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Terremoto: in Italia il 70% delle case non è a norma

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NEW YORK (WSI) – Mentre il bilancio dei morti per il terremoto che ha colpito poco piu’ di 24 ore fa le Marche, il Lazio e l’Umbria sale drammaticamente, si iniziano a fare i conti sui costi per gestire l’emergenza e la ricostruzione nei paesi piu’ colpiti dal sisma.

Oggi il consiglio dei ministri stanzierà la prima tranche per l’emergenza mentre per definire i costi della ricostruzione è ancora presto. Come ha specificato il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, al momento, “non è possibile indicare una cifra precis”.

Per avere un’idea approssimativa, – come ricorda un articolo pubblicato su Corriere – è utile ricordare che per il terremoto dell’Aquila, per alcuni aspetti simile a quello di ieri, la spesa complessiva programmata fino al 2029 ammonta a 13,7 miliardi di euro.

Superata l’emergenza, si legge ancora nell’articolo:

“sarà il momento delle decisioni per rendere più sicuri gli edifici. Perché in Italia, nonostante sia il Paese europeo dove la terra trema di più, il 70% delle costruzioni non è antisismico.

Non c’è una regola unica per tutto il territorio nazionale: la forza del terremoto di riferimento varia di chilometro in chilometro. Il punto è che devono essere costruiti in modo da resistere a questa scossa solo gli edifici nuovi. Per quelli esistenti non c’è alcun obbligo. Ed è questo il vero problema per un territorio fatto dai centri storici antichi, di case che si tramandano di generazione in generazione. La nostra bellezza, la nostra debolezza”.

L’articolo ricorda inoltre che, dopo il terremoto che distrusse la scuola di San Giuliano di Puglia, nel 2002, è scattato l’obbligo di “analisi di vulnerabilità” per gli edifici pubblici. Nonostante ciò’, la metà delle scuole italiane non rispetta le regole. Il vero punto interrogativo, però, sono le case private.

A questo proposito:

“il governo sta studiando” di “rafforzare gli sconti fiscali per chi fa una ristrutturazione anti sismica. Ci sono già ma risultano inutilizzabili nei condomini dove per far partire i lavori bisogna essere tutti d’accordo”.

Fonte: Corriere