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Tonfo euro: che sia una buona opportunità di acquisto?

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Legnano – Cos’è successo ieri all’euro? O forse sarebbe meglio girare la domanda sul dollaro americano? Crediamo che ieri entrambe le valute siano state interessate da movimenti generalizzati sui mercati, movimenti opposti che sono andati a far perdere terreno all’euro e a far recuperare su tutti i fronti (salvo perdere terreno questa notte contro il dollaro australiano, comprato pesantemente appena sotto 1.0550, area tecnica attorno alla quale si è verificata una forte congestione a metà aprile), il dollaro americano. Ma cos’è stato che ha innescato questi movimenti?

Per quanto concerne la moneta unica europea, crediamo che Trichet abbia voluto togliere pressioni dall’euro andando a scegliere una linea diversa di commento circa la decisione presa di non rialzare i tassi (cosa ampiamente scontata dal mercato). Il presidente infatti, ha scelto di eliminare la terminologia “strong vigilance”, il grilletto che avrebbe potuto far sì che le aspettative degli analisti rialzisti si consolidassero, scegliendo invece di citare i rapporti di cambio, facendo esplicito riferimento a quello con il dollaro americano. Il rapporto di cambio è stato considerato all’interno delle loro analisi, è stato detto.

La forza della moneta unica dunque è finita sotto i riflettori, e qui interviene il fattore che, insieme all’avversione al rischio che si sta cominciando a percepire in questi giorni, è stato supportivo per il dollaro americano. Trichet ha ripreso esattamente le parole pronunciate da Geithner, che il 26 Aprile ha dichiarato “a strong dollar is in our interest as a country”, un giorno prima che Bernanke dichiarasse “the Fed believes that a strong and stable dollar is both in American interest and in the interest of the global economy”. Pronto fatto, euro giù e dollaro su.

La nostra idea si fa dunque più chiara oggi, alla luce di quanto abbiamo visto ieri. Crediamo che il presidente Trichet abbia voluto fare in modo di non aumentare le già forti view rialziste sulla moneta unica, andando ad utilizzare dei toni meno hawkish e raffreddando le aspettative circa imminenti rialzi dei tassi, pur lasciando intendere che l’inflazione di breve, che sta salendo ancora, verrà monitorata insieme con i prezzi delle materie prime in quanto bisognerà garantire la stabilità a medio periodo dei prezzi, contando sul fatto che comunque la BCE potrà intervenire in qualsiasi momento, se lo dovesse ritenere opportuno.

Come sappiamo, a differenza delle altre due Banche Centrali in più stretta relazione con noi, La Fed e la BoE, che stanno prestando più attenzione alla crescita lasciando intendere di voler lasciare i tassi bassi ancora, la BCE sta dando, come sempre, più importanza all’inflazione, e questo fa sì che l’idea che si possa assistere ad altri rialzi di tassi sia tutt’altro che remota.

L’euro ora, che come vedremo più avanti si trova su livelli tecnici molto importanti, sembra arrivato su punti che potrebbero rivelarsi interessanti per l’acquisto, anche se dovremo aspettare l’uscita dei payrolls di questo pomeriggio, per rinsaldare in noi questa view. Il dato non è atteso buono, si attendono 185k posti di lavoro creati, contro i precedenti 216k. Se dovessero essere rispettate le attese, probabilmente assisteremmo ad un nulla di fatto sul mercato, quello che potrebbe cambiare ora, è la reazione del greenback, di fronte ad una rilevazione positiva, che potrebbe anche non superare le 250K unità (livello chiave fissato nei mesi passati per assistere ad una buona ripresa del biglietto verde).

Dopo la forte salita di ieri infatti, potrebbe darsi che qualsiasi dato migliore delle aspettative dia maggiore linfa al dollaro, portandolo a raggiungere punti tecnici ancora più importanti, soprattutto contro euro. In caso di dato negativo due gli scenari possibili, intuibili dall’andamento delle borse europee stamattina e dai futures americani. Se il processo di avversione al rischio cominciato ieri dovesse continuare anche oggi, un dato negativo potrebbe innescare rifugi nel dollaro, spingendolo a rialzo, mentre in caso contrario, la reazione a ribasso del green back potrebbe essere limitata per la giornata di oggi, a meno di un dato disastroso.

Passiamo all’interessante situazione tecnica incominciando dall’eurodollaro, dove non era semplice attendersi una discesa ampia come quella vista ieri. Abbiamo visto come la figura mantenuta dal cambio gli ultimi giorni, grazie ad un trend particolarmente laterale, è stata pesantemente rotta andando a generare un picco di volatilità in grado di doppiare, senza alcun problema, il primo obiettivo di 1.4650.

Nonostante questo però non sembra ancora giunto il momento di dare per spacciata la moneta unica: per due fattori. Il primo che balza all’occhio, osservando un grafico degli ultimi due mesi abbondanti di trading, è che nonostante questo genere di movimento (340 pips di calo in poche ore) la tendenza di lungo periodo della moneta unica è ancora intatta.

Se infatti colleghiamo i minimi crescenti degli ultimi mesi, appunto, troviamo un livello di supporto dinamico posto a 1.44, per le prossime ore (quindi più di 100 punti al di sotto del minimo visto ieri) . Il secondo spunto che possiamo evincere, dal medesimo grafico, è che i prezzi si sono fermati perfettamente sul supporto statico più importante da metà aprile, in area 1.45. Dobbiamo quindi ascoltare questi due campanelli d’allarme per giudicare la natura e gli obiettivi delle prossime evoluzioni.

Diamo uno sguardo ora al dollaro nei conforti dello yen, notando come l’obiettivo indicato di 80 figura sia stato, alla fine, lentamente raggiunto e superato. Nonostante il dollaro, nel proprio percorso di recupero generalizzato, abbia riportato il cambio al di sopra di questo (nella seconda parte della giornata di ieri) crediamo che 80 si potrà rivelare ancora una volta un livello interessante di controprova di una tendenza che rimane impostata a ribasso.

È stato davvero notevole, sia in termini di velocità che di ampiezza, il movimento di discesa evidenziato ieri dal cambio EurJpy. I supporti indicati ieri mattina non hanno potuto nulla contro la forte liquidazione di posizioni favorevoli alla moneta unica. In questo caso però abbiamo notato con interesse la tendenza del cambio a tornare sui livelli raggiunti in precedenza, in seguito ad un movimento simile. I prezzi infatti sono arrivati a 116.25, superando solamente di una manciata di pips il precedente minimo di 116.40. In vista di una giornata che dovrebbe dimostrarsi ancora interessante, possiamo trovare una resistenza creatasi nel breve a 117.45 ed un supporto sull’area di minimo sopra descritta.

Il dollaro ha compiuto un discreto recupero anche nei confronti della sterlina, non curandosi per nulla del supporto più interessante di 1.6430-40, che infatti è stato oltrepassato di parecchio. Dato il successivo movimento del cambio (andato a testare di nuovo il livello nella notte, questa volta come resistenza), questo deve essere utilizzato come livello di ripresa, oltre il quale infatti ritornare fiduciosi sulla sterlina.

Il calo della moneta unica si è manifestato fortemente anche sul cambio EurGbp, andando a evidenziare una discesa di 170 pip in poche ore. Ciò che risulta particolarmente interessante in questo caso è l’arresto dei prezzi sul minimo di 0.8860: osservando un grafico della salita dei prezzi da metà febbraio ad oggi, si può notare con quale precisione questo livello sia indicato dalla linea di tendenza positiva che congiunge i minimi crescenti. Da questo supporto quindi potrebbero dipendere le sorti della moneta unica, sapendo perfettamente che 0.88 si era dimostrato i giorni passati un supporto altrettanto interessante.

Concludiamo con uno sguardo approfondito al franco, in continua tendenza contro euro ed in controtendenza, per il momento, contro dollaro.

Il cambio EurChf ha mostrato ieri la rottura del supporto chiave di 1.2730-50, andando a compiere un primo movimento di breakout di un centinaio di punti. Questo genere di movimento non ci rende molto fiduciosi per una ripresa della moneta unica: anzi gli obiettivi, come abbiamo avuto modo di vedere i giorni scorsi, sono addirittura più in basso ed inizialmente posti una figura al di sotto del minimo visto ieri, quindi 1.2530.

Il cambio UsdChf, per la prima volta da giorni, è riuscito a compiere un movimento impulsivo di rialzo in grado, per il momento, di scongiurare la ricerca di nuovi minimi: per il momento quindi il doppio minimo a 0.8555 rimane come riferimento. Abbiamo notato come invece 0.87 si sia dimostrato, e lo stia facendo tutt’ora, il livello di svolta rialzista nel breve. I prezzi infatti si sono fermati esattamente a cavallo di questo livello, indicato come resistenza i giorni scorsi. Crediamo sia necessario non farsi prendere da facili entusiasmi ed attendere ulteriori conferme, quali potrebbero essere un ritorno al di sopra di 0.89 e 0.8990, come andiamo sostenendo da tempo.

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