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WALL ST: IL DOW PERDE TERRENO DOPO LA FED

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La decisione della Federal Reserve di lasciare l’obiettivo sui Fed funds invariato al livello piu’ basso degli ultimi 40 anni (1,75%) ha scatenato il nervosismo sui mercati.

Il Dow Jones, che prima dell’annuncio della Fed guadagnava circa 110 punti, ha perso notevolmente terreno. Riduce i guadagni anche il Nasdaq.

A deprimere gli indici e’ il fatto che il documento ufficiale della Fed risulta meno ottimista rispetto a quello precedente, in cui si affermava che l’economia stava crescendo a un ritmo significativo.

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Gli investitori continuano poi ad essere preoccupati per la ripresa degli utili delle aziende.

Grande attesa per i risultati trimestrali di Cisco Systems (CSCO – Nasdaq), che saranno comunicati dopo la chiusura delle contrattazioni. La banca d’affari Merrill Lynch ha espresso un giudizio positivo sul gruppo, ma ha sottolineato che gli investitori potrebbero restare delusi da alcune dichiarazioni della societa’.

Un dato positivo sulla produttivita’ americana nel primo trimestre del 2002 e un dato problematico sulle scorte di magazzino di marzo hanno neutralizzato a vicenda il proprio effetto sui mercati.

Sui listini in generale, bene media, intrattenimento, industria cartaria, finanziari, retail, costruzioni, chimici, infrastrutture per chip, acciaio e calzature. In calo chip, agricoli, petroliferi, archiviazione dati, software, trasporto aereo e oro.

Da segnalare:

– Alle 21:00 italiane (le 15:00 ora di New York) e’ atteso il dato sul credito al consumo negli USA a marzo.

A livello settoriale:

– Seduta negativa per i chip. L’indice di riferimento Phlx Semiconductor Index (SOX) si muove nettamente sotto quota 500.

– Secondo la banca d’affari Salomon Smith Barney, questo e’ un buon periodo per accumulare posizioni nei titoli delle societa’ a larga capitalizzazione del settore biotech. Per Salomon l’indice di riferimento Biotechnology Index (BTK ) dovrebbe al limite scendere di un altro 10-15% per poi toccare il fondo.

– In calo la compagnia aerea JetBlue (JBLU – Nasdaq), sbarcata in borsa lo scorso 11 aprile con un prezzo di $27, dopo la notizia che la banca d’affari UBS Warburg ha iniziato la copertura sul titolo con un rating di ‘reduce’ e un target price di $38.

Tra i titoli piu’ scambiati:

– Secondo il Wall Street Journal, Samuel Palmisano, amministratore delegato del colosso informatico International Business Machines (IBM – Nyse), non prevede un forte recupero del settore high tech, neanche nel 2003. La banca d’affari Salomon Smith Barney ha tagliato il target price sul titolo del colosso informatico da $105 a $90.

– La banca d’affari CIBC World Markets ha tagliato il rating sul numero due mondiale del software Oracle (ORCL – Nasdaq) da ‘buy’ a ‘hold’. Si e’ invece espressa positivamente su ORCL Prudential, che ha confermato il giudizio ‘buy’, con un target price di $13.

– La banca d’affari Morgan Stanley ha alzato il rating sul colosso informatico Hewlett-Packard (HPQ – Nyse) da ‘equal weight’ a ‘overweight’, con un target price di $23.

– Il colosso del software Microsoft (MSFT – Nasdaq) ha annunciato l’acquisto del produttore di software danese Navision per $1,3 miliardi (circa 1,5 miliardi di euro) in azioni e contanti.

– La blue chip United Technologies (UTX – Nyse), specializzata nella produzione di prodotti tecnologici per il settore aerospaziale, ha confermato le previsioni sui risultati per l’anno fiscale 2002. Il direttore finanziario, Dave FitzPatrick, ha dunque ribadito la stima di utile per azione di $4,32 e di un flusso di cassa di $2 miliardi per l’anno fiscale 2002.

– La banca d’affari Merrill Lynch ha tagliato il rating sul colosso delle fotocopiatrici Xerox (XRX – Nyse) da ‘near-term buy’ a ‘near-term neutral’.

Sul fronte macroeconomico:

– Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, economisti ed analisti erano concordi che la Fed avrebbe lasciato l’obiettivo sui Fed funds invariato al fine di garantire ai consumatori di permettersi piu’ case e macchine e alle societa’ di poter investire con piu’ facilita’.

– Nel primo trimestre 2002 la produttivita’ USA si e’ attestata a +8,6%. Si tratta dell’incremento maggiore dal 1983. Il dato e’ nettamente superiore alle stime degli analisti, che avevano previsto una crescita del 7% (sondaggio CNBC/Dow Jones).

– Il dato sulle scorte di magazzino all’ingrosso nel mese di marzo e’ rimasto invariato a $284,44 miliardi, dopo essere calato per nove mesi consecutivi. L’attesa era di un calo del -0,4%, rispetto a un -0,7% in febbraio. Piu’ prodotti del previsto nei magazzini significa meno vendite per le aziende, e quindi meno profitti.

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