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Vuoi fare carriera o cambiare lavoro? Ecco dove cercare

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Complice la pandemia, il mondo del lavoro è andato incontro negli ultimi tempi a veri e propri cambiamenti profondi, dallo smart working al fenomeno delle Grandi Dimissioni.

E per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, spunto interessante arriva da un post apparso  su Inc.com a firma di Jeff Haden.

Nuovo lavoro: dove trovare

In uno studio pubblicato di recente su Science, i ricercatori hanno condotto esperimenti su 20 milioni di persone per cinque anni utilizzando l’algoritmo “People You May Know” di LinkedIn, la funzione che consiglia nuove connessioni.

Gli utenti sono stati assegnati in modo casuale a diverse varianti dell’algoritmo per ricevere un maggior numero di raccomandazioni con legami deboli o forti. In questi cinque anni, sono stati creati 2 miliardi di nuovi legami e sono stati creati 600.000 posti di lavoro.

Il risultato? I legami più deboli avevano maggiori probabilità di influire sulla mobilità lavorativa. In effetti, i risultati erano a forma di U rovesciata: i legami moderatamente deboli aumentavano maggiormente la mobilità lavorativa, mentre i legami più forti la aumentavano meno.

Con un’avvertenza: i legami deboli favoriscono la mobilità lavorativa nei “settori digitali” dell’economia, mentre i legami forti favoriscono la mobilità lavorativa nei “settori meno digitali”. Ha senso: se sono un programmatore, è probabile che abbia connessioni professionali più virtuali, mentre se sono un falegname, è probabile che la mia rete sia più personale e locale.

Tuttavia, anche i legami più deboli sono importanti. Ecco perché è importante sviluppare reti “aperte”. Invece di limitare la vostra rete alle persone del vostro settore o area di interesse, allargatela. Più ampia è, meglio è. Non solo la vita sarà più interessante, ma le ricerche dimostrano che le persone che creano reti aperte ottengono stipendi più alti e promozioni più rapide e, probabilmente costruiscono aziende di maggior successo.

Ecco perché è importante creare “legami equilibrati” al di là delle linee organizzative. In questo modo si ottiene l’accesso alle informazioni e si esercita un’influenza che altrimenti non si avrebbe. Certo, conoscete l’amministratore delegato di un cliente.
Ma è utile conoscere anche un tecnico o due. O un addetto alle spedizioni. O un rappresentante del servizio clienti. Questi sanno cose che l’amministratore delegato non sa e possono influenzare cose che l’amministratore delegato non può sapere. Ecco perché è importante creare legami che estendano le vostre capacità. Se vi relazionate solo con persone simili a voi, avrete molte meno probabilità di sviluppare conoscenze, prospettive e intuizioni più ampie.

In breve, fate un po’ di entrambi. Mantenete alcune amicizie strette; gli amici stretti sono incredibilmente preziosi. Ma cercate anche attivamente i legami più deboli. Potrebbero aiutarvi a scoprire opportunità che altrimenti avreste perso. E magari un giorno sarete nella posizione di ricambiare il favore.

Grandi Dimissioni: dagli Usa fenomeno esploso anche in Italia

Negli Stati Uniti, il fenomeno delle Great Resignation, Grandi Dimissioni in italiano, è diventato dopo la pandemia  sempre più grande. Tanto che quasi la metà dei dipendenti Usa sarebbe alla ricerca di un nuovo lavoro. Sono i risultati dell’ultima indagine “Global Benefits Attitudes Survey 2022” di Willis Towers Watson, società di consulenza, da cui emerge che il 44% dei dipendenti americani è già attivamente impegnato nella ricerca o ha intenzione di farlo al più presto. Il sondaggio è stato condotto su un campione di 9.658 dipendenti di grandi e medie dimensioni in un’ampia gamma di settori a dicembre 2021 e gennaio 2022.

Le Grandi Dimissioni sono diventate un segno distintivo del mercato del lavoro statunitense a partire dalla primavera del 2021, quando l’economia ha iniziato a uscire dal lockdown e la domanda di lavoratori ha iniziato a rialzare la testa. Risultato: il 2021 si è chiuso con 48 milioni di persone che hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro, un record annuale.
Un fenomeno che pare destinato a proseguire anche nel 2022: si calcola infatti che quasi 4,3 milioni di persone hanno lasciato il lavoro a gennaio, poco meno del record mensile stabilito a novembre.

Ma tale fenomeno non riguarda solo gli Stati Uniti. Milioni di persone in tutto il mondo stanno pensando di lasciare il proprio lavoro. Italia compresa. Lo scorso ottobre, in un’analisi pubblicata su La Voce info, Francesco Armillei, assistente di ricerca presso la London School of Economics e membro del think-tank Tortuga, ha calcolato tra aprile e giugno 2021,  484 mila dimissioni su un totale di 2,5 milioni di cessazioni. Si parla di un +37% sul primo trimestre del 2021, +85% sul 2020 e +10% sul 2019. Un fenomeno successivamente confermato dai dati del Ministero del Lavoro che, in un’analisi per il periodo che va dal 1 aprile al 10 novembre, ha comunicato che le dimissioni volontarie sono pari a 1.195.875 , con un aumento del 23,2% rispetto al medesimo periodo del 2019.