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USA: I CAPITALI SNOBBANO LE AZIONI

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*Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

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Il dato sugli acquisti netti da parte di investitori esteri di asset a
lungo termine detenuti da residenti Usa (c.d. TIC report), ha evidenziato
ad agosto un incremento del saldo positivo, arrivato a quota 91,3MLD$ da
87,5.

Se si considerano però gli acquisti di soli asset domestici Usa, il saldo,
pur rimanendo positivo e su livelli storicamente elevati, si è
ridimensionato (da 101,3 a 87,9MLD$).
Gli incrementi più siginificativi sono stati registrati nel settore dei
corporate bonds e dei titoli governativi. Ancora una volta sono stati gli
investitori privati a giocare un ruolo determinante e comunque nettamente
più rilevante rispetto ai c.d. official, tra i quali figurano anche le
banche centrali.

Che informazioni possono essere desunte dal dato odierno?

Il forte incremento degli acquisti netti di corporate bonds è stato
conseguenza evidentemente dell’ennesima fase di ribasso dei tassi di
mercato verificatasi ad agosto che ha ripresentato in modo più marcato la
necessità di ricercare rendimenti addizionali su asset diversi da quelli
canonici rappresentati dai titoli governativi.

Questi ultimi comunque hanno
registrato un saldo positivo piuttosto elevato in termini assoluti ed in
linea con la media mensile dal 2004 ad oggi.
Si tratta cioè del periodo in cui si è vrerificato il c.d. conundrum sui
tassi, ossia la permanenza dei tassi di mercato su livelli contenuti
malgrado il rialzo dei tassi da parte della Fed iniziato proprio a metà del
2004.

Anche in questo caso gli investitori privati hanno giocato un ruolo
determinante e prevalente rispetto alle banche centrali, che invece erano
state maggiormente protagoniste in precedenza.

Queste considerazioni evidenziano come l’afflusso di capitali verso gli Usa
interessi al momento soprattutto i titoli corporate e quelli governativi.
La ragione risiede da un lato nella ricerca di rendimenti addizionali e
dall’altro nel più generale fenomeno di ricomposizione dei portafogli (in
particolare da parte dei fondi pensione) tendente a privilegiare i bond
rispetto all’equity.

In ottica valutaria, il favorevole andamento dei capitali verso asset
denominati in Dollari, rappresenta un elemento a favore del biglietto verde
nel breve termine e che si aggiunge al differenziale dei tassi che al
momento continua a rappresentare il driver primario che sta consentendo
alla divisa Usa di rafforzarsi verso tutte le principali valute mondiali in
termini nominali, come evidenziato dal Dollar Index.

Il trend di indebolimento del Dollaro partito
dal 2002 dopo una lunga fase laterale durata oltre un anno (fine
2000-inizio 2002) abbia registrato un’interruzione dagli inizi del 2005,
essendo stata forata al ribasso anche la trend line che delimita il trend
rialzista dell’Euro.

Inoltre, se si tiene in conto anche della fase laterale prima citata dei
primi anni 2000, si arriva alla conclusione che il trend di deprezzamento
del Dollaro è in atto da circa 5 anni, ossia il periodo minimale che in
genere storicamente ha caratterizzato la durata dei trend di
apprezzamento/deprezzamento nominale del biglietto verde dagli anni ’70 ad
oggi.

Allo stesso tempo vi è però da tenere in conto che il deficit di partite
correnti (che aveva rappresentato il driver primario di deprezzamento del
Dollaro degli ultimi anni) si è ulteriormmente allargato.
Si tratta di due considerazioni che porterebbero a conclusioni divergenti
in termini di andamento atteso del Dollaro.

Al momento riteniamo che l’attenzione sul differenziale dei tassi potrebbe
continuare a spiegare l’andamento del biglietto verde, che pertanto potrebbe
continuare ad apprezzarsi fino ad 1,17 verso l’Euro. La possibilità di un
ritorno dell’attenzione degli operatori sul deficit di partite correnti
(che rappresenta a nostro avviso pur sempre il driver primario di lungo
termine) potrebbe avvenire non prima della fine del primo trimestre del
2006, quando cioè è attesa la fine della fase di rialzo dei tassi Fed Funds
Target.