Società

USA: OCCHIO
ALLA PROSSIMA TORNATA DI DATI MACRO

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Il clima di moderato ottimismo che sembra ancora prevalere sui merca ti azionari verrà messo
seriamente alla prova questa settimana dall’uscita di una lunga lista di importanti dati macroeconomici,
soprattutto di origine USA. Ad essere sinceri, non si tratta ancora della temuta verifica conclusiva: nella
maggior parte dei casi abbiamo infatti a che fare con indicazioni relative ai mesi di marzo e aprile, mentre solo gli
indici della FED di New York e Philadelphia, sulla situazione del comparto manifatturiero in quelle due specifiche
aree, e le consuete richieste settimanali di sussidio si riferiscono al mese in corso.

Questo significa che per tutti i
dati ancora influenzati dalle concomitanti vicende belliche valgono sempre le attenuanti della “geopolitica”, tali da
rendere meno onerosi i riflessi di eventuali sorprese negative. Tra un mese una simile verifica avrebbe invece
tutt’altra valenza: la conferma di una ripresa stentata, anche a guerra con l’Iraq conclusa, condizionerebbe
profondamente l’ottimismo degli investitori, facendo riemergere tutti i dubbi del caso sulla tenuta del quadro
congiunturale e soprattutto sulla possibilità da parte delle imprese di raggiungere per quest’anno i loro obiettivi di
redditività. Dunque i dati correnti potrebbero ancora avere un effetto asimmetrico sulle aspettative di economisti
ed operatori: trascurati, se peggiori del previsto, ma messi in conto come prova dell’auspicata netta ripresa se
migliori.

Tra i segnali più attesi spiccano mercoledì le vendite al dettaglio, giovedì gli indici delle FED di New York
e Philadelphia, oltre alla produzione industriale, e venerdì gli avvii di nuove costruzioni e il dato preliminare della
fiducia dei consumatori di maggio. Dall’Europa avremo invece solo i dati di crescita del PIL nei primi tre mesi del
2003, in quasi tutti i casi prossimi allo zero su base trimestrale, e quelli sull’inflazione al consumo di aprile, che già
si prospetta in calo verso la fatidica quota del 2%.

Quanto alla Germania, domani l’indice ZEW dovrebbe
confermare le deboli attese di crescita per la sua economia, convalidate nei giorni scorsi dai dati deludenti su
ordinativi, produzione industriale e disoccupazione. E con l’euro che punta decisamente verso quota 1.16 contro
dollaro, il quadro per l’Europa continentale, salvo che per l’inflazione non può che farsi sempre più cupo. Se così
fosse, attenzione anche al divario tra le Borse Continentali e Wall Street.

*Michele Pezzinga e’ capo strategist di Eptasim.