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TAV: quattro medievalisti tentano di bloccare il progresso

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TORINO – Apre il cantiere per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocita’ Torino-Lione. Un blitz scattato all’alba, con centinaia di uomini e mezzi di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Forestale, ha smantellato il presidio che i militanti No-Tav avevano realizzato nei boschi della Maddalena di Chiomonte (Torino), per impedire l’avvio dei lavori. Negli scontri ci sono stati oltre trenta feriti, ma nessuno in modo grave.

”Abbiamo perso un round, non la guerra”, ha commentato il leader dei No-Tav, Alberto Perino. Il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ha ribadito: ”lo Stato non puo’ assolutamente arrendersi di fronte a dei protestatari”. ”La Val di Susa – ha sottolineato il Presidente del Piemonte, Roberto Cota – e’ diversa dai facinorosi e non puo’ essere confusa con loro”.

Il blitz e’ scattato da piu’ punti, all’alba, subito dopo la chiusura al traffico dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia: le ruspe, scortate da decine di agenti, hanno abbattuto le barricate che i militanti avevano costruito per bloccare i punti di accesso alla Maddalena, in particolare alla Centrale Elettrica e all’altezza della galleria Ramats.

C’e’ stato un fitto lancio di pietre, rami, tronchi di alberi e altri oggetti contro le pale meccaniche e gli agenti, che hanno lanciato decine di lacrimogeni. A quel punto i manifestanti sono fuggiti nei boschi, hanno devastato alcune vigne, si sono sistemati nella zona di un’area archeologica per poter continuare a lanciare pietre e altri oggetti da una posizione piu’ favorevole, hanno dato fuoco a balle di paglia e cosparso la strada di chiodi a quattro punte e liquido oleoso.

Le ruspe hanno continuato a salire verso la Maddalena; altri lacrimogeni sono stati lanciati verso l’area centrale del presidio No-Tav; i manifestanti sono fuggiti di nuovo e l’area e’ stata consegnata all’impresa che avviera’ i lavori.

Fra forze dell’ordine e attiviti No-Tav non ci sono stati contatti diretti, ma 28 agenti sono rimasti feriti (23 sono stati medicati sul posto; cinque sono stati portati in ospedale a Torino), mentre quattro attivisti No-Tav si sono fatti medicare al posto di pronto soccorso allestito alla Maddalena. Molti attivisti sono stati intossicati dal fumo.

Nella Val Susa, dove ieri sera si e’ svolta una fiaccolata con migliaia di persone, sono scattati alcuni scioperi spontanei; l’Usb ha proclamato lo sciopero generale nei comuni interessati dalla Torino-Lione e i No-Tav si sono dati appuntamento per oggi nella bassa valle, a Bussoleno (Torino).

MANGANELLI, PS NON ‘CONTRO’ MA PER DIRITTI TUTTI – “Le donne e gli uomini delle forze di polizia sono chiamati a far rispettare disposizioni legittime e lo fanno, a prezzo di enormi sacrifici, non ‘contro’ qualcuno ma per garantire i diritti di libertà di tutti, a partire da coloro che esprimono il loro legittimo dissenso nelle forme consentite dalla legge”. Lo dice il capo della Polizia Antonio Manganelli, raggiunto dall’ANSA per un commento sulle dichiarazioni dei sindacati di polizia che hanno espresso vicinanza alle forze dell’ordine impegnate in Val Susa. “Condivido pienamente” le loro parole, prosegue Manganelli sottolineando che “la mia solidarietà, il mio affetto e la vicinanza come uomo e come capo va agli operatori delle forze di polizia che oggi, solo per aver fatto il proprio dovere, hanno riportato ferite e contusioni, e alle loro famiglie che ne condividono i sacrifici”.

MATTEOLI: LO STATO NON PUO’ ARRENDERSI – ”Lo Stato non puo’ assolutamente arrendersi di fronte a dei protestatari”. Lo ha detto il ministro dei trasporti Altero Matteoli rispondendo alle domande dei giornalisti a margine dell’inaugurazione del primo tratto dell’autostrada da Rosignano a Civitavecchia, commentando quanto sta avvenendo a Chiomonte (Torino) tra forze dell’ ordine e comitati no-tav. ”La Tav e’ considerata una priorita’ da parte dello Stato. I lavori inizieranno e andremo avanti”, ha detto Matteoli. Il ministro ha anche aggiunto di essere costantemente informato da Roberto Maroni sulla situazione dell’ordine pubblico.

LEADER NO-TAV: ABBIAMO PERSO ROUND, NON LA GUERRA – ”Abbiamo perso un round, non la guerra”. E’ il commento a caldo, dopo lo sgombero dell’accampamento dei No Tav a Chiomonte, del leader del movimento, Alberto Perino. ”Oggi – dice – e’ andata come di pensava che andasse. Noi abbiamo resistito poi le forze dell’ordine hanno sparato migliaia di lacrimogeni. Adesso dobbiamo portare via tutti i materiali dalla Maddalena. Poi vedremo il da farsi, di certo non siamo sconfitti”.

TAFFERUGLI TRA NO-TAV E AUTOMOBILISTI – Tafferugli fra manifestanti che si oppongono all’apertura del cantiere della Tav in Val di Susa e alcuni automobilisti sono avvenuti a Sant’Ambrogio di Susa (Torino), dove una cinquantina di manifestanti avevano bloccato la strada statale 25. Lo si apprende da fonti della Questura di Torino. A protestare contro i manifestanti No Tav sono stati soprattutto pendolari e autisti di autocarri. Non sono al momento segnalati feriti.
SASSI DALLA BOSCAGLIA CONTRO AMMINISTRATORI LOCALI – Sassi contro alcuni amministratori della Valle di Susa sono stati scagliati all’alba da persone nascoste nel bosco vicino al presidio No Tav di Giaglione, il paese che confina con Chiomonte. Lo afferma il sindaco di Sant’Ambrogio, Dario Fracchia, precisando che non vi e’ stato alcun ferito. Il numero di sassi – ha riferito Fracchia – e’ stato esiguo.

AVVOCATI DIFFIDANO POLIZIA, NO SGOMBERO – Lo sgombero del presidio No Tav di Chiomonte da parte della polizia e’ illegittimo: lo affermano gli avvocati del pool legale del movimento, che la scorsa notte hanno inoltrato una diffida al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Torino. Lo sgombero dovrebbe permettere l’avvio di alcuni lavori preliminari, ma gli avvocati fanno presente che sono pendenti diversi ricorsi ai Tar del Piemonte e del Lazio. Molti dei terreni interessati dall’azione di polizia sono, inoltre, di proprieta’ privata o concessi legalmente dal Comune per manifestazioni culturali. A Bussoleno, sede della Comunita’ montana, gli amministratori locali hanno attivato una loro ”unita’ di crisi”.