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VENDITE FORZATE ALL’ORIGINE DEL CROLLO

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Non tutti quelli che hanno venduto azioni a Wall Street nel crollo di venerdi’, l’hanno fatto per loro scelta.

La sostanza e’ che molte migliaia di investitori, che avevano comprato titoli azionari nelle scorse settimane fidandosi del continuo rialzo dei prezzi e indebitandosi con le istituzioni finanziarie per l’acquisto di titoli, hanno avuto in questi giorni un brusco risveglio.

Quando i prezzi in borsa calano a precipizio, i broker – sia tradizionali che online – effettuano le cosidette ”margin call”, cioe’ richiamano in sostanza l’investitore a ricoprire il debito contratto per l’acquisto di azioni, tramite quella che si definisce liquidazione coatta.

Gli investitori devono allora effettuare o un pagamento in cash (e la gente di solito non ha denaro disponibile, se ha un debito) oppure sono costretti a vendere una porzione o addirittura tutte le azioni che avevano acquistato a debito, e su cui continuano ad accumularsi perdite.

”Le liquidazioni coatte hanno avuto un ruolo chiave in questo crollo”, spiega Elaine Yager, analista tecnica di Herzog, Heine, Geduld, Inc., di New York.

”I day trader hanno pagato molto caro il loro gioco speculativo fatto con denari presi a prestito. Quelli che non hanno preso un bagno la scorsa settima, sono andati sotto venerdi’ scorso”.

L’acquisto di azioni sulla borsa Usa da parte degli speculatori con denari presi a prestito dai broker e’ aumentato enormemente negli ultimi tempi.

Cio’ soprattutto per via dei rialzi del Nasdaq, che da ottobre a marzo era salito dell’80% e sembrava non si fermasse mai.

Soltanto il mese scorso gli investitori hanno battuto ogni precedente record, indebitandosi per oltre 278 miliardi di dollari (550.000 miliardi di lire) per acquistare titoli azionari a Wall Street.

Questa cifra e’ esattamente doppia rispetto a quella registrata appena 16 mesi fa. Il che spiega il livello di speculazione in atto fino alla scorsa settimana sulla borsa Usa.

Le azioni acquistate con denari presi a prestito hanno toccato un altro primato: in questo momento si tratta dell’1,54% della capitalizzazione di borsa complessiva delle aziende americane, secondo Charles Biderman, di TrimTabs.

Dal punto di vista storico e statistico, una bolla nel ”margin debt” (indebitamento per l’acquisto di azioni) e’ ritenuta dagli analisti come un chiaro segnale di allarme che – di solito – precede i grandi crash.

Era accaduto anche nell’ottobre 1987.

La situazione sul mercato Usa tuttavia e’ cosi’ seria che – secondo alcune fonti interpellate da Wall Street Italia – nemmeno le cifre ufficiali possono essere ritenute una fotografia fedele di quanto accade sulla borsa americana.

Alcuni investitori sono stati presi da una tale mania borsistica, che hanno finito per acquistare titoli azionari perfino utilizzando le carte di credito a tassi spesso superiori al 20%.

Quando il mercato sale, e’ un bengodi. Ma quando si incarta, sono dolori.