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Tempo scaduto: arriva la beffa Mini Imu, stangatina sulla casa

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MILANO (WSI) – Tempo scaduto. Sulle aliquote Imu i giochi sono fatti, e dicono che a pagare quel 40% di differenza tra l’aliquota base del 4 per mille e gli eventuali aumenti sulla prima casa decisi dai sindaci saranno gli abitanti di 2.436 comuni. Oltre un terzo dei proprietari. Il termine per ritoccare l’imposta è scaduto il 9 dicembre e negli ultimi giorni solo Potenza ne avrebbe approfittato per alzare dal 5 al limite massimo del 6 per mille l’aliquota. Anzi, alcuni piccoli comuni, temendo l’impopolarità della mini-Imu a carico dei contribuenti, avrebbero fatto dietrofront, ribassando all’ultimo l’imposta.

Ora ai proprietari di prima casa non resta che sperare nell’emendamento alla legge di stabilità, che prevede la detrazione dell’obolo dalla Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che il prossimo anno sostituirà l’Imu. Una partita di giro da chiudere il 16 gennaio che richiede una copertura di 150 milioni, già individuata con l’aumento della stessa Tasi dalla terza casa in su. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi: proprio ieri il nuovo responsabile economico Pd dell’era Renzi, Filippo Taddei, ha parlato di ripristino dell’Imu sulla prima casa per ridurre con più energia le imposte sul reddito. Tutto l’opposto dello scontarne anche quel pezzetto che resta da pagare. Che in quel 60% dei capoluoghi di regione dove si è aumentata l’aliquota sfiora in media i 60 euro per una abitazione di tipo economico (classe A3) e i 103 euro per un appartamento A2 di tipo civile, dicono i calcoli fatti per noi dalla Cgia di Mestre. La botta più forte è per i milanesi, che alla cassa dovranno versare mediamente 87 euro per una abitazione di tipo economico e ben 200 per una di tipo civile. A Genova l’esborso sarà di 83 euro per una A3 e di 158 euro per una A2. Anche a Napoli non si scherza, con 79 euro per una casa economica e 152 per un appartamento di tipo civile.

In 12 capoluoghi su 20 si dovrà comunque passare alla cassa e più precisamente ad Ancona, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catanzaro, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia e Potenza. Ma per i proprietari di prima casa non è finita qui. Il 16 dicembre bisognerà pagare comunque le seconde o terze pertinenze. Chi possiede box, cantina e terrazzo su uno di questi non pagherà l’Imu, ma sugli altri due sì. I conti qui li ha fatti la Uil servizio politiche territoriali e dicono che chi possiede due pertinenze pagherà in media 96 euro, chi ne possiede tre sborserà invece mediamente 192 euro.

A provocare i capogiri ai contribuenti c’è poi la giungla di aliquote su fabbricati e abitazioni diverse dalla prima, per le quali il saldo è fissato al prossimo 16 dicembre. Un’indagine condotta da Italia Oggi a Bologna ne ha contate ben 11, passando per le abitazioni concesse a uso gratuito a parenti e affini di primo grado (7,6 per mille), fino al 9,4 per mille per botteghe e negozi. A Torino bisognerà districarsi in una giungla di 7 aliquote (anche qui con un 7,6 per le case concesse gratuitamente ai parenti). A Roma di aliquote ne hanno pensate invece 6, comprese quelle originali per gli alloggi assegnati dall’Istituto case popolari (6,8 per mille) e teatri, cinema e alloggi posseduti da Onlus (7,6).

Più semplice ma non meno doloroso il discorso sulle seconde case. Qui solo tre capoluoghi su 20 ( Bolzano con l’aliquota del 7,6, Catanzaro con il 9,6 e Trento con il 7,8) non hanno spinto l’aliquota al livello massimo del 10,6. «Mini-imu e super aliquote si sommeranno tra dicembre e gennaio a una serie di scadenze fiscali da far tremare i polsi», ricorda il Segretario della Cgia, Giuseppe Bertolussi. «Uno stress-test fiscale che tra Tares, Irpef, imposte sulla casa, bollo auto e assicurazione rischia di ridurre ancor più al lumicino la propensione ai consumi natalizi degli italiani. Con buona pace di artigiani e commercianti che – sottolinea Bertolussi – attendevano proprio questo periodo per risollevare le sorti delle loro attività».

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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di Gino Pagliuca

MILANO (WSI) – I giochi dell’Imu 2013 si sono (quasi) chiusi con la pubblicazione delle delibere che le amministrazioni municipali devono aver effettuato entro lunedì scorso: per i Comuni che non avessero adempiuto nei tempi previsti restano in vigore le delibere 2012. In quasi tutte le grandi città, come succede a Milano o Roma i proprietari di seconde case avranno la magra consolazione di non dover fare troppi conti: entro il 16 dicembre dovranno pagare per il saldo dell’Imu la stessa somma già versata per la prima rata, dato che l’aliquota era già lo scorso anno al massimo possibile, all’1,06.

In altri Comuni, dove invece le imposte sono aumentate quest’anno, invece, è richiesto un supplemento di sforzo per fare i conti esatti: bisogna infatti calcolare l’imposta annua con l’aliquota deliberata per il 2013 e sottrarre l’anticipo versato a giugno.

Dovranno sicuramente rifare i conti i contribuenti che non hanno posseduto per tutto quest’anno l’immobile. Ad esempio chi ha avuto una casa fino a tutto ottobre avrà pagato a giugno la metà dell’imposta dovuta per quest’anno mentre entro lunedì dovrà solo i 4/6 della rimanenza.

Va detto che orientarsi nella giungla delle aliquote non è sempre facile, perché i Comuni hanno un’ampia discrezionalità sulla modulazione del tributo, che per gli immobili diversi dall’ abitazione principale può andare dallo 0,46% all’1,06%.

Milano ad esempio prevede ben 10 aliquote; per i negozi e i laboratori distingue se siano adoperati per l’esercizio di un’attività o meno, se le case affittate lo siano a canone libero o concordato.

A Roma le aliquote sono cinque e prevedono un prelievo ridotto allo 0,76% per i negozi utilizzati dai proprietari per la loro attività, gli immobili delle Onlus, i cinema e i teatri e l’aliquota dello 0,68% per gli assegnatari di case popolari . A Napoli le aliquote sono cinque e distinguono per gli immobili locati tra affitti liberi all’1,06%, affitti concordati allo 0,8% e concordati a giovani coppie (0,66%).

Le delibere Imu dovrebbero essere reperibili, oltre che nei siti dei Comuni, anche sul sito del ministero dell’Economia www.finanze.it, nella parte del dipartimento delle politiche fiscali; usiamo il condizionale perché in realtà i dati sono molto incompleti: ad esempio non c’è la delibera di Roma. Comunque sia nei prossimi quattro giorni è destinata a chiudersi per una fetta di contribuenti la tragicommedia dell’Imu 2013.

Una fetta, perché in realtà sono previsti due ulteriori supplementi: il primo, ancora da definire nelle modalità, per i proprietari di abitazione principale che risiedono in Comuni dove sia stata deliberata un’aliquota superiore allo 0,4%. La differenza tra l’Imu dovuta con l’aliquota 2013 e quella calcolata con l’aliquota standard dovrebbe essere coperta per il 40% dai contribuenti con un versamento da effettuare entro il 16 gennaio per poi ottenere – forse – un rimborso.

Per abrogare entro fine dell’anno questa disposizione, prevista dall’articolo 1, comma 5 del decreto legge 133 che ha cancellato la seconda rata Imu per l’abitazione principale, servono almeno 400 milioni, difficilmente reperibili in questa fase.

Il secondo supplemento riguarda solo, con una disposizione piuttosto discutibile sotto il profilo dell’equità, i possessori di immobili non locati situati nel medesimo Comune; saranno chiamati a pagare un supplemento di Irpef a giugno perché dovranno aggiungere ai loro redditi il 50% della rendita catastale rivalutata. Nella tabella di questa pagina indichiamo il costo dell’Imu seconda casa su due abitazioni tipo nelle 20 principali città italiane, il costo dell’eventuale supplemento Irpef e l’Imu per un immobile locato.

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