ROMA (WSI) – Quella di pubblicare la lettera “è una decisione unilaterale del governo italiano”, “legittima” ma non condivisa. Il presidente uscente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso non ha apprezzato la divulgazione della missiva in cui i tecnici di Bruxelles chiedono chiarimenti sul mancato rispetto dell’obbligo di ridurre dello 0,5% il deficit/Pil. A spiegarlo è stato lui stesso in una conferenza stampa.
Secondo Barroso, la responsabilità della diffusione della lettera non è di Bruxelles. “La Commissione – ha sottolineato il numero uno dell’esecutivo Ue – non è favorevole alla pubblicazione, perché noi stiamo proseguendo le consultazioni informali, tecniche, e pensiamo che sia meglio avere un contesto di fiducia. Ma il governo italiano ha contattato Katainen, dicendo che avrebbero pubblicato la lettera. Non ci siamo opposti, è un diritto, ma è assolutamente falso che la Commissione abbia spinto per la pubblicazione della lettera”.
“Sulla stampa notizie false sulle nostre posizioni” Barroso ha poi attaccato la stampa. “La maggior parte delle notizie comparse sulle posizioni mie o della Commissione sono assolutamente false, surreali e non hanno nulla a che fare con la realtà, se non per sbaglio. Cose totalmente inventate – ha detto Barroso – e sono sorpreso che organi di stampa che considero seri possano fargli eco”.
“Lettera redatta con il mio pieno sostegno” “La lettera – ha poi aggiunto – è stata redatta perchè abbiamo l’obbligo legale di comunicare ai governi quando ci sono dubbi relativi alla conformità con le regole: questo abbiamo fatto, questo ha fatto il commissario Katainen col mio pieno sostegno e con quello del nuovo presidente Juncker”.
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Lascia presagire possibili ostacoli a Bruxelles, la lettera con la richiesta di chiarimenti sul bilancio 2015 che l’Ue ha recapitato all’Italia, anche se l’esito di questa partita non è scontato. La Commissione ha ravvisato una “deviazione significativa” dagli aggiustamenti a cui il Paese si era precedentemente impegnato, che assieme al rinvio del pareggio strutturale al 2017 implica lo “sforamento dei requisiti” previsti dal meccanismo europeo di controllo preventivo sui conti. L’Italia inoltre “mancherebbe la correzione richiesta” dalle nuove regole transitorie sulla riduzione del dedito-Pil.
E così il responsabile uscente degli Affari economici, il finlandese Jyrki Katainen, generalmente ritenuto vicino alla linea intransigente sul rigore nei conti pubblici capeggiata dalla Germania, ha messo nero su bianco una richiesta di precisazioni. Ha sollecitato l’Italia a rispondere – in 24 ore – sul “come intenda assicurare il pieno rispetto del suo bilancio delle regole previste dal Patto di stabilità e di crescita”.
E lo ha fatto con una lettera che a sua volta è finita al centro di polemiche. La missiva rappresenta il primo passo formale verso una possibile pronuncia accelerata della Commissione sulla legge di Stabilità, il cui esito comunque resta non predeterminato, ha poi ribadito il portavoce di Katainen. Al di là dei contenuti (che pure qualcuno può leggere come sbilanciati in senso negativo), il caso si è creato quando questa lettera “strettamente confidenziale” è stata pubblicata sul sito internet del ministero dell’Economia, per motivi che non sono stati esplicitati.
Un caso unico tra i 5 paesi dell’area euro che, secondo fonti dell’Ue, hanno ricevuto richieste di chiarimenti di questo tipo. E l’Italia ha reso pubblica la lettera contro il parere della Commissione europea, come ha poi rivelato il presidente dell’esecutivo uscente, Jose Manuel Barroso alla conferenza stampa al termine dell’incontro di rito con le parti sociali, che precedeva il vertice europeo a Bruxelles. Il portoghese ha anche attaccato a testa bassa alcune ricostruzioni di stampa che in questi giorni, non solo in Italia, si sono accavallate sulla vicenda.
“La Commissione non era favorevole a questa pubblicazione, perché stiamo portando avanti consultazioni con diversi governi, informali e abbastanza tecniche e pensiamo sarebbe meglio tenerle riservate”, ha detto. Qualche ora dopo si è fatta sentire la secca replica del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
“D’ora in poi – ha detto giungendo al consiglio Ue a Bruxelles – pubblicheremo tutto sui dati della Commissione. Rispetto al merito non c’è problema: stiamo discutendo di una differenza di 1 o 2 miliardi di euro su una manovra da 36 miliardi. Diverso è se la discussione è sul metodo: sono stupito che il presidente Barroso si sia sorpreso, perché la lettera è stata anticipata da un importante giornale internazionale, il Financial Times, e poi dallo scoop di un importante giornale italiano. Penso sia venuto il momento della ‘open transparency’ totale. Penso – ha concluso – che sia finito in questo palazzo il tempo delle lettere segrete”.
In base alle normative comunitarie, l’Ue deve dare il suo parere sui piani di bilancio entro fine novembre, salvo il caso in cui vi riscontri “gravi inadempienze” del Patto di Stabilità e di crescita. In questa ipotesi si pronuncia in due settimane dalla notifica dei bilanci, entro fine ottobre quindi, previa consultazione con il Paese in questione con l’invio di queste lettere.
Un altro problema è che le frasi contenute nella missiva recapitata all’Italia possono apparire come una sorta di bocciatura preventiva. Il portavoce di Katainen però ha più volte riaffermato che non è così, che la lettera non predetermina gli esiti della procedura, astenendosi dal commentarne i contenuti. Peraltro nel suo messaggio al ministro Pier Carlo Padoan, Katainen non manca di menzionare la lettera che accompagnava la notifica della legge di Stabilità, in cui l’Italia ha chiarito che il suo bilancio va esaminato alla luce della strategia di riforme strutturali che si sta portando avanti.
I costi legati alle riforme, assieme al ciclo economico chiaramente sfavorevole e in peggioramento, potrebbero rappresentare quei fattori mitiganti su cui temperare il giudicio sulla mancata correzione dei parametri di bilancio lamentata da Bruxelles. Ma forse anche più chiaro è stato un altro segnale inviato da Barroso. “Sono per l’applicazione delle regole, ma al tempo stesso sono per applicarle con il massimo possibile di flessibilità. Perché credo che siamo in una situazione economica molto difficile, anche se non catastrofica come due anni fa. Spero che in questo spirito, troveremo una soluzione che sarà buona per tutti i Paesi e per la fiducia”.
Insomma, la lettera del “falco” Katainen potrebbe anche essere servita ad accontentare, a parole, gli alfieri dell’austerità. Ma poi quello che conterà veramente sarà il parere della Commissione, e quel punto si potrebbe materializzare quella soluzione “buona per tutti” (anche per l’Italia quindi, magari con una correzione solo quasi simbolica dei conti) ventilata dal capo dell’esecutivo uscente. Che peraltro ha rivendicato il pieno accordo e la continuità anche con il capo della prossima Commissione, Jean-Claude Juncker.