Economia

Ucraina: colosso russo Lukoil condanna la guerra di Putin

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Continua senza sosta la guerra in Ucraina e dalla Russia iniziano a levarsi proteste contro l’invasione decisa da Vladimir Putin. Ad alzare la voce è il colosso petrolifero Lukoil guidato dall’oligarca Vagit Alekperov che ha chiesto di “porre fine rapidamente” alla guerra.

 “Sosteniamo una rapida fine del conflitto armato e sosteniamo pienamente la sua risoluzione attraverso un processo di negoziazione e mezzi diplomatici (…) ”, “preoccupato per gli attuali tragici eventi in Ucraina” ed esprimiamo “la sua profonda solidarietà per tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia (…) faremo di fare tutto il possibile per continuare ad operare in modo stabile in tutti i Paesi e regioni” del mondo.

Così ha affermato il consiglio di amministrazione di Lukoil in una nota, diventando così la prima grande compagnia nazionale russa ad opporsi all’invasione del Paese da parte di Mosca.

Non solo Lukoil: i grandi oligarchi russi si schierano contro Putin

Ma prima di Lukoil altri grandi uomini d’affari russi hanno preso posizione contro la guerra ordinata da Putin. In ordine temporale il primo a parlare è stato Michail Fridman che ha definito una “tragedia” e un “bagno di sangue” il conflitto aperto da Putin. Lo ha fatto in una lettera, pubblicata dal Financial Times, inviata allo staff londinese della sua proprietà di private equity LetterOne nella quale si è detto anche “convinto” che “la guerra non potrà mai essere la risposta”. Nato e cresciuto in Ucraina, i suoi genitori vivono a Leopoli: “Sono profondamente legato ai popoli ucraino e russo e vedo l’attuale conflitto come una tragedia per entrambi”, ha spiegato nella lettera.

A seguire Oleg Deripaska, che dal suo account Telegram ha scritto:

“La pace è molto importante! Gli accordi vanno avviati al più presto”. “C’è una vera crisi, e abbiamo bisogno di veri gestori di crisi, è assolutamente necessario cambiare politica economica e porre fine a tutto questo capitalismo di stato”.

Si unisce al coro di proteste anche l’oligarca russo Roman Abramovich che nei giorni scorsi ha annunciato che venderà la squadra di calcio inglese del Chelsea, di cui è proprietario da quasi vent’anni. Lo ha detto spedato lui stesso in un comunicato, spiegando che “ho dato mandato di creare una fondazione benefica a cui verranno devoluti i guadagni della vendita. La fondazione sarà dedicata a tutte le vittime della guerra in Ucraina. […] È stato incredibilmente difficile prendere questa decisione, e mi addolora lasciare il club in questo modo”.