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Wall Street attendista, il Dow tenta (invano) di toccare 11000

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Chiusura poco mossa per Wall Street, riuscita ad allontanarsi dai minimi di giornata.

Il Dow segna -0.18% a 10947.59 (-20.06 punti, ma si era spinto a livello intraday a 10998.53), il Nasdaq ha registrato un +0.13% a 2383.67 (+3.01 punti), l’S&P 500 cede lo 0.17% a 1157.97 (-2 punti).

A livello settoriale tengono solo le utilities (+0.33%), tech (+0.24%) e l’health care (+0.19%). Piatti i finanziari (-0.18%). Prese di beneficio per le materie prime (-1%) e gli energetici (-0.5%).

Lo dimostrano le suguenti performanca: il gas naturale ha ceduto il 4.3% alla luce di scorte superiori alle attese. Giu’ del 2% il greggio con consegna novembre a $81.67 al barile. Il rafforzamento del dollaro, rimbalzato dai minimi di otto mesi, ha allontanato il petrolio dai massimi di 5 mesi. Giu’ dello 0.8% l’oro (con consegna dicembre) a $1335 all’oncia. Flessione dell’1.7% l’argento (sempre con consegna dicembre) a $22.58 l’oncia.

E’ durato poco l’effetto positivo delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, risultate inaspettatamente in calo, al livello piu’ basso di tre mesi. D’altra parte la vera prova del mercato sara’ domani con la pubblicazione del rapporto governativo sul mercato del lavoro.

A tenere banco sono, ancora una volta, le banche centrali ma non solo in termini di costo del denaro. Si guarda all’allentamento monetario (un’exit strategy ancora non si intravede in Europa e Inghilterra) e alla guerra dei cambi.

Se la decisione della Bank of Japan (che martedi’ ha ridotto il costo del denaro allo zero) dicendo pronta a comprare vari prodotti finanziari (non solo bond) aveva sorpreso, quelle odierne di Bank of England e Bce hanno centrato le attese. Entrambe hanno confermato l’attuale livello del costo del denaro, rispettivamente allo 0.5% e 1%. Focus sulle parole del numero uno dell’Eurotower Trichet: un mercato dei cambi troppo volatile mette a repentaglio la stabilita’.

Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ritiene che non ci sia lo stato d’animo per un nuovo “accordo del Plaza” sulle valute riconoscendo pero’ che una guerra dei cambi “certamente non e’ un bene per l’economia globale”.

La Commissione europea ha intanto rinnovato l’allarme per l’euro forte che rischia di indebolire la ripresa economica e le esportazioni. La valuta forte e’ cio’ che tutti temono, ecco perche’ la Bank of Japan e’ scesa in campo e la Cina si guarda bene dal permettere un libero apprezzamento del suo yuan.

Il dollaro nel frattempo, salvo il recupero odierno, continua a indebolirsi, lasciando sempre piu’ operatori nella convinzione che il 3 novembre prossimo la Federal Reserve annuncera’ l’adozione di un nuovo allentamento monetario.

Lo scenario individuato da Bank of America Merrill Lynch e’ il seguente: il dollaro perdera’ ulteriore terreno contro lo yen giapponese e il rendimento dei Titoli di stato Usa scenderanno a minimi record con all’orizzone la Fed forzata a dover intervenire con un secondo piano di allentamento moneatario. Entro fine anno un dollaro potrebbe bastare per comprare 79 yen. “Senza un addizionale intervento da parte della Bank of Japan intravediamo pressioni al ribasso per il cross dollaro-yen alla luce delle aspettative di un altro round di quantitative easing da parte della Fed”, ha spiegato a MarketWatch David Woo, a capo della divisione ricerche su tassi e cambi della banca Usa. Il dollaro compra circa 82.37 yen, come nel 1995. I minimi di 15 anni fa furono preceduti da quelli registrati nel 1973. Il rendimento del decennale potrebbe invece scendere secondo l’analista all’1.75% entro la fine del primo trimestre 2011 dall’attuale 2.39%. I minimi toccati nel pieno della crisi arrivarono al 2.05%. Quanto all’euro, l’indebolimento e’ assicurato secondo Woo: da quota $1.3925 scendera’ a $1.25 entro fine anno.

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Sul fronte valutario l’euro ha ceduto lo 0.09% a quota $1.3918 dopo essersi portato oltre $1.40 per la prima volta da febbraio. I rendimenti dei Treasury (su cui in molti parlano di bolla) a 10 anni sono calati al 2.3960%.