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UNO SCUDO COSI’ SERVE A BERLUSCONI

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(WSI) – Nell’opposizione ne sono convinti. Uno scudo così largo, tanto da poter essere paragonato a un’amnistia, non può che servire direttamente al Cavaliere. Quanto sostengono in queste ore gli esponenti del centro-sinistra, rigorosamente off the records, è in grado di far apparire rose e fiori perfino il parallelo con il «cartello di Medellin», fatto dalla capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, proprio in occasione dell’approvazione dello scudo fiscale.

Secondo questi boatos la vicenda dello scudo sarebbe intrecciata con quella del lodo Alfano coinvolgendo tutti i dossier che riguardano Berlusconi: dal caso Mills fino a quello neppure ancora aperto di Frank Agrama, il faccendiere che sarebbe coinvolto nell’acquisto dei diritti tv. Comunque, tutte storie di fondi neri esteri, ignoti al fisco italiano, in gran parte ancora «scudabili».

Il nuovo corso dell’opposizione, dunque, non ha nulla a che vedere con le vicende di escort e dintorni. No, la barra è di nuovo spostata saldamente su mafia e affari sporchi. Due, infatti, i temi che avrebbero contribuito a montare il fenomeno e a non credere assolutamente che lo scudo fiscale è stato messo in piedi solo per fare cassa. Il primo riguarda il sospetto, o meglio più di un sospetto, che il parere della Avvocatura dello Stato alla Consulta sul lodo Alfano (giudicato da tutti gli osservatori più politico che tecnico) sia stato addirittura rivisto prima dell’invio a destinazione dal pool di avvocati di Berlusconi coordinato da Niccolò Ghedini. Una pressione che farebbe impallidire la polemica sulla cena del premier con due dei giudici costituzionali che dovranno decidere sul lodo Alfano.

Non solo. È palpabile la rabbia dell’opposizione per la presunta mossa dell’entourage del presidente del consiglio sul processo per mafia, a Palermo, riguardante Marcello Dell’Utri. Per l’occasione, i membri del Consiglio superiore della magistratura, in quota centrosinistra, non si sarebbero nemmeno resi conto che dando parere favorevole alla nomina (su proposta del centro-destra) del collega Salvatore Scaduti a consulente dell’Antimafia, avrebbero reso incompatibile lo stesso magistrato con il ruolo di presidente del collegio giudicante che deve emettere la sentenza d’appello su Dell’Utri. Se puo’ interessarti, in borsa si puo’ guadagnare con titoli aggressivi in fase di continuazione del rialzo e difensivi in caso di volatilita’ e calo degli indici, basta accedere alla sezione INSIDER. Se non sei abbonato, fallo ora: costa solo 76 centesimi al giorno, provalo ora!.

Insomma, il processo rischia di dover ripartire da zero. Perché, dunque, secondo quanto si sta ragionando nell’opposizione, adesso è giunta la scelta di mettere in piedi uno scudo così spudorato? La versione para-ufficiale del governo è giudicata insoddiusfacente. È vero, infatti, che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, non ha più soldi da dare ai ministri e che lo scudo fiscale da questo punto di vista rappresenta una mano santa per la spesa corrente. Tanto più che il vice-presidente della Camera, Maurizio Lupi, l’altra sera a Ballarò, ha detto di attendersi 4,5 miliardi di euro e su questa stima sono giunte altre conferme da ambienti governativi.

In questa direzione si può leggere anche lo spostamento della data di chiusura dell’operazione al 15 dicembre, anziché aprile: le spese del 2009, infatti, corrono fin dal 1° gennaio e in qualche modo vanno coperte. Ma per ottenere tutto questo, si doveva proprio permettere che un qualsiasi cittadino potesse presentarsi in banca con una certa cifra in mano, dicendo di averla fatta rientrare dall’estero e su questa pagare il 5 per cento e così chiudere ogni contenzioso? L’opposizione afferma di no e che questo scudo è in grado di togliere dagli impicci giudiziari Berlusconi e il suo gruppo imprenditoriale (eccetto il caso Mills) nel caso che la Consulta bocci il lodo Alfano. Ipotesi, per la verità, giudicata poco probabile nella maggioranza.

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