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Usa: torna l’incubo della marea nera

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Roma – Un migliaio di barili di petrolio riversati da un oleodotto della Exxon Mobil nel fiume Yellowstone, in Montana. Negli Stati Uniti torna l’incubo della marea nera che cambiò colore al Golfo del Messico, ricordata come il più grande disastro ecologico che abbia mai colpito il paese.

La compagnia petrolifera ha fatto sapere che sono state rilevate tracce di petrolio lungo 10 miglia, circa 16 chilometri, e che la fuga di greggio è venuta alla luce sabato mattina. Secondo alcuni organi di stampa americani, circa 140 persone sono state evacuate per il timore di un’esplosione, ma il pericolo sembra ormai definitivamente tramontato.

Exxon, intanto, ha avviato dei test per quantificare i danni ambientali, si legge oggi sul Wall Street Journal. Secondo il presidente Gary Pruessing, la fuga del greggio si sarebbe arrestata e non ci sono indicazioni del fatto che il petrolio si stia ancora riversando sul fiume.

L’oleodotto è limitato al Montana e, a regime, è in grado di trasportare circa 40.000 barili al giorno. Lo Yellowstone è un fiume di circa 1.100 chilometri, tra i principali affluenti del Missouri.

L’esplosione, nell’aprile del 2010, della piattaforma DeepWater Horizon, circa 80 chilometri al largo di New Orleans, causò 11 morti e la fuoriuscita di quasi cinque milioni di barili di greggio nel Golfo del Messico fino alla chiusura del pozzo solamente quattro mesi dopo. Il colosso petrolifero britannico Bp si è impegnato a versare un miliardo di dollari per ripulire e preservare le coste del Golfo del Messico devastate dalla fuga del greggio.