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TRADING ONLINE: UNO SU 5 CE LA FA, OVVERO GUADAGNA

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La crescita da parte degli investitori fai da te nell’uso dei broker on-line è stata esponenziale alla fine degli Anni Novanta, quando il boom delle Borse è coinciso, e non casualmente, con il fenomeno Internet. Il trading on-line ha subito quindi un forte stop nello sviluppo dei suoi volumi per il crollo delle azioni durante il biennio 2000-2001, per poi stabilizzarsi nel corso del 2002.

Una stima della società di ricerche Kpmg relativa alla fine dell’anno passato, l’ultima disponibile, è di circa un milione di conti di pura attività di brokeraggio. L’uso dei conti on-line è cresciuto del 10% nel corso del secondo semestre del 2002, ma il calcolo è per tutti gli accessi via web, anche ai conti titoli tradizionali, che pesano per circa il 55% dei 2.300.000 conti dell’intero e-trading. Ora, il nuovo clima borsistico che ha risollevato le performance di molti titoli negli ultimi due-tre mesi pare aver risvegliato il popolo dei day trader.

Il successo della diffusione dell’e-trading, illustra Kpmg nel suo rapporto, poggia su elementi di fatto, che garantiscono l’incremento sicuro nel tempo di questo strumento al di là delle fiammate dei momenti-Toro: il costo delle commissioni, conveniente rispetto a quello praticato agli sportelli; la velocità e la completezza delle informazioni sui titoli ottenibili via Internet; la velocità di esecuzione degli ordini, dell’inoltro sul mercato e del ricevimento della conferma dell’esecuzione; l’accesso on-line a mercati su cui sarebbe molto più complicato, se non impossibile, operare attraverso i canali tradizionali.

Non ci pronunciamo, per ovvi motivi, su quale sia la piattaforma migliore in assoluto. Trattandosi di uno strumento tecnico e di un servizio, e non di un prodotto finanziario come i fondi o le azioni, non esistono neppure classifiche di performance oggettive, sia pure a posteriori. Ancor più che per la scelta di un conto corrente bancario classico, il cliente deve chiarire prima a se stesso quali siano le proprie esigenze e cercare poi sul mercato la soluzione adatta.

Non tutti gli utilizzatori dei conti on- line sono infatti day trader, con aspirazioni paraprofessionali. Per la maggioranza dei clienti, che praticano ribilanciamenti di portafoglio periodici su base mensile o annuale e non movimentazioni quotidiane, il conto on line della propria banca è già un passo avanti su quello tradizionale.

Gli «scalper», come si chiamano in gergo gli operatori molto attivi, è bene invece che memorizzino questa guida in 10 punti (compilata con l’aiuto dei tecnici di Banca Fineco, leader europea dei clic) sulle caratteristiche più importanti che una piattaforma on line deve avere:

1) affidabilità, stabilità e sicurezza, da verificare nelle fasi turbolente di mercato: una piattaforma deve sempre essere reattiva ai comandi ed evitare errori di trasmissione ed esecuzione. Fondamentale è, quindi, l’efficienza tecnologica e operativa della connessione; 2) semplicità d’uso e navigazione intuitiva; 3) sistema integrato che offre tutta la gamma di prodotti; 4) la qualità più che la quantità dei servizi; 5) ampia gamma di prodotti (derivati, Etf ecc) e di mercati esteri; 6) notizie aggiornate, grafici, analisi tecnica, rating; 7) velocità di esecuzione; 8) rapidità nell’inserimento degli ordini; 9) costi commissionali; 10) sforzo costante di aggiornamento, sia finanziario che tecnologico.

Infine, alla domanda se si possa vivere di trading azionario, ha risposto di sì una ricerca condotta da tre professori americani (Joshua Coval della Business School di Harvard, David Hirshleifer della università dell’Ohio e Tyler Shumway della università del Michigan) su 17 mila conti individuali di investitori, clienti di uno stesso broker on line con almeno 25 azioni, per un periodo di 7 anni dal gennaio 1990 al novembre 1996. I più in gamba ce la possono fare: il 20% ha realizzato infatti un guadagno annualizzato medio del 44,2%, strabattendo il 14,5% dell’indice Wilshire 5000, che rappresenta l’intero mercato azionario Usa. L’80%, invece, ha fatto meno dell’indice:il 70% mediano con il +9% medio annuo, e il 10% di coda con il – 22%. Tutti costoro avrebbero insomma guadagnato di più comprando un Etf sull’indice Wilshire e non facendo più alcuna mossa.

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