Economia

Tsipras: “Non possiamo accettare le proposte assurde dei creditori”

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ATENE (WSI) – “Non possiamo accettare le proposte assurde” presentate dai creditori. Nel suo discorso alla Camera, il premier greco torna a mostrare il volto delle promesse elettorali del suo partito Syriza.

“Le nostre proposte rimangono la sola base realistica per trattative che portino a un accordo – dice Tsipras, che afferma di essere stato “sorpreso negativamente” da quanto il numero uno della Commissione europea ha proposto ad Atene, e che mai avrebbe potuto credere che i creditori potessero pensare che il Parlamento greco avrebbe ridotto i benefit ai pensionati, o imposto tasse più alte sull’elettricità.

Tsipras ha anche affermato, tuttavia, che non si è “mai stati così vicini” come ora a una soluzione definiva delle trattative.

La “Grecia ha bisogno di una soluzione, non solo di un accordo, altrimenti non uscirà mai da questa lunga crisi”. E questo accordo, ha aggiunto, deve porre fine alle speculazioni secondo cui “noi potremmo uscire dall’euro”. Tsipras afferma insomma di essere determinato a trovare una soluzione che inauguri “una nuova epoca per l’Unione europea”.

E che “l’asfissia di un paese costituisce una questione morale. Non ci umilieranno”, ha aggiunto.

Pur scampando al voto di fiducia, Tsipras è chiamato a spiegare ai deputati del Parlamento greco a che punto sono le trattative con i creditori della troika, che sono bloccate in una fase di stallo da ormai quattro mesi e oltre. Il tutto avvicina lo spettro di nuove elezioni anticipate.

Syriza, partito di sinistra filo europeo ma anti austerity, aveva promesso in campagna elettorale che non avrebbe più acconsentito a misure di rigore in un paese in ginocchio, tartassato dai debiti e che non cresce più.

Nel caso in cui i creditori internazionali non ammorbidiscano le condizioni per un accordo che sblocchi nuovi aiuti finanziari il vice ministro del Welfare ed esponente dell’ala più radicale di Syriza, Dimitris Stratoulis, ha detto che il governo “dovrà trovare soluzioni alternative, elezioni”.

Tsipras da parte sua vuole correre ai ripari testando un altro fronte: quello russo.

Sembra infatti che abbia intenzione di parlare al telefono con il presidente del Cremlino Vladimir Putin. L’appuntamento è stato fissato per le 13 ora locale e ufficialmente i due leader discuteranno di affari in materia di energia.

Come era stato preventivato nei giorni scorsi, Atene ha deciso che non verserà all’Fmi la prima rata da 300 milioni delle quattro previste in giugno ma accorperà in un’unica tranche i pagamenti per un totale di 1,6 miliardi.

Grazie alle concessioni dell’istituto di Washington, secondo il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis il governo ha tempo fino al 30 giugno per trovare un’intesa con i creditori internazionali. È quella data in cui sarà infatti rimborsato il prestito al Fondo Monetario Internazionale.

Arrivata nel pomeriggio la nota di Fitch, che sottolinea che la decisione della Grecia di procedere all’accorpamento in una rata delle quattro tranche di debito che deve rimborsare a giugno all’Fmi, per un valore totale di 1,6 miliardi di euro, “conferma che l’assenza di mercato o di finanziamenti ufficiali e le condizioni di scarsa liquidità per le banche greche stanno mettendo sotto pressione la liquidità sovrana del paese”.

Detto questo, “il nostro rating sovrano CCC, confermato lo scorso mese, indica che il default sui bond detenuti dai privati è una possibilità reale”

Yanis Varoufakis ha espresso la ferma convinzione che la leader tedesca sia potenzialmente la risposta alla crisi del debito.

Nel discorso di Stoccarda del 1946 il segretario di Stato degli Stati Uniti James F. Byrnes riabilitò la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. Varoufakis ora chiede a Merkel di fare altrettanto in Grecia.

“Scelga Atene, Thessaloniki o una qualunque città del nostro paese di sua scelta e colga l’occasione per proporre un nuovo approccio all’integrazione europea, uno che incominci proprio dal paese che ha sofferto di più, una nazione vittima degli errori monetari dell’area euro e della sua stessa società”, ha detto sul sito di opinioni Project Syndacate.

“La speranza è stata una forza per il cambiamento in positivo nell’Europa post Seconda Guerra Mondiale e può esserlo anche ora. Un discorso del leader tedesco in una città greca potrebbe sicuramente andare in questa direzione”.

La verità è che la crisi è gravissima. Dei 32 paesi che non sono riusciti a ripagare l’Fmi – da Cuba nel 1959 allo Zimbabwe nel 2001 – quasi tutti negli anni presi in esame dal Guardian sono sprofondati in un simile caos finanziario a causa di una guerra o di violenze intestine estreme, come dimostrano i casi di Cubam Cambogia, Sudan e Yugoslavia.

(DaC-Lna)