Società

Vietnam: l’ombra del debito minaccia la crescita economica

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L’economia vietnamita prosegue a passo spedito, ma c’e’ qualcosa che gli investitori non possono sottovalutare potendo avere conseguenze su tutte le economie del sud-est asiatico: Vinashin, la conglomerata dei cantieri navali controllati dallo stato, non ha saputo onorare i propri impegni finanziari nei confronti dei creditori.

Come riportato dal The Guardian con $4,4 miliardi di debito, pari ad almeno il 5% del Pil del paese al 2009, la societa’ non ha saputo restituire una rata da $60 milioni del prestito da $600 milioni acceso nel 2007 con Credit Suisse. Il governo stesso e’ sceso in campo annunciando un prestito senza interessi per consentire al gruppo il pagamento degli stipendi alla propria forza lavoro.

Le agenzie di rating hanno gia’ agito di conseguenza bocciando Vinashin. Il caso potrebbe pesare sull’economia del Vietnam, che in generale si sta espandendo. Nel corso degli Anni ’90 il paese ha messo a segno un’impressionante crescita, di oltre il 7%, per poi perdere un po’ di slancio. L’anno scorso pero’ il Pil ha visto un +6,8%.

Vanishin non e’ solo l’unico motivo di preoccupazione per gli investitori. Lo e’ anche la valuta locale in caduta libera mentre i cittadini puntano sul dollaro. Gia’ a meta’ dicembre il Wall Street Journal aveva messo in evidenza le varie ragioni di un simile trend tra cui, iniezione di liquidita’ nel mercato da parte del governo con l’obiettivo di spingere l’economia, una crescita del 30% dei prestiti governativi, la risultante corsa dell’inflazione.

Tom Byrne, analista di Moody’s ha gia’ avvertito: la caduta del dong continuera’ portando probabilmente a una crisi nella capacita’ di ripagare i debiti da parte di varie realta’ del paese. Nel sistema bancario vietnamita sta aumentando la percentuale dei debiti considerati mal messi ora e’ al 2,5% dal 2,03% dell’anno scorso.

Secondo Ambrose Evans-Pritchard, in un editoriale sul The Telegraph, il sistema bancario del Vietnam avra’ bisogno di un salvataggio rendendo difficile l’accesso al mercato del credito in Asia tra 2011 e 2012.