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TASSI: DOPO TAGLIO FED, CONVERTIBILI MEGLIO DI IPO

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Il mercato delle Ipo rimane piuttosto asciutto – nel primo mese dell’anno ci sono state solo 3 offerte iniziali negli Stati Uniti – e i titoli convertibili assumono un nuovo fascino.

Questi strumenti d’investimento offrono infatti la sicurezza di un’obbligazione – con pagamenti d’interesse annui – e le potenzialita’ di un’azione – poiche’ l’investitore puo’ convertire il titolo in azioni ordinarie previo il pagamento di un premio predeterminato e guadagnare sul prezzo di mercato.

L’anno scorso l’emissione di titoli convertibili ha raggiunto, secondo Convertbond.com di Morgan Stanley Dean Witter, il livello record di $61,48 miliardi, e quest’anno potrebbe addirittura superare quei massimi.

Nel mese di gennaio l’emissione totale di “convertibles” – grazie anche ai $500 milioni venduti da Royal Caribbean Cruise (RCL – Nyse) – ha raggiunto $3,05 miliardi, mettendo in ombra il mercato delle Ipo che ha raccolto nel primo mese dell’anno $212,4 milioni.

“I mercati dei titoli convertibili sono infuocati grazie ai tagli dei tassi d’interesse”, ha commentato Phil Jones di Merrill Lynch.

La riduzione al 5,5% del tasso dei “Federal Funds”- cioe’ il tasso di interesse che viene applicato ai prestiti tra le banche nelle operazioni quotidiane di bilanciamento dei flussi di cassa – dovrebbe infatti aumentare l’interesse degli investitori nei prodotti che offrono alti rendimenti: titoli convertibili, debito aziendale e junk bond.

La tipica emissione di titoli convertibili ha un premio del 22%-30%, ma in alcuni casi l’affare e’ particolarmente aggressivo.

Enron (ENE – Nyse), ad esempio, ha raccolto $1,25 miliardi con convertibili che promettono un rendimento del 2,125%, ma le azioni devono aumentare del 45% prima che il titolo possa essere convertito.

“I prezzi diventano aggressivi a causa dell’alta richiesta”, ha commentato Jonathan Cunningham di Jefferies & Co.

Parte della domanda viene da tradizionali investitori in questo tipo di strumenti, quali i gestori di portafoglio di fondi specializzati in convertibili.

Ma un numero crescente di piccoli investitori che l’anno scorso si erano lasciati tentare dalle Ipo sembra orientato a considerare i convertibili uno strumento piu’ sicuro.

Il problema e’ che molte societa’ che emettono titoli convertibili hanno rating ad alto rischio.

L’anno scorso oltre i 3/4 delle nuove emissioni non avevano rating o erano equiparate a junk bond e verso la fine dell’anno, dopo il crollo di molte di queste societa’ – tra cui quelle delle telecomunicazioni e di Internet – il mercato richiedeva solo emissioni di societa’ solide.

Con il rally dei mercati di inizio d’anno, poi, gli investitori sono tornati ad essere ricettivi nei confronti dei convertibili di grado inferiore.

Molti pero’ hanno imparato la lezione e si preparano ad abbandonare la richiesta se i prezzi dovessero diventare troppo esosi o se la qualita’ tornasse a livelli inferiori.