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Una ventina di deputati si ribellano contro il taglio ai vitalizi. La lista

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Roma – Alcuni parlamentari (vedi schede sotto) per salvare i privilegi accumulati in questi anni non c’hanno pensato su due volte, e hanno lasciato l’incarico a pochi giorni dall’entrata in vigore, a fine anno, dei tagli ai vitalizi.

Altri hanno deciso di non rinunciare alla poltrona e dare battaglia dall’interno. Sarebbero una ventina i deputati che hanno fatto ricorso contro il taglio dei vitalizi – “pensioni” ultra-privilegiate che spettano ai parlamentari – imposto a dicembre dalla Presidenza della Camera.

Il reclamo è appena arrivato al “Consiglio di giurisdizione di Montecitorio”, presieduto dal finiano Consolo. La lista è “protetta”, i nomi non devono uscire, come si legge sul Corriere Della Sera.

A dirlo e’ lo stesso Consolo: “la notizia è ancora riservata perché i ricorsi sono arrivati solo da pochi giorni. Non capisco come sia venuta fuori. Ci sono anche dei nomi illustri, ma non dico chi sono”.

Per ora sono venuti alla luce due nomi, riportati dall’agenzia Dire: Adriano Paroli, PdL (mandato parlamentare cessato il 17 gennaio) e Daniele Molgora, della Lega Nord. In periodo di lacrime e sangue, certi parlamentari dovrebbero come minimo metterci la faccia. La lista è però è protetta dallo stesso esponente di Fli perché, fa capire, altrimenti esploderebbe la protesta: “La notizia — spiega Consolo — è ancora riservata perché i ricorsi sono arrivati solo da pochi giorni. Non capisco come sia venuta fuori. Ci sono anche dei nomi illustri, ma non dico chi sono. Per ora sono arrivati qualche decina di ricorsi, diciamo una ventina. Ma altri ne stanno arrivando. Dobbiamo ancora vagliare le carte, neanche io che sono il presidente ho potuto vederle bene. Ma non c’è nessun richiesta d’urgenza e non abbiamo un limite per decidere. Ci vorrà tempo. Dovrò nominare i relatori del caso, poi sentire le parti e gli avvocati. Per ora i nomi li faccio tenere sotto chiave”.

Gli unici due nominativi che per ora filtrano, ma che Consolo non vuole né confermare né smentire all’agenzia Dire, perché sostiene di non avere sottomano l’elenco, sono quelli del deputato del Pdl Adriano Paroli e del deputato leghista Daniele Molgora.

Ecco le schede uno per uno, tratte dal quotidiano La Repubblica, dei parlamentari dimessosi prima che i tagli ai vitalizi avessero luogo:

Nicola Cristaldi (PdL): il sindaco di Mazara del Vallo ha dovuto lasciare lo scranno di deputato. Ma può “consolarsi” con una triplice indennità. Rinunciando al seggio a Montecitorio, Cristaldi fa scattare ben due vitalizi: quello di ex deputato regionale (quattro legislature) e quello di ex parlamentare nazionale (due). In soldoni: 5.839 più circa 3.500 euro. Una doppia pensione alla quale non si applica in alcun modo l’annunciata stretta del sistema contributivo (che scatterà, guarda caso, dal primo gennaio) e a cui va aggiunta, ovviamente, la ritrovata indennità da sindaco che sinora, proprio a causa dell’incarico alla Camera, il deputato pidiellino non poteva percepire: 3.200 euro, cui la Ragioneria del suo Comune farà un lieve taglio proprio per non far superare al primo cittadino la soglia che consente, secondo la legge, di mantenere i due vitalizi. Alchimie contabili che alla fine consentiranno a Cristaldi, 60 anni, di guadagnare da ex parlamentare più di quanto ha percepito sinora, ovvero poco più di 11 mila euro.

Raffaele Stancanelli (Pdl) ha preferito Catania a Palazzo Madama. Non dimenticando di chiedere, subito dopo, il ripristino del vitalizio da ex deputato regionale pari a 4.652 euro.

Luciano Dussin, Lega Nord: sindaco di Castelfranco Veneto, ha scelto di mantenere la poltrona al Comune piuttosto che quella di parlamentare, malgrado lo squilibrio fra le due indennità. Ma così facendo Dussin, che a settembre urlava in tv allo scandalo delle baby-pensioni «che ci sono costate 9,5 miliardi di euro», percepirà un vitalizio a soli 52 anni. Se avesse posticipato di soli 13 giorni le dimissioni, Dussin avrebbe dovuto attendere altri sette anni per la pensione.

Marco Zacchera, PdL: sindaco di Verbania del Pdl, lascia l’incarico di parlamentare a 60 anni con alle spalle un’attività in 5 diverse legislature: si consolerà, anche lui, con un corposo vitalizio non intaccato dall’entrata in vigore del sistema contributivo.

Ettore Pirovano, Lega Nord: in questo clima, saluta la Camera anche chi non è obbligato. Come il bergamasco Ettore Pirovano, Lega Nord, sulle cui dimissioni da deputato voterà martedì Montecitorio: la sentenza sulle incompatibilità, al momento, non si applica ai presidenti di Provincia ma lui preferisce portare a casa il vitalizio da ex parlamentare.

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