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TASSI: USA, FRENA L’ECONOMIA O FRENA GREENSPAN?

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A Wall Street il consenso e’ unanime: analisti, economisti, maghi della borsa e comuni mortali si attendono che Alan Greenspan passi la mano e lasci invariato il costo del denaro. Sino alla fine dell’anno.

L’annuncio ufficiale e’ atteso per oggi pomeriggio alle 14:15 (le 20:15 italiane), insieme alle motivazioni del comitato direttivo della Federal Reserve.

Proprio questo documento e’ considerato decisivo per cercare di prevedere le prossime mosse della Fed, ma soprattutto per capire quali criteri stiano ispirando le scelte del suo temuto e rispettato presidente.

Greenspan e’ sempre stato estremamente chiaro sulla sua priorita’: lotta senza quartiere all’inflazione. In assenza di inequivocabili segnali di svalutazione della moneta, non ha esitato ad aumentare per ben sei volte il costo del denaro dal giugno dello scorso anno. I tassi d’interesse a breve (Fed Funds) sono arrivati al 6,5%, la soglia piu’ alta nell’ultimo decennio.

Questo l’esito delle ultime riunioni del FOMC, il comitato della Federal Reserve che decide in materia di politica monetaria:


Data

Variazione

Quota

30/06/99

+0,25%

5,00%

26/09/99

+0,25%

5,25%

05/10/99

5,25%

16/11/99

+0,25%

5,50%

21/12/99

5,50%

02/02/00

+0,25%

5,75%

21/03/00

+0,25%

6,00%

16/05/00

+0,50%

6,50%

28/06/00

6,50%

Fonte: Federal Reserve

Il governatore centrale non si e’ preoccupato della sua popolarita’ e non ha guardato in faccia a nessuno, ne’ alla Casa Bianca ne’ al Congresso. Numeri alla mano ha sempre sostenuto che non frenare la crescita dell’economia per tempo significava rinunciare alla possibilita’ di condurre ordinatamente in porto la nave, esponendosi al rischio di uno schianto sulla banchina.

Per raffreddare i bollori dell’economia ha somministrato una cura da cavallo, la crescita e’ rallentata, ma forse meno di quanto lo stesso Greenspan si aspettasse.

Perche’ dunque Greenspan si dovrebbe fermare?

Dopo quella di oggi, la prossima riunione del comitato direttivo della Fed e’ in calendario per il mese di ottobre. In novembre negli Stati Uniti si vota per le presidenziali. E’ tradizione consolidata che la Federal Reserve saluti il presidente uscente senza procurargli dispiaceri con i tassi d’interesse, anche se ufficialmente viene negata ogni attenzione ai fatti della politica.

L’ipotesi piu’ accreditata fra gli studiosi del Greenspan-pensiero e’ che il governatore non sia piu’ preoccupato dalla crescita economica tout court. Altrimenti perche’ dovrebbe ritenersi soddisfatto adesso, con un tasso di crescita superiore al 5%, ben al di sopra della soglia ideale da lui stesso indicata attorno al 3,5%?

Sia l’effetto della produttivita’, siano i misteri ancora da svelare della ‘Nuova Economia’, l’inflazione e’ fredda. E nessuno puo’ sostenere si tratti di un’aberrazione dei numeri: gli Stati Uniti stanno vivendo il piu’ lungo periodo di espansione della storia.

Il governatore non ha di che lamentarsi. Tanto vale fare contenti anche i mercati.