Società

UK, vietate le pubblicità ai big petroliferi. Allarme greenwashing

Qualche giorno fa l’Advertising Standards Authority del Regno Unito ha emesso delle sentenze che vietano diversi annunci delle principali società energetiche ShellPetronas e Repsol relative alle iniziative di energia pulita delle società.

L’autorità, infatti, ritiene che gli annunci potrebbero eludere i consumatori sulle società o l’impatto ambientale dei loro prodotti. O, in altre parole, considera la loro comunicazione, greenwashing. Le pubblicità includevano un’affissione, uno spot televisivo e uno su YouTube per Shell; uno spot televisivo per Petronas e un annuncio online per Repsol.

Le pubblicità vietate

Nella pubblicità di Shell si presentavano delle affermazioni secondo cui 78.000 case nel sud-ovest del Regno Unito e 1,4 milioni di famiglie inglesi utilizzano elettricità rinnovabile al 100% da Shell, con un slogan che diceva la seguente cosa: “Il Regno Unito è pronto per un’energia più pulita”.

Mentre quella di Repsol, affermava che la società “sviluppa biocarburanti e carburanti sintetici per raggiungere zero emissioni nette”, e l’ultima pubblicità colpita dal divieto è quella di Petronas, che affermava che l’azienda ha iniziato a impegnarsi “per diventare un partner progressivo per l’energia e le soluzioni”, dopo aver riconosciuto di essere diventata parte del “problema della natura”.

Secondo l’ASA, ovvero l’autorità competente UK, questi annunci non includevano informazioni rilevanti (come il contributo delle tre aziende alle emissioni di CO2) e, quindi, potevano fuorviare i consumatori.

Le autorità di regolamentazione nel Regno Unito, nell’UE e negli Stati Uniti che vigilano sulla pubblicità, la concorrenza e i mercati finanziari stanno prestando maggiore attenzione alle divulgazioni relative al clima.

Caroline Lucas, deputata del partito dei Verdi d’Inghilterra e Galles, ha affermato che gli annunci di greenwashing sono stati “permessi per diffondere false notizie sui combustibili fossili per troppo tempo”. Il governo dovrebbe conferire al regolatore maggiori poteri per consentirgli di agire “proattivamente per respingere questi annunci assolutamente fuorvianti” e vietare tutta la “pubblicità ad alto contenuto di carbonio“, ha aggiunto.

Cosa è il greenwashing

Quando si parla di greenwashing, si intende “un neologismo indicante la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente causati dalle proprie attività o dai propri prodotti”.

Ma nella pratica il greenwashing è fondamentalmente una strategia di comunicazione adottata da imprese, organizzazioni o istituzioni politiche che comunicano un impegno e un attaccamento alle politiche ambientali che, in realtà, non esiste. Facendo così la loro immagine migliora, diventa positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale. Con lo scopo di attrarre il consumatore ecosensibile che così si immedesima nella filosofia, in realtà finta e inesistente, di queste realtà.

UE, le proposte per contrastare il greenwashing

Recentemente la Commissione europea ha presentato una proposta che contiene diversi criteri comuni per contrastare il greenwashing e le asserzioni ambientali ingannevoli. Conformemente alla proposta odierna, i consumatori beneficeranno di maggiore chiarezza e di maggiori garanzie del fatto che un prodotto venduto come ecologico lo è effettivamente, nonché di informazioni più complete per scegliere prodotti e servizi rispettosi dell’ambiente.

A beneficiare di queste nuove norme saranno anche le imprese, perché quelle che si sforzano realmente di migliorare la sostenibilità ambientale dei loro prodotti saranno più facilmente riconosciute e premiate dai consumatori e potranno incrementare le loro vendite anziché dover far fronte a una concorrenza sleale. La proposta contribuirà quindi a creare condizioni di parità per quanto riguarda le informazioni sulle prestazioni ambientali dei prodotti.

Naturalmente, come di consueto, la proposta di direttiva sulle autodichiarazioni ambientali sarà sottoposta all’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio.