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TITOLI USA DELL’EDILIZIA
IN FLESSIONE

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Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –

Il mercato immobiliare americano continua a dare segni di rallentamento. Ad agosto, i nuovi cantieri edili sono diminuiti del 6% rispetto al mese precedente, più di quanto stimavano gli analisti, scendendo a quota 1,66 milioni. E per la prima volta dal 1995 sono calati i prezzi delle case, in media dell’1,7%. Il raffreddamento del settore è uno dei motivi che ha spinto la Federal Reserve a lasciare i tassi invariati al 5,25%, per la seconda volta consecutiva, nella riunione del 20 settembre.

Gli economisti sono divisi sull’impatto della frenata del real estate sulla congiuntura e su Wall Street. Nel suo rapporto di settembre, il Fondo monetario internazionale (Fmi) prospetta il rischio di un’improvvisa frenata dell’economia nel caso di un rapido ridimensionamento del mercato immobiliare. Per questo motivo, l’istituto ha rivisto le stime sulla crescita del Prodotto interno lordo americano dal 3,3% di aprile al 2,9% per il 2007, lasciando invariata al 3,4% quella per l’anno in corso.

Al monito dell’Fmi ha risposto il segretario al Tesoro statunitense, Henry Paulson, sostenendo che il rallentamento del mercato residenziale non deve preoccupare in quanto la crescita americana è supportata da altre componenti. Con lui concordano diversi economisti, che sottolineano come non sia matematico che un raffreddamento nel settore immobiliare porti a una drastica diminuzione dei consumi delle famiglie. In effetti, le dinamiche salariali e dei redditi rimangono positive e la spesa delle aziende si mantiene sostenuta.

Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, pari al 4,7%, è inferiore della metà a quello europeo ed equivale, in pratica, alla piena occupazione. Inoltre, è vero che i tassi di interesse sono saliti dall’1 al 5,25% in soli due anni, ma restano molto più bassi di quelli dei primi anni Novanta (9,75%), ultimo periodo di crisi del mercato immobiliare prima dell’ingresso nell’attuale fase.

Nonostante le rassicurazioni sull’economia americana, Wall Street ha prestato particolare attenzione ai segnali di raffreddamento del comparto immobiliare. D’altra parte le statistiche mostrano chiaramente la diminuzione della spesa per costruzione, il calo del volume delle compravendite, il ribasso dei prezzi, la discesa delle richieste di mutui e il maggior pessimismo delle imprese edili.

Nell’ultimo mese, sono arrivati i primi allarmi sugli utili del settore da tre dei principali gruppi di costruzione, KB Home, Lennar e Bazer Homes, che hanno alimentato le vendite dei titoli in Borsa. I ribassi hanno colpito anche le società di mutui, tra cui Countrywide Financial. Da inizio anno, il sottoindice dell’S&P500 del comparto edile ha perso oltre il 30%, mentre l’Msci World Real Estate, che misura l’andamento a livello mondiale dell’immobiliare nel suo complesso segna un rialzo dell’11,3% da gennaio (+1,6% nell’ultimo mese al 22 settembre).

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