Società

Un mercato da Guinness dei Primati. E ostaggio, a volte, del panico

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(WSI) – Sembra di essere al Guinness dei Primati: nuovi record a ribassi di UsdJpy (83,50) ed EurChf (1,2810). Il mercato ha veramente paura e questi ribassi che nella notte hanno proseguito indisturbati (e che solo stamani si affievoliscono) ne sono la dimostrazione.

Il fatto è che siamo nella parte dell’anno in cui i volumi si elevano perché investitori, fondi e trading desk proprietari cercano di aggiungere profitti marginali prima che la volatilità si prosciughi e lasci spazio alle vacanze natalizie (già: il mercato forward looking si prepara già per il Natale). Dunque questa settimana si mostra movimentata e non solo per il dollaro USA; anzi, con solo il Beige Book e la bilancia commerciale in programma per il biglietto verde, i trader dovranno trovare altri spunti…e ne hanno trovato uno ieri.

Del resto, quanto può ferire un articolo di giornale? Ebbene la penna (in questo caso del Wall Street Journal) è più potente della spada in certi istanti: l’articolo in questione critica gli Stress Test europei, mostrando come abbiano pesantemente sottostimato l’esposizione delle banche al debito sovrano (quindi al “rischio paese”).

Dunque ritorna in mente il driver dei ribassi dell’Euro e del panico di inizio anno: riusciremo mai a superare questo momento di timore? Un interrogativo altrettanto importante: il Giappone salverà lo Yen? Abbiamo detto che più si prolungava la permanenza sotto 85, più aumentava il rischi di intervento. L’intervento c’è stato, ma inutile.

Ora siamo sui minimi dal 1995 a questa parte e se ci sarà un intervento massiccio, avverrà nel corso della settimana ventura in vista delle elezioni nipponiche che vedono il Primo Ministro Kan in un testa-a-testa con il rivale Ichiro Ozawa ed un intervento potrebbe volgere le sorti a favore del PM. Occhio comunque a ribassi sotto 83 che scatenerebbero una vera e propria battaglia contro la forza dello Yen, anche se la zona “rossa” viene ritenuto da molti essere tra 82 e 79,75 (minimo storico).

Passando all’Euro, la crisi del debito sovrano è tornata a pesare sulla moneta unica. Ricordiamo che ad inizio anno l’Euro è sceso da 1,45 a 1,1877 sulla base del rischio paese e quando tali timori sono svaniti siamo tornati a 1,33. Ora i timori provocati dall’articolo del WSJ (che non è altro che una manifestazione più tangibile di quello che “a pelle” abbiamo percepito tutto questo tempo e che esprimevamo man mano nei nostri report mattutini) sono tornati e l’Euro è “Lettera” dappertutto.

Certo, ieri non hanno giovato nemmeno i Factory Orders della Germania, usciti a -2,2% al posto di un +0,6% atteso. Ma com’è possibile che gli Stress Test abbiano sottostimato così tanto l’esposizione delle nostre banche? Esclusione “giustificata” di alcune categorie di bond e la presentazione di figure “nette” (quindi posizioni long meno posizioni short, che ha poco senso comunque) sono le principali imputate.

Infine oggi guardiamo al Canada che alle ore 15.00 deciderà se aumentare o lasciare invariati i tassi di interesse. Dei 4 meeting di questa settimana, quello della BoC è l’unica dove gli economisti si aspettano variazioni dei tassi, nonostante i comunicati stampa della stessa BoC abbiano sempre cercato di allontanare questa possibilità per mantenere i mercati “cauti”.

Del resto, i dati macro dal Canada sono usciti misti e sappiamo che la loro economia è strettamente legata a quella degli USA. Dunque la “normalizzazione monetaria” della BoC potrebbe lasciare spazio ad un ulteriore rialzo oggi, che comunque dovrebbe essere l’ultimo del 2010.

Passiamo all’analisi tecnica commentando il movimento dell’eurodollaro che ieri ha proseguito la discesa cominciata lunedì mattina. Dopo la tenuta della resistenza a 1.2920 il cambio è riuscito a rompere anche il supporto che avevamo individuato in 1.2780 ed ha raggiunto area 1.2675, dove il movimento è diventato vischioso e sta mantenendo la quotazione intorno al 27 figura, grazie anche alle prese di profitto di molti compratori di dollari.

L’area da tenere senza dubbio in considerazione risulta essere quella compresa tra 1.2745 (massimo segnato a fine ottobre e pivot centrale di giornata) e 1.2780 (supporto rotto ieri e media mobile a 100 periodi su un grafico orario). In caso di tenuta di questi livelli si creerebbero le condizioni per andare ad esplorare l’intera 26 figura.

Passando al dollaro yen cominciamo ad indicare la possibilità dell’allarme rosso. Il supporto a 83.60 è stato rotto. Dopo un primo tentativo che ha portato il cambio a 83.50, per poi rivederlo a 83.85, c’è stata una rottura decisa durante la sessione asiatica (nettamente negativa per i mercati borsistici) che ha fatto arrivare il prezzo a 83.33, nuovo minimo da tenere sott’occhio.

Per il momento l83.50 che ha resistito come supporto ieri, si è trasformato in un discreto livello di resistenza che deve essere osservato nel brevissimo periodo. Per quanto riguarda operazioni di più ampio respiro, attenzione a 83.60 prima e 84.00 che, se rotto a rialzo, lascerebbe la possibilità di tirare un po’ il fiato a chi si trova lungo di dollari e che ha cominciato a comprarli dopo la rottura di 84.80 avvenuta l’ultima settimana di agosto.

Il nostro indicatore SSI (Speculative Sentiment Index) è posizionato a un ratio di 6.71 posizioni long per ogni posizione short (indipendentemente dalla size della posizione) e questo ci suggerisce una buona probabilità di continuare ad assistere a discese del cambio.

Movimento simile a quello del UsdJpy questa notte sull’EurJpy che è arrivato a toccare un minimo a 105.786, non molto lontano dal minimo fatto segnare l’ultima settimana di agosto a 105.41. Possibile una correzione che vede in 106.25 il primo livello di resistenza ed in 106.50/60 il secondo.

Buon recupero del cable, cominciato ieri pomeriggio, che ha riportato i prezzi verso la parte centrale del range degli ultimi giorni.

Concludiamo con i franchi svizzeri, che contro euro hanno raggiunto un grado di forza notevole, avendo raggiunto 1.28093, dove si sta combattendo una battaglia tra rialzisti e ribassisti. Attenzione che in casi come questo dove ci si trova in terra di nessuno, è molto facile che, prima di assistere ad ipotetiche correzioni sul trend in atto, si estenda il movimento principale e molti trader che hanno cercato di entrare aggressivamente long eur potrebbero trovarsi in situazioni di sofferenza. Contro il dollaro americano registriamo la stessa situazione anche se il livello da tenere in considerazione, a protezione della parità, non è un minimo assoluto ma 1.00 ¾.

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