Economia

Svolta anti evasione: via a scambio informazioni bancarie Svizzera-Ue

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NEW YORK (WSI) – Svolta importante nella lotta all’evasione fiscale. Svizzera e Unione Europea inizieranno a scambiarsi in automatcio le informazioni bancarie.

È l’esito dei negoziati conclusisi oggi tra la Commissione Ue e la Confederazione elvetica, che hanno stretto un nuovo accordo sulla trasparenza fiscale dopo le intese bilaterali firmate da Berna con l’Italia e altri paesi dell’area.

Una nota della Commissione spiega che in base all’accordo, gli stati membri e la Svizzera si scambieranno automaticamente informazioni bancarie e finanziarie dal 2018.

“Ciò significa che i residenti Ue non saranno più in grado di nascondere redditi non dichiarati in conti svizzeri per evedare le tasse”, si legge nella nota.

“Oggi abbiamo fatto un passo decisivo verso la totale trasparenza fiscale tra la Svizzera e l’Ue”, aggiunge Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici e finanzari. “Questa trasparenza è vitale per assicurare che ogni paese possa raccogliere le tasse dovute”.

La nota aggiunge che gli stati membri riceveranno, su base annua, i nomi, gli indirizzi, i numeri fiscali identificativi e le date di nascita dei loro residenti con conti in Svizzera, oltre ad altre informazioni finanziarie ed estratti conto.

L’accordo è stato concluso stamani tra i negoziatori di entrambe le parti e sarà firmato dopo l’approvazione dal parte del Consiglio Ue e del governo svizzero, con ogni probabilità prima dell’estate.

Lo scorso febbraio, l’Italia ha firmato con la Svizzera un protocollo in materia fiscale per evitare le doppie imposizioni e prevede lo scambio di informazioni su richiesta.

La Commissione è anche scesa in campo per mettere il freno alla prassi del “tax ruling”, ovvero agli accordi segreti presi dalle amministrazioni fiscali direttamente con le grandi imprese per attirarle nei rispettivi paesi offrendo condizioni favorevoli.

Bruxelles ha proposto oggi l’introduzione di un obbligo di scambio automatico di informazioni ogni tre mesi su tutti i ‘tax ruling’ in vigore nel proprio territorio.

Allo stato attuale, gli Stati Ue condividono pochissime informazioni sugli accordi che stringono con le multinazionali ed è a discrezione di ognuno decidere se un accordo sia rilevante per gli altri.

Ne consegue che i 28 sono spesso all’oscuro del tipo di obblighi fiscali che le multinazionali che operano anche nel loro territorio hanno con gli altri. Questo consente alle grandi aziende di spostare i loro profitti da una filiale all’altra in diversi stati in base al trattamento fiscale più conveniente, evitando così di pagare per i profitti che realizzano in altri Stati. Come è avvenuto, ad esempio, nei casi di Starbucks in Olanda e di Amazon in Lussemburgo.

“Ogni Stato – scrive la Commissione – potrà richiedere maggiori informazioni se riterrà necessario”. La direttiva, richiesta dal Consiglio europeo di dicembre scorso, deve essere approvata dal Parlamento europeo entro la fine del 2015 per poter entrare in vigore a gennaio 2016.

(mt)