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VODAFONE VUOLE IL TELEFONINO USA

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La società telefonica europea Vodafone lancia una grossa offerta di acquisto di AT&T Wireless, una delle maggiori società di telefonia cellulare degli Usa, con un mercato in grande espansione, dovuto soprattutto allo sviluppo dei telefonini con servizi multipli, quelli che già stanno soppiantando le macchine fotografiche.

Con la sua crescita economica fra il 4 e il 5 per cento, il mercato Usa è ghiotto. Ma AT&T Wireless è appetita anche da altre imprese, americane e giapponesi. Vodafone, a quanto sembra, mette sul piatto 35 miliardi di dollari, 5 in più del maggior rivale, il consorzio Cingular, composto da SB Communication e BellSouth. Si tratta di due grandi compagnie statunitensi di gestione di telefonia cellulare particolarmente interessate a AT&T Wireless in quanto, con l’integrazione delle tre reti, si possono realizzare sinergie capaci di dare un maggior utile di 3 miliardi di dollari annui.

Cingular potrebbe rilanciare, per controbattere l’offerta di Vodafone. Che però ha dalla sua un vantaggio particolare: che la rivale americana non ha il cambio favorevole dell’euro con il dollaro. Per chi esporta, il cambio favorevole è quello in cui la quotazione della propria moneta è bassa rispetto a quella del paese degli importatori, che così spendono relativamente poco. Invece il cambio per chi compra all’estero è favorevole quando la quotazione della moneta è alta rispetto a quella del paese dove si trova la società (o gli altri cespiti) che intende acquistare.

E per Vodafone, che fa i suoi proventi in gran parte in Germania, Italia, Francia, Spagna, Irlanda la situazione è particolarmente favorevole essendo l’euro a quota 1,28 con il dollaro. Quando il rapporto fra le due monete era di parità, un euro per un dollaro, per pagare 35 miliardi di dollari bisognava procurarsi 35 miliardi di euro. Ora ne bastano poco più di 28.

Con l’euro a quota 1,28 con il dollaro le esportazioni europee soffrono. E la crescita economica dell’Europa rimane a meno della metà di quella degli Usa: più 2 per cento per il pil europeo, nel 2004 , contro più 4-5 per cento degli Usa. Ma i compradores europei, con l’euro alto, si espandono all’estero. E riescono così a fare lo stesso più utili.

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