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USA: I MERCATI HANNO TOCCATO IL FONDO

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Il tanto atteso fondo dei mercati? C’e’ gia’ stato. E’ l’analisi di Lazlo Birinyi Jr., presidente della societa’ di ricerca e money management Birinyi Associates, nonche’ global trading strategist di Deutsche Bank Securities.

Domanda: Negli ultimi tempi negli Stati Uniti si fa un gran parlare di recessione a doppio minimo. Molti analisti, tra cui Stephen Roach, di Morgan Stanley, sono convinti che ci troviamo in una situazione di questo tipo. Lei che cosa ne pensa?

Risposta: La ripresa economica preoccupa i mercati da parecchio tempo. Era opinione di molti che avremmo avuto una buona seconda meta’ dell’anno, ma i mercati finanziari, soprattutto nel mese di luglio, quando il Dow ha ceduto il 5,48%, l’S&P 500 il 7,9% e il Nasdaq addirittura il 10%, hanno sottolineato la scarsa fiducia degli investitori nella ripresa. Noi siamo convinti che il mercato abbia toccato il fondo. Ma cio’ non significa necessariamente che adesso risalira’. Probabilmente per qualche tempo ci muoveremo lateralmente, oppure su e giu’, ma non credo che assisteremo a ulteriori ribassi. Naturalmente, pero’, massima prudenza: non bisogna illudersi che domani il sole tornera’ a splendere…

Domanda: Secondo il suo studio dei mercati orso nella storia finanziaria americana (vedi tabella sotto), la situazione attuale e’ meno severa rispetto ad altri “bear market” del passato. Potrebbe confrontare per noi la crisi odierna con altre recessioni, come ad esempio quella del 1929?

Risposta: Nel ‘29 i problemi economici erano molto piu’ evidenti di quanto non siano oggi. L’economia era molto debole e la disoccupazione altissima, e in quell’occasione il mercato crollo’ davvero, mentre oggi non possiamo parlare di crollo. Le due situazioni non sono esattamente paragonabili. Anche nella recessione del 1974 sapevamo perfettamente qual era il problema. Era il prezzo del carburante, per via dell’impennata causata dalla guerra dello Yom Kippur (6-25 ottobre 1973, ndr). In soli 10 mesi, tra il ’73 e il ’74, il prezzo del petrolio schizzo’ infatti da 3 a 12 dollari al barile. E ogni volta che si passava davanti a una stazione di benzina le code per fare rifornimento erano lunghissime. Ma al contrario del ’29 e del ’74, oggi i problemi non sono cosi’ evidenti. La nostra situazione e’ certamente migliore, perche’ anche se l’economia non si sta riprendendo in maniera decisa come vorremmo, non sta neanche precipitando da una montagna.

Domanda: A quale mercato orso del passato si avvicina di piu’ la situazione attuale?

Risposta: Mi ricordo che nel 1990 toccammo il fondo senza che nessuno se ne rendesse conto. E penso che possa essere il caso anche oggi. Un paragone ancora migliore e’ quello con il 1982, quando tutti aspettavano, aspettavano, e quando finalmente toccammo il fondo guardavano dall’altra parte.

Domanda: Questi sono giorni di altissima volatilita’ (VIX). Un giorno il Dow guadagna 489 punti, il giorno dopo ne perde 390. Sedute che iniziano nel peggiore dei modi spesso si concludono con un leggero rialzo, messo a segno nella maggior parte dei casi grazie a un rally dell’ultima mezz’ora. Ma i mercati non riescono a sostenere un rally per piu’ di due giorni. Quando scenderemo dalle montagne russe?

Risposta: Temo che la volatilita’ rimarra’ con noi per un po’. Il nostro modo di investire e’ cambiato, sia per via delle nuove tecnologie sia per via di nuove regole, come l’after-hours. Il mercato e’ diventato all’improvviso il passatempo preferito della gente. E oggi siamo molto piu’ orientati verso fare trading che verso investire. Negli Usa c’e’ un’attenzione quasi ossessiva ai risultati trimestrali delle aziende, che quando escono vengono esaminati al microscopio dagli investitori, proprio come farebbe un medico con gli esami di un paziente. Ma fino a quando la gente non si rendera’ conto che il mercato e’ un veicolo di lungo termine ritengo che la volatilita’ non diminuira’.

Domanda: Dove saranno gli indici alla fine dell’anno?

Risposta: Noi speravamo che per la fine dell’anno gli indici sarebbero tornati vicino a dov’erano a inizio 2002, ma ormai credo che non ci siano grandi possibilita’ che cio’ accada. Spero che riusciremo ad archiviare l’anno con una perdita del 5% o del 10%. Se vedessi l’S&P 500 vicino ai 1.000 punti, anche a 950, sarei molto contento.

Domanda: Si fanno sempre piu’ insistenti le voci di un imminente taglio dei tassi d’interesse, a causa del rallentamento della crescita economica evidenziato dagli ultimi dati macro. Lehman Brothers prevede addirittura tre tagli prima della fine dell’anno. Quanto e’ probabile secondo lei un nuovo intervento al ribasso della Fed?

Risposta: Le probabilita’ di un’imminente revisione al ribasso dell’obiettivo sui Fed Funds sono alte. E naturalmente sara’ un taglio a sorpresa: non verra’ annunciato nel corso di un normale meeting del FOMC.

Domanda: I risultati societari stanno migliorando, ma piu’ lentamente e con meno decisione rispetto alle attese. Richard Bernstein, di Merrill Lynch, ha previsto un doppio minimo nei profitti. Quando vedremo tornare a crescere gli utili delle aziende Usa?

Risposta: Ritengo che sul fronte dei profitti avremo sorprese positive. Ma spesso ormai le aspettative incidono molto di piu’ dei risultati veri e propri. Negli ultimi tempi, le aspettative dei mercati in termini di utili societari sono sempre piu’ alte. Tante societa’ hanno annunciato trimestrali di tutto rispetto, ma il mercato le sta ignorando. E’ il caso ad esempio di Dell Computer (DELL – Nasdaq), che ha rispettato tutte le stime e continua a registrare numeri molto buoni, ma gli investitori fanno spallucce e non investono aggressivamente sul titolo come dovrebbero fare. Uno di questi giorni gli investitori si volteranno e diranno, “Toh, guarda! Un sacco di societa’ stanno facendo molto bene, uniamoci ai festeggiamenti!”

Domanda: Quali sono i settori che faranno meglio sul lungo e sul breve termine?

Risposta: Sul lungo termine sicuramente l’high-tech. Nel breve penso che il comparto energetico sia molto interessante, soprattutto alla luce di quanto e’ stato bastonato negli ultimi tempi.

Nella tabella sono riportati i mercati orso del periodo successivo alla seconda guerra mondiale, identificati da un calo del 20% o piu’ dell’S&P 500 (fonte Birinyi Associates).









































































INIZIO – FINE GIORNI PERDITA %
29/5/1946 – 19/5/1947 355 -28,47
15/6/1948 – 13/6/1949 363 -20,57
2/8/1956 – 22/10/1957 446 -21,63
12/12/1961 – 26/6/1962 196 -27,97
9/2/1966 – 10/7/1966 240 -22,18
29/11/1968 – 26/5/1970 543 -36,06
11/1/1973 – 3/10/1974 630 -48,20
28/11/1980 – 12/8/1982 622 -27,11
25/8/1987 – 4/12/1987 101 -33,51
16/7/1990 – 11/10/1990 87 -20,18
17/7/1998 – 31/8/1998 45 -19,34
24/3/2000 – 21/9/2001 546 -36,77
4/1/2002 – ? ? -28,63