(WSI) – Quel documento non esiste. Anzi, sì. C’è, è saltato fuori su qualche tavolo di lavoro. Ma non è niente di che. Ieri sera i vertici del PdL si sono dati da fare per serrare i ranghi non tanto attorno a Giulio Tremonti, quanto a se stessi. Basta dare un’occhiata alle agenzie che si sono susseguite nell’arco di pochi minuti.
Una volta che l’esclusiva di Notapolitica ha fatto capolino nel dibattito, si è mosso uno dei diretti interessanti, Claudio Scajola: «Non ho partecipato alla stesura di alcun contro-documento di politica economica, né ad alcuna iniziativa per “ridimensionare” il ministro Tremonti. Con il collega Tremonti ci confrontiamo quotidianamente, lealmente e in spirito di collaborazione».
È «una bufala» ha commentano poco dopo qualcuno vicino al capogruppo del PdL alla Camera, Fabrizio Cicchitto. «Nella giornata di oggi – è stato infine il comunicato arrivato dal Coordinamento del Popolo della Libertà – si è scatenata una ridda di voci riguardanti un fantomatico documento prodotto in via dell’Umiltà che si porrebbe in antitesi alle posizioni del ministro Tremonti. Ogni giorno, da sempre, vengono prodotti spontaneamente, da singoli parlamentari o da gruppi di lavoro, documenti che vogliono essere solo ed esclusivamente un contributo all’attività di governo o di un singolo ministro. Anche in questo caso tale appare probabilmente la natura del testo in questione».
A questo punto la domanda sorge spontanea: ma allora, questo documento esiste o no? Ignazio La Russa ha fatto capire che c’è, ma poi ha spiegato: «Ce ne arrivano tanti di quel tipo, suggerimenti, contributi, non so da chi venisse». Allora perché tanta agitazione per un elaborato a cui nessuno ha dato tanta importanza?
L’ultima voce in capitolo, nella lunga serata del centrodestra, è stata quella di Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier: «Non c’è nessun caso, non si può dare corpo alle ombre, c’è una agenzia sconosciuta che parla di un documento di cui nessuno ha rivendicato la paternità». Se dunque non c’è nessun caso, perché il PdL si è fermato a discuterne?
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Ecco il documento:
Dopo una crisi economica di dimensioni epocali, l’economia globale sta lentamente riprendendo la via dello sviluppo. Ma, senza una forte iniziativa di politica economica, noi non potremo che riprendere la via degli ultimi quindici anni; una via fatta di bassa crescita e di perdita di quota nelle graduatorie internazionali; lo stesso riassorbimento della disoccupazione generata nella crisi si farà lungo e problematico. Le scelte di politica economica fin qui fatte non appaiono sufficienti a mettere l’economia nazionale su un nuovo sentiero di sviluppo. A questo scopo sono necessarie alcune iniziative di grosso impatto immediato, ma capaci anche di agire sulle aspettative e di innescare processi di crescita auto propulsiva.
1. ABBASSAMENTO DELLE TASSE
La prima iniziativa da intraprendere è una immediata e consistente riduzione dell’imposta di reddito delle persone fisiche; riduzione da inserire in un percorso, graduale ma annunciato fin da subito nei tempi e nei modi, che conduca alla realizzazione di quelle due sole aliquote a suo tempo promesse e di una contestuale e conseguente riduzione generale della pressione fiscale nel nostro paese. Se puo’ interessarti, in borsa si puo’ guadagnare accedendo alla sezione INSIDER. Se non sei abbonato, fallo subito: costa solo 0.77 euro al giorno, provalo ora!
2. DEBITO PUBBLICO E RIFORMA PREVIDENZIALE
Anche nel tetto dell’aumento delle entrate conseguente al rilancio della domanda interna, la riduzione dell’IRE produrrà un aumento del deficit pubblico. Che andrà compensato, almeno in una prospettiva di medio-lungo periodo con un graduale innalzamento dell’età pensionabile per uomini e donne, nel settore pubblico e privato. Una riforma di questo tipo dovrebbe mettere al riparo da reazioni negative dei mercati e degli organismi internazionali.
3. INVESTIMENTI PUBBLICI
Anche nell’attuale fase di timida ripresa economica, si conferma una dinamica stentata degli investimenti privati. È questo il momento per avviare con decisione un forte e immediato programma di investimenti pubblici, che aiuti a sostenere l’economia almeno fin quando riprenderanno gli investimenti privati, e che produca effetti di lungo periodo in termini di efficienza complessiva del nostro sistema economico.
4. ENERGIA NUCLEARE
In particolare è possibile dare impulso deciso alla produzione di energia elettrica da impianti nucleari. La tecnologia è disponibile. Le nostre imprese stanno velocemente definendo un quadro di accordi internazionali. Sul mercato esistono ampie disponibilità a finanziarie questi investimenti, sempre che si assicuri alle imprese chiamate a realizzare un quadro tariffario certo e prevedibile. Le stesse preclusioni di una parte di opinione pubblica ed enti locali stanno venendo meno. Ne trarrà beneficio la competitività del Paese.
5. PIANO CASA
Con l’esperienza abruzzese si è dimostrato che la costruzione di case pubbliche può essere realizzata in un tempo misurabile nelle settimane e non nei lustri. Non ci sono più scuse per una pronta realizzazione di un vasto programma di edilizia pubblica a sostegno delle famiglie più in difficoltà e delle nuove coppie.
6. INFRASTRUTTURE
Più in generale, è necessario accelerare tutti gli investimenti infrastrutturali pubblici. Anche in questo caso si produrrebbe un rigonfiamento immediato del deficit pubblico. Ma non dovrebbe essere difficile convincere i mercati delle bontà dell’operazione, ove si presenti un programma che porta ad anticipare spese infrastrutturali già previste; guardando a un orizzonte temporale ad esempio decennale, si tratterebbe non già di un aumento complessivo del deficit pubblico, bensì di una sua rimodulazione temporale. Con in più il beneficio di finanziare queste opere sul mercato in un momento nel quale i tassi d’interesse sono particolarmente bassi. E una parte di queste infrastrutture dovrebbe essere finanziata con una accelerazione nella spesa dei fondi europei.
7. CONTENIMENTO DELLA SPESA
Al rilancio della spesa per investimenti deve accompagnarsi un deciso contenimento della spesa corrente. A partire dai costi della politica; quelli diretti (numero e remunerazione dei componenti delle assemblee elettive e degli organi di governo ai vari livelli), ma anche quelli indiretti, legati al pletorico mondo delle società partecipate degli enti locali.
8. AIUTI ALLE IMPRESE
La ripresa non potrà decollare senza un adeguato sostegno del sistema creditizio. Ma qui occorre una svolta decisiva rispetto alle politiche e agli annunci recenti. Se sono le imprese ad aver bisogno di aiuto, non ha senso proporre aiuti alle banche, nella speranza che queste poi aiuteranno le imprese; si aiutino invece direttamente le imprese: gli strumenti della garanzia di credito hanno dimostrato di funzionare bene; c’è una forte necessità di aiuti all’innovazione tecnologica; un forte aumento della dotazione finanziaria assicurata a questi strumenti funzionerà mille volte meglio degli aiuto promessi dalle banche e da queste poco utilizzati.
9. RAPPORTI CON IL MONDO BANCARIO
E’ del tutto controproducente minacciare le banche con l’istituzione di nuove banche pubbliche. E’ difficile che per questa via – come l’esperienza insegna – giunga buon credito a buone imprese. Servono invece buone banche private, in concorrenza fra loro; serve una disciplina severissima che contrasti eventuali accordi a cartelli; servono regole certe e semplici riguardo la trasparenza di prezzi, tassi, commissioni. Ma senza ingerenze della politica, che presto o tardi produrrebbero i danni del passato.
10. RIFORME
Il nuovo impulso alla politica economica deve accompagnarsi a una azione riformatrice più vasta, anch’essa capace di importanti effetti economici. La riforma della giustizia, accrescendo celerità e qualità dei giudizi, è suscettibile di importanti effetti positivi sul mondo delle imprese oggi condannate alla incertezza permanente riguardo la capacità di far valere i propri diritti. Riforme istituzionali che accrescano la forza e l’efficacia dell’azione di Governo, garantendo l’attuazione dei programmi elettorali enunciati dalla coalizione maggioritaria, saranno in grado di ridurre l’incertezza sulle politiche future; e l’incertezza è il peggior nemico della crescita economica.
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