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WALL ST. CHIUDE IN ROSSO, LA FED SGONFIA I LISTINI

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Gli indici azionari hanno ceduto interamente i rialzi segnati in mattinata subito dopo la decisione della
Federal Reserve di abbassare i tassi d’interesse al 2%, archiviando la seduta in territorio negativo. Il Dow Jones, arrivato a toccare nuovamente la soglia dei 13000 punti durante le contrattazioni (un evento che non si verificava da gennaio), ha ceduto lo 0.10% a 12819, l’S&P500 lo 0.39% a 1385, il Nasdaq ha perso lo 0.55% a 2412. L’inversione di rotta dei listini e’ da ricondurre all’incertezza mostrata dai governatori della banca Centrale in merito allo scenario inflazionistico e dunque alle prossime mosse di politica monetaria. La performance mensile dei listini resta comunque positiva: +4.5% per l’indice industriale, +4.7% per l’S&P500, +5.9% per il tecnologico Nasdaq.

Nel tentativo di promuovere una ripresa della crescita economica, la Banca Centrale Usa ha tagliato per la settima volta consecutiva il target sui fed funds al 2%, estendendo la serie di tagli avviata lo scorso settembre, subito dopo lo scoppio della crisi del credito. Il documento ufficiale che ha accompagnato la decisione non ha pero’ chiarito i dubbi degli operatori sulle prossime azioni di politica monetaria. Da qui le vendite nelle ultime ore di contrattazioni.

La Fed ha dichiarato che “l’economia
resta debole” e che “l’incertezza sull’outlook inflazionistico resta elevata”. “Molti operatori si aspettavano probabilmente una dialettica piu’ esplicita, in particolar modo in riferimento alla dinamica dei prezzi” ha affermato Scott Wren, equity strategist di A.G. Edwards & Sons. In questo modo la Fed lascia le porte aperte a diverse possibilita’: continuare nella politica espansiva nel caso di un’ulteriore contrazione dell’economia o confermare l’attuale livello dei tassi in caso di una nuova impennata dell’inflazione.

“Non credo che al momento la Fed sappia se agire in un modo o nell’altro” ha dichiarato Diane Dercher, chief economist di Waddell & Reed. “Non penso abbiano (i governatori, ndr) bene in mente quale sara’ la prossima mossa”.

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A spingere i listini al rialzo nelle prime ore della mattinata era stato il dato preliminare sul Prodotto Interno Lordo del primo trimestre che ha evidenziato una crescita leggermente migliore delle attese. Particolarmente positiva e’ risultata la componente del deflatore, un indicatore delle pressioni inflazionistiche, avanzato in misura inferiore al consensus. Anche l’ attivita’ manifatturiera nell’area di Chicago e’ cresciuta in misura maggiore del consensus e alcuni segnali positivi sono emersi dal mercato del lavoro.

Sul fronte societario, la banca d’affari Citigroup (C) ha annunciato la vendita di un pacchetto di titoli per un valore di $3 miliardi con l’intento di migliorare il livello dei capitali. Tra le aziende che hanno diffuso le trimestrali in mattinata, sorpresa da General Motors (GM) che ha riportato una perdita inferiore alle attese: il titolo e’ schizzato di quasi il 10%. Risultati migliori delle attese anche per il colosso dei prodotti di largo consumo Procter & Gamble (PG), il cui titolo ha chiuso con un progresso del 2.26%.

Sugli altri mercati, in calo il petrolio. I futures con consegna giugno hanno archiviato la seduta in ribasso di $2.17 a $114.69 al barile. Ad innescare le vendite sul comparto energetico sono stati gli ultimi dati sulle scorte settimanali che hanno segnalato una crescita nettamente superiore alle attese.

Sul valutario, euro in recupero sul dollaro. Nel tardo pomeriggio di mercoledi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.5620. Altro tonfo dell’oro. I futures con consegna giugno sul metallo prezioso hanno ceduto $11.70 a $865.10 l’oncia. Seduta in progresso infine per i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.7590 dal 3.815% di martedi’.

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