativi al bilancio fiscale dell’anno 2001. Il titolo si e’ deprezzato di oltre il 5%, scendendo ai peggiori livelli di 13 anni.

In rosso anche Exxon Mobil (-1.80%), trascinata al ribasso dal calo del greggio. Tutti gli altri componenti del Dow Jones hanno archiviato la seduta in territorio positivo.

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Sugli altri mercati, in leggero rialzo l’oro. Il futures con scadenza dicembre ha chiuso in progresso di 20 centesimi a quota $467.70 all’oncia. Sul valutario, in netto calo l’euro. Nel tardo pomeriggio di giovedi’ a New York, il cambio tra la moneta europea e il dollaro e’ a quota 1.1687.