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WALL ST.: IL NUOVO ANNO SI APRE IN RALLY, STOP AI TASSI

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La prima sessione del nuovo anno si chiude con gli indici in potente (anche se forse eccessivo) rally. Il boom dei prezzi e’ scaturito subito dopo il rilascio delle “minute” relative all’ultimo incontro del FOMC della Fed svoltosi a dicembre. Il Dow Jones ha guadagnato l’1.21% a 10847, l’S&P500 l’1.64% a 1268, il tecnologico Nasdaq e’ avanzato dell’1.74% a 2243. Il sentiment negativo delle prime ore di contrattazioni provocato dai deludenti dati macro e dal robusto progresso del greggio (+3.0%), si e’ prepotentemente ribaltato sul finale, dando il via ad un’euforica corsa agli acquisti.

Dai dettagli dell’incontro del Federal Open Market Committee, il braccio operativo della Fed, dello scorso 13 dicembre, e’ emerso che per mantenere l’inflazione sotto controllo sono ancora necessari “solo” pochi altri rialzi dei tassi d’interesse. Il ciclo rialzista, avviato nel giugno 2004 e realizzato con 13 consecutivi aumenti dei fed funds, dello 0,25 ciascuno, che hanno portato il costo del denaro al 4.25%, potrebbe dunque ultimarsi prima del previsto.

Anche se non e’ noto il numero di ritocchi che il FOMC intendera’ attuare nelle prossime riunioni, il fatto che le pressioni inflazionistiche negli Usa appaiono sotto controllo, almeno nel breve periodo, lascia sperare in un totale di aggiustamenti piuttosto contenuto.

Nel commento a caldo degli analisti, la Fed dovrebbe alzare i tassi ancora una volta, il prossimo 31 gennaio (l’ultima riunione del FOMC a cui partecipera’ Alan Greenspan prima di andare in pensione) il che portera’ i fed funds al 4.50%. Ma le probabilita’ che la Fed faccia altrettanto nella riunione del 28 marzo sono calate adesso al 56% dal 62% precedente.

Nella prima parte della giornata, i listini hanno sofferto subito dopo la comunicazione dei dati economici relativi al settore manifatturiero ed immobiliare. Nel mese di novembre, la spesa per le costruzioni e’ cresciuta dello 0.2%, in misura inferiore rispetto alle attese degli economisti che erano per un aumento dello 0.7%.

Inferiore al consensus anche il dato relativo all’indice ISM manifatturiero. A dicembre l’indicatore e’ cresciuto ad un tasso del 54.2% contro le previsioni del 57.5%. Nel mese precedente si era attestato al 58.1%.

Preoccupazioni arrivano, pero’, dal comparto energetico. In seguito alla decisione della Russia di tagliare la fornitura di gas naturale all’Ucraina, i relativi contratti futures sono scesi ai minimi di quattro mesi. In netto progresso, invece, i futures sul petrolio.

I contratti con consegna febbraio hanno chiuso sopra i $63 al barile ($63.14) per la prima volta dallo scorso 26 ottobre, avanzando di oltre il 3% nella sola seduta odierna. La possibilita’ di un incremento della domanda per il greggio come fonte energetica alternativa al gas ha innescato gli acquisti sull’oro nero.

Il forte avanzamento del petrolio sopra quota $63 al barile ha giovato ad Exxon Mobil, oggi il miglior titolo del Dow Jones. L’Amex Oil Index e’ schizzato in alto del 4.6%, guidato dai maxi guadagni di Occidental Petroleum (OXY), Amerada Hess (AHC) e Marathon Oil (MRO).

In rialzo anche lo S&P financial sector (+1.7%) e lo Amex Broker/Dealer index (+1.5%) in considerazione del fatto che la fine del ciclo rialzista dei tassi Usa giova ai titoli finanziari come Morgan Stanley (MWD), Lehman Brothers (LEH) e Jefferies Group (JEF).

Sotto pressione, invece, General Motors e Wal-Mart. Il colosso dell’auto e’ stato danneggiato da un taglio del target price, da $16 a $13, da parte degli analisti di Banc of America: il titolo ha ceduto oltre il 2%. La catena retail ha dovuto scontare le notizie negative sulle vendite del mese di dicembre che dovrebbero collocarsi al livello inferiore del range previsisto in precedenza.

Tra gli altri titoli, in evidenza Google. Il motore di ricerca n.1 al mondo e’ cresciuto del 4.50% dopo aver ricevuto un aumento del target price a $600 da parte della banca d’affari Piper Jaffray. Si sono anche diffuse voci su un nuovo computer (con browser powered by GOOG) che l’azienda di Mountain View si preparebbe a lanciare, in funzione anti-Microsoft.

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Sugli altri mercati, in netto rialzo l’euro e in netto calo il dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra la valuta europea e il dollaro e’ a quota $1.2018. Il biglietto verde ha continuato ad indebolirsi in seguito al rilascio delle “minute” Fed che hanno segnalato la vicina fine del ciclo rialzista sui tassi. Ricordiamo, infatti, che e’ stato l’aumento dei tassi d’interesse americani a rendere piu’ attraenti gli investimenti in assett denominati in dollari.

In netto progresso anche l’oro. Il futures con scadenza febbraio ha chiuso a quota $532.60 all’oncia (nuovo massimo di chiusura dal 1981), in rialzo di $13.60. In progresso, infine, anche i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.37% dal 4.40% di venerdi’.