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Usa: il debito pubblico sale da 11.500 a 13.500 miliardi di dollari

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(WSI) – Commentare i mercati diventa sempre più difficile, soprattutto in momenti come quelli che stiamo, ahinoi, vivendo. La notizia che ha colto di più la nostra attenzione, riguarda il disastro che sta succedendo nel Golfo del Messico: James Cameron (regista di Titanic) è stato convocato a Washington da Obama, insieme ad una vera e propria task force di esperti e scienziati, al fine di cercare di trovare una soluzione per quello che, a nostro parere, si sta rivelando il più grosso disastro petrolifero della storia, che probabilmente cambierà per sempre l’assetto energetico del pianeta.

Il regista laureato in fisica, data la sua passione per i fondali marini e tutte le ricerche condotte di concerto con una società che produce sottomarini in grado di esplorare le profondità degli abissi, è stato preso in considerazione vista la poca esperienza a livello globale necessaria per gestire una situazione del genere e questo ci dà da pensare in quanto non fa null’altro che rinforzare le nostre preoccupazioni. La cosa incredibile è che, se guardiamo un grafico del petrolio, ci sembra di vivere una situazione normale, con oscillazioni più o meno ampie ma con quotazioni che si mantengono intorno ai 70 dollari al barile, come se niente fosse. Se guardiamo anche le sedute di borsa di ieri in America e di stanotte in Asia vediamo come il segno + sia quello dominante.

Un’altra notizia che ci deve far riflettere è quella relativa al debito pubblico americano, che nel giugno del 2009 si attestava circa a 11.500 miliardi di dollari. Ebbene, è stata superata la cifra di 13.000 miliardi e le previsioni per il futuro sono chiaramente pessimistiche. Se ci si ferma a ragionare un attimo su questi fatti e su queste cifre (che sono soltanto esempi di un lungo elenco che si potrebbe implementare facilmente), pare assurdo che i mercati continuino a muoversi come se niente stesse accadendo, mossi dall’illusione che tanto un giorno si sistemerà tutto. Stiamo soltanto rimandando i problemi che prima o poi dovremo affrontare, ma come ben sappiamo ad aver ragione, fino a prova contraria, sono sempre i mercati che scontano tutto nei prezzi.

E noi, come ci dovremmo comportare adesso? A tutti piacerebbe nuotare in un fiume di acqua limpida, godendosi una sensazione di freschezza sulla pelle e di rilassatezza, ma se ci si trova in un fiume di fango, le alternative sono due: o cercare di saltarci fuori e di ripulirlo (se sapete come si fa comunicatecelo!), oppure bisogna imparare a stare a galla e a nuotarci dentro, cercando di tenere sempre fuori la testa, almeno per respirare. Passando a cose più concrete, il consiglio rimane sempre lo stesso: facciamo trading su quello che vediamo e non su quello che crediamo di sapere e utilizziamo delle tecniche intraday in quanto, prendere posizionamenti anche solo di medio periodo, risulta davvero rischioso. E, parafrasando il grande Nico Cereghini: “Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno e stop loss… sempre!”.

Vediamo ora la situazione tecnica, cominciando dall’eurodollaro, per cercare di trarre qualche spunto giornaliero. Partiamo subito da un grafico orario per notare quanto i prezzi siano vicini ad un’ipotetica svolta, dato che ci troviamo ora esattamente sul livello 1.23, alla cui rottura sarebbe lecito attendersi, 1.2450. Da dove giungono questi valori? Il primo livello è suggerito dalla trendline ribassista con origine il 21 maggio scorso, mentre l’ipotetico punto di arrivo è dato dal massimo del 28 maggio, confermato e rafforzato nella sua importanza dalle percentuali di ritracciamento di Fibonacci: esattamente su questo livello infatti transita il 61.8% di ritracciamento del movimento compreso fra 1.2670 e il minimo di lunedì, 1.2110.

Il cambio UsdJpy, tenuto molto bene il supporto di 90.60 due giorni fa, ha dato il via ad un recupero di quasi 200 punti. In questo caso, abbiamo già incominciato a vedere un rallentamento nei pressi di 92.40, che infatti è la resistenza da considerare per le prossime ore. Due sono i livelli di supporto allo scenario rialzista: il primo à 91.60, il secondo 100 punti più sotto, esattamente il livello che abbiamo considerato importante dall’ultima settimana sino ad oggi, 90.60.

Vediamo ora il cable che mantiene un’ottima costanza nella risalita dall’area di minimo a 1.4250. La linea di supporto, che guida la risalita da settimana scorsa, indica per le prossime ore 1.4530 come supporto: abbiamo poi due punti di resistenza importanti nell’immediato: 1.4715 e 1.4870.

Siamo quasi a 9 figure di recupero, da parte del cambio GbpJpy, dal minimo a 126.70. Il prossimo scoglio si trova ora a 136.40 e l’ultimo, prima di una ripresa totale sino a tornare all’origine di questo movimento di ribasso, 138.70. La trendline positiva, che congiunge i minimi via via crescenti e sostiene l’ipotesi rialzista, transita per le prossime ore a distanza di sicurezza, 132 figura.

Dopo la nuova escursione al di sopra del massimo, due giorni fa sino a toccare 1.1725, il UsdChf torna in una situazione di lateralità. Lo scenario rimane ancora favorevole al biglietto verde e per la ricerca di nuovi massimi, almeno sino ad un superamento a ribasso di 1.1450, minimo delle ultime due settimane di scambi.

Rimane basso il cambio EurChf, forse a scontare ancora un’incertezza e un’avversione al rischio che a giornate alterne faticano ad allontanarsi. In questo caso sarà molto importante il supporto di 1.4110 (quasi un doppio minimo nei giorni passati), oltre ovviamente a 1.40 figura. È ora lontano ma ipotizziamo che 1.43 sia il livello da oltrepassare per dare il via ad un nuovo movimento favorevole alla moneta unica.
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