
Dalle speranze di un boom economico, l’Europa è passata alla paura di un rallentamento. Dati alla mano l’area euro non si trova molto distante dall’orlo della recessione. Non tutti, ma alcuni dati macro chiave, come l’indice Zew tedesco e il Pil europeo (vedi grafici) sono stati i più bassi dall’ultima fase di recessione. E la Bce ha finito le munizioni a sua disposizione per alimentare la ripresa.
L’ultimo decennio è stato “un’età dell’oro” per i banchieri centrali. Hanno iniettato fiumi di denaro sui mercati e hanno fatto il buono e il cattivo tempo. Se avessero basato le loro scelte di politica monetaria rifacendosi ai dati puri, dice Alhambra Investments, avrebbero avuto un atteggiamento più cauto.
In realtà, i numeri positivi erano evidenti nel 2017. Ma da agosto dell’anno scorso la situazione è cambiata. L’economia europea nel suo complesso si sta contraendo e il boom di cui alcuni analisti e commentatori parlavano non si è mai veramente materializzato.
Appello per fine del QE “inutile”
Se da un lato l’economia europea sta subendo una frenata, dall’altro l’Italia difficilmente si riprenderà in fretta. La fine del Quantitative Easing si avvicina e molti sono preoccupati dell’impatto che avrà sui titoli del debito italiani. Ma secondo gli esperti di Alhambra Investments, Mario Draghi non dovrebbe temporeggiare oltre e farebbe invece meglio a staccare la spina al bazooka monetario ancor prima della data prevista del 2019.
Alla Bce “non sanno cosa stanno facendo, QE e non QE, l’economia globale non è smossa dalle misure delle banche centrali. Sono e sono state irrilevanti. Dovrebbe essere chiaro ormai”.