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UN ENTE IMMORALE CHIAMATO ONU

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Le Nazioni Unite non hanno una propria legittimità morale speciale. Non ce l’hanno e lo sappiamo tutti. Sono al massimo uno strumento di raccordo diplomatico tra le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, più la popolosa e ingombrante Cina, ma non Taiwan, la piccola Cina in cui si vota, bensì la Repubblica popolare, la grande Cina che ingrassa e geme sotto la dittatura del partito comunista.

L’Onu è una struttura burocratica e diplomatica che ha reso e può rendere servigi importanti alla pace e alla sicurezza, ma alla sola condizione di non trasformarsi, attraverso l’uso perverso di meccanismi grotteschi come il veto, in una cassa di compensazione per la tutela di interessi sproporzionati alla posta in gioco.

Gli alti interessi della grande politica mondiale sono per noi deità in terra, ma i baratti perditempo a cui stiamo assistendo sono il sipario straccione dietro al quale ottengono ricovero le peggiori viltà e un miserabile indecisionismo.

L’Amministrazione americana, forte di un voto impegnativo del Congresso, dovrà presto decidersi a tagliar corto o a perdere credibilità. Infatti, delle due l’una: o le circostanze invocate contro Saddam Hussein e il terrorismo internazionale sono insuperabili, e questo è motivo necessario e sufficiente per disarmare l’Iraq imponendo ispezioni blindate sotto la minaccia della guerra, oppure sono materia trattabile al mercato dei veti interessati, e allora tutta la linea impersonata da George W. Bush e da Tony Blair dopo l’11 settembre va riconsiderata come un semplice eccesso di retorica.

Noi siamo convinti che valga la prima ipotesi, e da questo deduciamo senza sforzo che procrastinare la formazione di una coalizione capace di agire, arrendendosi al futile calendario franco-russo, vuol dire tornare a mettere la testa sotto la sabbia come negli anni beati della presidenza Clinton e arrendersi alle basse pratiche di un ente immorale chiamato Onu.

L’Italia nel suo piccolo deve muoversi. La liberazione del Kosovo e la punizione di Slobodan Milosevic avvennero sotto le ali della Nato, non dell’Onu, e furono una tragica benedizione per la pace e la stabilità violata per dieci anni nel Sud-Est Europeo (anche se la sinistra ha rinnegato la cosa buona fatta in quell’anno).

L’Italia non è nel Consiglio di Sicurezza, ma è un paese del G8, fa parte della Nato e della sua organizzazione militare integrata, è un membro fondatore dell’Unione Europea, ha una politica estera sensata, come testimoniato dal discorso tenuto alla Camera dal presidente del Consiglio e dalle decisioni sull’Afghanistan e sull’invio del contingente militare sotto il comando di Enduring Freedom.

Ci sono momenti in cui non ci si può permettere di essere distratti. Questo è uno di quei momenti. Noi siamo fuori dal teatro Dubrovka, non siamo ostaggi del terrorismo, siamo liberi di scegliere e dobbiamo farlo.

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