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TELECOM, E’ L’ORA DEI LICENZIAMENTI DI MASSA

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Telecom Italia ridurrà i dipendenti di 5.000 unità entro due anni, con l’obiettivo di risparmiare da questa misura 300 milioni l’anno. Lo ha deciso il comitato esecutivo della società, che ha varato una riorganizzazione dell’attività del gruppo che non sarà più divisa in relazione alle tecnologie (telefonia fissa e mobile), ma rispetto alla clientela, con tre macro-aree: consumer, business e top clients. E’ stata anche costituita una nuova direzione, la “Domestic Market Operations”, e affidata a Oscar Cicchetti. Avrà il compito, si legge in una nota, di integrare la gestione e il controllo delle attuali strutture fisso, mobile e top clients.

Quando tre mesi fa l’amministratore delegato Franco Bernabè aveva annunciato il piano strategico triennale 2008-2010 il mercato l’aveva accolto malissimo, giudicandolo poco ambizioso. Il titolo aveva subito in Borsa un crollo del 10% nella prima seduta e lo stillicidio di vendite era continuato nel periodo successivo fino a portare la quotazione ai minimi storici. Vedremo ora come il mercato accoglierà queste novità, che Bernabè aveva in parte preannunciato in una intervista al Financial Times.

“Abbiamo bisogno di ripensare a livello globale la nostra struttura di costi”, ha detto Bernabè al quotidiano britannico. “Nel lungo termine una compagnia come la nostra deve ridurre la struttura dei costi operativi del 40%”. I costi operativi sono oggi di circa 2 miliardi l’anno. Il risparmio, ha spiegato l’amministratore delegato, sarà sostenuto con la tecnologia e in particolare grazie alla fibra ottica che aumenterà la velocità della banda larga consentendo minore manutenzione e risparmi sui costi immobiliari.

In questi casi, però, le riduzioni di personale danno risultati più certi e più rapidi. Il piano, si legge nella nota diffusa dalla società, comporterà oneri di ristrutturazione aggiuntivi per circa 250 milioni di euro rispetto ai 100 già previsti nel piano 2008, che si prevede impatteranno principalmente i risultati dell’anno corrente e i relativi target comunicati il 7 marzo scorso. Tali oneri, prosegue la nota, saranno comunque più che compensati da risparmi di costi già nel corso dei prossimi 2 anni.

Il gruppo non crescerà, ha detto ancora Bernabè al Financial Times, ma ha sottolineato che “non crescere non significa stagnazione, non crescere equivale a un’enorme trasformazione nella società”. Il grosso problema di Telecom, ha proseguito, è che la comunità finanziaria e il pubblico “la percepiscono come un dinosauro vicino all’estinzione: ma non è così, nel lungo termine gli “incumbent” (cioè gli ex monopolisti, n.d.r.) torneranno a crescere e saranno gli attori principali nell’industriadelle tlc. Ci confrontiamo con i competitori della Cina, dell’Asia, che hanno dimensioni multiple rispetto alle nostre (in Europa) e diventeranno ancora più grandi”.

Una prima reazione positiva è venuta dall’agenzia di rating Fitch, che ha confermato il rating a lungo termine di Telecom a “BBB+” aggiungendo che il piano di tagli ai costi operativi annunciato “aiuterà a sostenere i margini” e a mantenere stabili le prospettive di crescita”.

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