Società

WALL STR. NON TROVA LA FORZA DI RISALIRE

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Tentativo di recupero fallito per le borse americane che continuano ad annaspare spinte dal nervosismo degli operatori.

A incidere negativamente sugli indici sono soprattutto le performance dei semiconduttori che stanno deprimendo il listino tecnologico, sulla scia delle perdite del colosso Intel Corp. (INTC – Nasdaq), che diffondera’ i bilanci trimestrali entro la settimana.

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Sul listino dei titoli industriali, invece, pesano gli andamenti di Alcoa (AA – Nyse), nonostante il gigante dell’acciaio abbia annunciato proprio oggi un progetto di espansione teso ad ottenere il controllo completo della joint venture Alcoa World Alumina & Chemicals.

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Sul fronte societario, si fanno notare i ribassi dei giganti hi-tech come Cisco(CSCO – Nasdaq),
Dell (DELL – Nasdaq) e Oracle (ORCL – Nasdaq).

Ma a deprimere l’intero settore tecnologico non e’ solo il nervosismo per i dati di Intel.

Il comparto high-tech, infatti, continua a essere appesantito dalla revisione al ribasso operata da Lehman Brothers.

Gli analisti della banca di affari hanno infatti ridotto il rating a “market perform” (andamento in linea con il resto del mercato) di una serie di titoli quali Applied Materials (AMAT – Nasdaq), Teradyne (TER – Nyse), Novellus (NOVS – Nasdaq) e Lam Research (LRCX – Nasdaq).

E Lehman Brothers non e’ stata la sola a prendere di mira il settore.

Sui titoli dei produttori di chip per le telecomunicazioni, si e’ infatti abbattuta la mannaia della JP Morgan.

Gli analisti hanno abbassato il loro rating da “long-term buys” (acquistare nel lungo termine) a “market performers”. E cosi’ sono sotto pressione Altera ( ALTR – Nasdaq), Xilinx (XLNX – Nasdaq) e Applied Micro Circuits (AMCC – Nasdaq).

Eric Chen, l’analista che ha redatto lo studio, ha detto di aver raccomandato ai clienti di alleggerire le posizioni, “perche’ c’e’ il rischio che le quotazioni scendano di circa il 30% rispetto ai prezzi attuali”.

Altro settore al centro dell’attenzione e’ quello bancario. Secondo un’indagine condotta dalla Rivista Nazionale del Credito Usa, nel secondo trimestre i debiti in sofferenza erano gia’ cresciuti del 93% rispetto allo scorso anno. E le preoccupazioni stanno pesando sul comparto. In piu’, Citigroup (C) annuncera’ a borsa aperta i dati di bilancio. E il mercato trema.

Fra i ribassi si fanno notare anche quelli dei colossi petroliferi come
Exxon(XON – Nyse ) e Bp
Amoco
(BP – Nyse ).

Le motivazioni sono da ricercarsi nella discesa senza fine dei prezzi del greggio (un anno fa costava il 36% in piu’).

Brutte notizie anche dal Sol Levante, dove la Banca del Giappone ha ribassato le stime sul consumo di petrolio, con
immediate riflessi negativi per l’economia Usa.

Le speranze degli operatori sul comparto petrolifero sono concentrate sul presidente del Venezuela Hugo Chavez.

Il leader e’ in visita presso alcuni paesi aderenti all’Opec e sta perorando un taglio alla
produzione che permetterebbe una risalita delle quotazioni.

Voce fuori dal coro e’ quella di Fannie Mae (FNM). Il numero uno Usa dei mutui ha annunciato utili in crescita del 23%, al di sopra delle aspettative.

In controtendenza il comparto dei farmaceutici, da sempre favorito in fasi recessive dell’economia. Bene Pfizer (PFE – Nyse ) e Merck (MRK – Nyse ).

I settori che nella seduta odierna mostrano un andamento positivo sono quelli biotech, oro e assicurativi, mentre continuano a essere tartassati, oltre ai semiconduttori e ai software, i titoli dei comparti del brokeraggio e quelli delle compagnie aeree.

Non aiutano i mercati Usa neanche le notizie provenienti dal fronte macroeconomico che hanno messo in luce un calo delle scorte di magazzino inferiore alle stime di mercato. L’indicatore ha infatti registrato una flessione ad agosto dello 0.1% contro le previsioni degli analisti che avevano pronosticato una flessione dello 0.3%.

Il dato, che ha dato il via alle contrattazioni poco felici di Wall Street, mostra dunque la precarieta’ in cui versa l’intera economia degli Stati Uniti, che continua a lottare contro il problema relativo all’eccesso della produzione e di conseguenza contro la correzione delle scorte.

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