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USA: EMERGENZA PER COSTI FUORI CONTROLLO

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La recessione sta terminando ma il problema del debito pubblico potrebbe presto trasformarsi in un incubo per gli Stati Uniti. I termini con cui l’uscita dalla crisi e i programmi di stimoli straordinari sono stati finanziati negli ultimi due anni sembrano infatti troppo belli per essere veri, e i bassissimi tassi d’interesse sul debito che per ora gli Stati Uniti possono permettersi di pagare sono destinati ad aumentare.

Problemi diversi cominciano ad accumularsi e il tempo si assottiglia per il dipartimento del Tesoro. Non solo il governo ha già previsto per i prossimi anni una montagna di nuovo debito, ma nel giro di pochi mesi è in arrivo la scadenza di un’enorme quantità di debito a breve. Con l’uscita dalla recessione e la Fed orientata alla riduzione dei programmi di sostegno straordinari – tra cui tassi sui fed funds ai minimi storici – gli interessi sul debito pubblico americano sono inevitabilmente destinati ad aumentare. Per gli Stati Uniti, scrive il New York Times sull’apertura di oggi, si profila uno shock di pagamenti.

Attualmente il debito pubblico americano supera i 12.000 miliardi di dollari e i costi per onorarlo, anche secondo le previsioni più ottimiste, sono spaventosamente alti: dai 202 miliardi di quest’anno si arriverà ai 700 miliardi di dollari annuali nel 2019. Le stime sono della Casa Bianca. Un aumento di 500 miliardi di dollari è pari al budget federale di quest’anno per istruzione, energia, sicurezza nazionale e le guerre in Iraq e Afghanistan.

Se il massiccio aumento del debito negli ultimi due anni è stato ritenuto con vasto consenso una misura necessaria per arginare la crisi finanziaria e la recessione, non c’è più dubbio che il problema del budget nel lungo periodo sia diventato troppo grande per essere rinviato.

Un’altra ombra minacciosa si staglia all’orizzonte per il governo. La generazione dei ‘baby boomers’, i cittadini nati nel periodo di esplosione delle nascite del dopoguerra, si sta avvicinando all’età pensionabile dei 65 anni, in cui di diritto godranno di assistenza medica federale e altri programmi pubblici. Secondo gli esperti i costi saranno un incubo fiscale per il governo.

La Casa Bianca stima che Washington dovrà prendere in prestito altri 3,5 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Il Tesoro deve inoltre urgentemente rifinanziare un’enorme parte del debito con scadenza a breve termine, emesso durante la crisi finanziaria. Secondo le stime circa il 36% del debito a breve, grosso modo 1.600 miliardi di dollari, scadrà nei prossimi mesi.
Il Tesoro sta ora cercando di negoziare la sostituzione di bond a uno e tre mesi con titoli decennali e trentennali, una strategia che nel lungo periodo farà risparmiare ma nel breve avrà l’effetto di far salire i costi, perché i tassi di interesse sono più alti.

Finora la domanda di Treasury bond americani da parte di investitori e governi esteri è rimasta abbastanza forte da mantenere bassi i tassi di interesse che gli Stati Uniti devono offrire per venderli. Quest’anno il governo ha addirittura pagato meno interessi che nel 2008, pur avendo aumentato il debito di 2.000 miliardi. Nonostante gli Stati Uniti siano stati l’epicentro della crisi molti hanno visto i buoni del Tesoro americani come l’investimento meno rischioso in un periodo in cui i mercati erano in preda al panico.

La Federal Reserve ha inoltre utilizzato tutti gli strumenti del suo arsenale per contribuire a portare gli interessi al minimo possibile. Ha tagliato i tassi sui fed funds per il prestito interbancario overnight al minimo storico, portandoli quasi a zero; ha acquistato oltre 1.500 miliardi di Treasury e di obbligazioni con garanzia federale legati ai mutui con l’obiettivo di ridurre i rendimenti di lungo periodo.

Queste condizioni stanno ora cominciando a cambiare. Con il ritorno della fiducia nei mercati e i segnali di ripresa gli investitori internazionali stanno tornando a guardare ad asset più rischiosi e remunerativi, mentre la Banca Centrale americana sta ritirando alcuni programmi disegnati per influire sui rendimenti di lungo periodo. Il mese scorso è stato terminato il piano d’acquisto di 300 miliardi di dollari di Treasury, ed entro marzo la Fed cesserà di comprare dal Tesoro obbligazioni garantite da mutui. Infine, ma questo non prima della seconda metà del 2010, anche i tassi d’interesse benchmark sui fed funds, verranno rialzati a livelli più normali.