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TUTTI I SOLDI
DELLA ‘POLITICA SPA’

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(WSI) – Esiste «una nuova questione morale». E stavolta i compagni di partito e gli alleati non potranno insabbiare la sua denuncia, né derubricarla a «comico» atto d’accusa, perché Cesare Salvi ha viaggiato per mesi nelle «zone grigie» della politica, ne ha analizzato «sperperi e sprechi», osservando quella corte di miracoli fatta di «dipendenti e consulenti» che vive attorno alla politica.

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Il dirigente della Quercia, insieme al senatore ds Massimo Villone, ha raccolto le prove di un sistema che non sarà una nuova Tangentopoli, «ma mostra per certi versi un profilo peggiore», perché «dal ladrocinio si è passati alla corruzione legale della società civile». Dati e circostanze sono documentati in un volume scritto a quattro mani, un lavoro scientifico sul quale ha puntato una casa editoriale come la Mondadori, che pubblicherà il saggio il 22 novembre.

Il prezzo della democrazia è l’analisi di una crisi figlia delle riforme degli Anni Novanta, un libro che chiama in causa l’intera classe dirigente, ma che è soprattutto una feroce requisitoria contro il centrosinistra e i Ds, dopo le polemiche della scorsa estate. Perché già a luglio, durante il Consiglio nazionale della Quercia, si era dibattuto di «questione morale». E l’euforia per la vittoria alle Regionali era sparita quando Salvi – insieme con un padre nobile del partito come Giorgio Napolitano – aveva sostenuto un documento che richiamava gli amministratori dell’Unione «alla sobrietà e al rigore politico». Il testo fu votato all’unanimità, ma le reazioni furono «un misto di silenzio e stizza», «come avessimo commesso un delitto di lesa maestà». E Antonio Bassolino fu tra i censori più severi.

Epperò non sono sentimenti di rivalsa a guidare il lavoro dei due esponenti ds, semmai il loro è un appello alla sinistra italiana «affinché ritrovi le ragioni ideali», e si liberi «dal mito della diversità»: «Basta con questa storia che saremmo antropologicamente migliori. Ammettiamo che esiste un problema». Perché secondo Salvi qualcosa è cambiato rispetto al passato, come fa capire con una battuta mentre sfoglia alcune pagine del libro: «Una volta nel Pci se andavi in sezione con un Rolex d’oro al polso ti sbattevano subito fuori». A muoverlo non è uno spirito giacobino, «noi siamo favorevoli ai partiti e al finanziamento pubblico», ma bisognerebbe smontare l’attuale «sistema feudale», in cui i «potentati locali» sono «fattori di corrompimento».

Ed è sui potentati locali che il libro accende soprattutto i riflettori, dopo aver raccontato come 81 partiti si dividono oggi 196 milioni l’anno di euro per rimborsi elettorali, grazie a leggine varate «di notte». Sono spiccioli, se la cifra viene paragonata ai costi del «federalismo all’italiana». Le Regioni negli ultimi anni hanno aperto miniambasciate in tutto il mondo. A Bruxelles i governatori dispongono di cento «diplomatici», uno staff più numeroso di quello del governo nazionale; il Friuli-Venezia Giulia possiede un palazzo costato due milioni e mezzo di euro; la Sicilia ne spende uno al mese per undici funzionari e l’affitto di un appartamento; la Lombardia ha sede di rappresentanza anche all’Avana.

E mentre i bilanci dell’Amministrazione centrale si comprimono, le Regioni moltiplicano consiglieri, incarichi e indennità: «In cifra assoluta la retribuzione più elevata è in Sicilia, ma la Campania ha previsto un incremento che entro il 2007 raggiungerà il 31,5%». Nel frattempo è stato calcolato che un consigliere regionale a Napoli guadagna in media duemila euro al mese in più dei sedicimila che percepisce un parlamentare a Roma. Come non bastasse «sono state introdotte le retribuzioni per i rappresentanti di comuni, province, comunità montane, circoscrizioni e consigli di quartiere», che «di fatto non rispondono più a nessuno».

Ma il dato più impressionante emerge da una tabella, dove si spiega che a fronte di circa centocinquantamila eletti ci sono quasi trecentomila persone che hanno «incarichi e consulenze», e costano allo Stato poco meno di un miliardo di euro l’anno: la metà delle spese complessive per la politica. È l’inizio di un viaggio che conduce in un mondo «grigio», dove si è creata «una rete di relazioni e condizionamenti reciproci» tra amministratori e società civile, e dove gli autori scorgono altre prove a sostegno della loro tesi: «La nuova questione morale esiste», perché ormai esiste «una forma di corruzione legalizzata».

Sulle consulenze «la Ragioneria generale dello Stato cerca disperatamente di conoscere i dati esatti» ma «c’è un enorme problema di trasparenza». Salvi e Villone si chiedono retoricamente se servano davvero questi supporti alle amministrazioni, e tra i tanti esempi evidenziano il caso di Bari, dove il sindaco Michele Emiliano «ha affidato una consulenza di centomila euro “per la progettazione e l’implementazione di nuovi modelli di lavoro nella giunta municipale, nell’ottica della condivisione e della pianificazione strategica degli interventi degli amministratori”». Non si capisce cosa debba fare il consulente, l’unica cosa certa è che si tratta di «un membro dello staff del sindaco durante la campagna elettorale».

D’un tratto emerge un universo di buchi neri. La Sanità, con i suoi scandali «che non riescono ad andare oltre le pagine dei giornali locali», ma che narrano i metodi di lottizzazione di primari ospedalieri e manager delle Asl, eppoi le «società miste» che «nessuna istituzione sa quantificare», ma che per i politici locali diventano «un personal business». Ogni capitolo del libro conta i suoi casi dolorosi e i suoi dati clamorosi, da cui emerge «una situazione di alto pericolo, per la chiara possibilità di distorsioni clientelari e peggio»: «O pensiamo che il conflitto d’interessi riguardi solo Silvio Berlusconi?».

L’atto d’accusa di Salvi e Villone non potrà più passare inosservato, perché sono molte le prove sugli «effetti di corrompimento del sistema democratico». E siccome «il centrosinistra governa 16 regioni su 20, 74 province su 108, cinquemila comuni su ottomila», i Ds e i suoi alleati non possono far finta di nulla. «La nuova questione morale» esiste.

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