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Traffico droga, maxi operazione Italia-Fbi contro ‘Ndrangheta

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ROMA (WSI) – Maxioperazione internazionale, battezzata New Bridge, contro il traffico di droga. Nel mirino di Polizia e Fbi una rete criminale legata alla ‘Ndrangheta e a famiglie mafiose americane responsabile secondo le accuse, di traffico internazionale di droga.

Secondo gli inquirenti, afferma RaiNews,l’organizzazione puntava all’apertura di un nuovo canale per il traffico di stupefacenti e il riciclaggio di denaro. La cocaina proveniente dal Sud America sarebbe dovuta arrivare al porto di Gioia Tauro dalla Guyana, nascosta, in forma liquida, all’interno di barattoli di frutta, nello specifico ananas o cocco. In particolare alcuni degli arrestati a New York avevano legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino.

Tra i fermati in Italia vi sarebbero, invece, anche soggetti legati alle famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente ‘ndrina della ionica calabrese, in stretto contatto con i soggetti bloccati negli Usa. L’indagine, sottolineano gli investigatori, dimostra la forza dei cartelli calabresi e gli sforzi espansionistici delle ‘ndrine per trovare nuovi alleati e allargare il proprio mercato.

Oggi la ‘ndrangheta, ieri la mafia siciliana. Nel 2008, infatti, l’operazione Old Bridge ha svelato le connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle oltreoceano, tra cui proprio i Gambino di New York coinvolti anche nel blitz in corso. Gli arresti tra Italia e Stati Uniti Sono 26 i provvedimenti restrittivi eseguiti, 18 in Italia e 8 negli Stati Uniti. Altre 40 persone risultano invece indagate.

Gli arresti e i fermi sono stati effettuati dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti. L’inchiesta New Bridge L’inchiesta, denominata ‘New Bridge’ e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, avrebbe consentito di scoprire e disarticolare un’organizzazione che fa capo alle ‘ndrine della Ionica calabrese e che operava fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sud America, in stretto contatto con famiglie mafiose americane e narcos sudamericani.

Le accuse, ipotizzate a vario titolo nei confronti dei presunti appartenenti all’organizzazione, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio e altri reati. Agenti sotto copertura di Sco e Fbi in azione L’indagine che ha portato al blitz nasce due anni fa grazie alla collaborazione tra la polizia italiana e le autorità americane, resa possibile dal protocollo tra Italia e Stati Uniti in base al quale è previsto lo scambio di investigatori esperti nella lotta alle organizzazioni mafiose.

Secondo gli inquirenti, l’organizzazione puntava all’apertura di un nuovo canale per il traffico di droga e il riciclaggio. L’operazione – sotto il coordinamento del procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho, dall’aggiunto Nicola Gratteri e del pm Paolo Sirleo per l’Italia, e dell’Eastern District di New York per gli Usa – ha visto l’impiego di agenti sotto copertura dello Sco e dell’Fbi, che hanno consentito di sequestrare oltre otto chili di droga a New York e Reggio Calabria. Per la polizia, i profili internazionali dell’inchiesta sono stati curati dalla Direzione centrale per i servizi antidroga e dal Servizio cooperazione internazionale di Polizia.

Nel 2008, Old Bridge: la mafia siciliana nel mirino Il blitz è la prosecuzione dell’operazione del 2008 che fu chiamata “Old Bridge” e che svelò le connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle oltreoceano. Quasi sei anni dopo, però, al posto dei clan palermitani è subentrata la ‘ndrangheta che si conferma l’organizzazione criminale italiana più potente e l’unica in grado di trattare direttamente con i cartelli sudamericani.

Con l’operazione Old Bridge la polizia e l’Fbi ruppero l’alleanza fra le famiglie mafiose palermitane collegate a Salvatore Lo Piccolo e appartenenti alla famiglia Gambino di New York, la stessa con cui erano in affari alcuni degli arrestati di oggi. Nel febbraio di 6 anni fa furono arrestati, con le accuse di associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e altri gravi reati, una ottantina di persone.

Le indagini accertarono, in particolare, i legami tra Cosa Nostra americana e gli esponenti delle famiglie del mandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco, storica emanazione negli Usa di Cosa Nostra siciliana. E proprio negli Stati Uniti trovarono rifugio diversi mafiosi palermitani, tra cui gli Inzerillo, che riuscirono a scappare alla mattanza messa in atto dai Corleonesi di Toto Riina negli anni ottanta.
(RaiNews)