Società

VINCERE IN BORSA: UN’OCCHIATA AL METEO
E UNA AL CALENDARIO

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(WSI) – Per chi crede che la Borsa segua con esattezza e fedeltà norme rigorose, sia legata strettamente all’economia, al trend delle società, al livello dei tassi d’interesse, consigliamo di sedersi un attimo, respirare profondamente, leggere e riflettere. Sì, perché molti accurati studi scientifici hanno dimostrato alcune correlazioni incredibili, ma vere.

Cominciamo dalle fasi lunari. Da tempo è provato che influenzano l’umore delle persone, seguendo fasi ondeggianti in cui la gente diventa pessimista nei 15 giorni intorno alla luna piena ed ottimista nel periodo di luna nuova. Il massimo del pessimismo si ha una settimana dopo la luna piena, il massimo dell’ottimismo una settimana dopo la luna nuova. Un’ancestrale paura del buio che si avvicina e un altrettanto ancestrale sollievo in vista della fine del buio? Fatto sta che una ricerca effettuata dall’Università del Michigan in 48 paesi ha potuto rilevare che in 23 le performance di Borsa sono correlate negativamente con le fasi di luna piena e positivamente con quelle di luna nuova; negli altri 25 paesi il risultato è vero al 75%.

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La base scientifica è assicurata dall’ampiezza dell’arco di tempo considerato: circa 80 anni per l’indice americano S&P 500 e una ventina per il Nasdaq; per gli altri paesi, dalla nascita del mercato borsistico ai primi anni del nuovo millennio. In media, nei 48 paesi esaminati i rendimenti azionari sono dell’8,3% inferiori nelle fasi di luna piena rispetto ai periodi di luna nuova. Parliamo ora di un altro fenomeno legato al cielo, cioè la meteorologia.

Fin dal 1993 uno studioso americano ha provato che nelle giornate nuvolose Wall Street è generalmente impostata al ribasso, mentre in quelle di cielo sereno fa registrare rialzi. Anche in questo caso, alla base potrebbero esserci fattori psicologici legati all’umore degli investitori. Lo studio in questione è andato perdendo un po’ di validità nel corso degli ultimi anni a causa dell’effetto globalizzazione, per il quale ordini di compravendita possono essere immessi nel mercato da qualsiasi paese del mondo, bilanciando così le situazioni dai quattro angoli del globo. Ma per Borse ancora legate al paese in cui operano (Svezia, Danimarca, ecc.) la correlazione è ancora forte.

E veniamo alle stagioni: un vecchio adagio americano dice «Sell in may and go away» (vendi a maggio e vai in vacanza), per significare che in estate è bene stare alla larga dalle Borse. Una saggezza empirica, supportata dal fatto che in Inghilterra la ricorrenza dei ribassi borsistici con l’estate è stata rilevata fin dal 1700.

Il proverbio ha una validità scientifica, perché è stato provato che negli ultimi 20 anni (dal 1987 al 2007) il Dow Jones ha registrato le sue peggiori performance nel terzo trimestre dell’anno (luglio-settembre): in media questo periodo si è sempre chiuso in rosso. Il dettaglio dei singoli mesi evidenzia che proprio agosto e settembre sono i più nefasti per i listini azionari: in un ventennio questi due mesi hanno fatto registrare perdite spesso pesanti: negli anni più recenti la memoria corre all’agosto rovente del caso Clinton/Lewinski e al tragico 11 settembre con il crollo delle torri gemelle.

Ma non sono che due punte di un iceberg che, evidentemente, ha tante altri motivi.Quest’anno si sono messi di traverso due bolle, quella sui derivati e quella dei mutui subprime (esplose guarda caso nel luglio 2007), entrambe pericolosissime ed entrambe sottovalutate dagli esperti che hanno cercato di minimizzarne la portata, peggiorando la situazione e provocando disastri per i risparmiatori fiduciosi della parola dei guru (o presunti tali).

Il timore è che questa volta la statistica non basti a confortare gli investitori: secondo lo studio, da ottobre in poi vi sono elevate possibilità di ripresa dei corsi azionari (il terzo trimestre nell’8% dei casi esaminati si è chiuso in positivo). Ma la sensazione diffusa è che quest’anno rappresenti una pesante anomalia, e che l’onda lunga dei ribassi si proietti oltre il limite temporale del terzo trimestre. Una conferma arriva da Robert Pechter, un guru delle onde tecniche basate sulla teoria di Elliot, che sostiene che la situazione attuale anticipi una lunga serie di ribassi simili a quelli seguiti al boom del 1999-2001: che portarono a tre anni di perdite.

In conclusione: investire in Borsa è una cosa seria che non può prescindere dall’analisi di molti fattori importanti. Nessuno vuol mettere in dubbio che sia indispensabile avere un quadro preciso dell’economia e delle sue variabili, ma occorre anche ricordare che i movimenti del mercato (specie nel breve periodo, come nei casi analizzati) dipendono molto più da fenomeni psicologici e comportamentali che non solo da fenomeni economici, matematici o finanziari. E allora, occhio ai bilanci, occhio ai tassi, occhio a cambi; ma anche occhio alla Luna, al barometro e al calendario.

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