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Strage in Yemen, piu’ di 50 morti. Libia vicina alla resa?

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(Agi) – Si fa sempre piu’ critica la situazione in Yemen. Una fonte del ministero della Difesa ha fatto sapere che almeno 28 persone sono morte per un’esplosione in un arsenale di Sanaa, nel corso di scontri notturni.

Intanto, in un comunicato apparso sul suo sito web, il procuratore nazionale nazionale ha reso noto di aver ordinato l’arresto dello sceicco Sadek al-Ahmar e dei suoi nove fratelli: lo sceicco e’ un potente capo tribu’ yemenita, che dopo aver sostenuto il presidente Ali Abdullah Saleh si e’ schierato a fianco del movimento di contestazione al regime. Un’altra fonte del governo di Sanaa ha fatto sapere che e’ stato “distrutto” il quartier generale della tv dell’opposizione, ma non ha fornito altri dettagli.

(TMNews) – Violenti scontri hanno avuto luogo nella tarda serata di ieri a San’a tra forze fedeli al presidente Ali Abdallah Saleh e membri di gruppi tribali armati, obbligando alla chiusura l’aeroporto della capitale yemenita.

La rivolta popolare contro Saleh, cui ieri anche il presidente americano Barack Obama ha chiesto di lasciare il potere, ha imboccato un nuovo corso con l’entrata in campo degli uomini di uno dei più potenti capi tribali del paese, lo sceicco Sadek al-Ahmar, capo della tribù degli Hashed. In tre giorni di violenti scontri si sono contati almeno 50 morti. L’esplosione di un deposito armi ha causato una strage.

“L’aeroporto di Sanaa è stato chiuso e i voli sono dirottati sullo scalo di Aden”, la capitale del sud, ha dichiarato una fonte aeroportuale. (fonte afp)

(Ansa) Sanaa – E’ di decine di morti il bilancio degli scontri scoppiati nella notte tra truppe filogovernative e manifestanti nella capitale yemenita Sanaa. I combattimenti si sono accesi tra i membri delle tribù riunitesi nella capitale e le forze fedeli al presidente Ali Abdallah Saleh.

Altre fonti affermano che il compound di uno dei leader delle tribù è stato severamente danneggiato. Da lunedì, gli scontri hanno causato la morte di almeno 50 persone.

I combattimenti si sono tenuti nella tarda serata di ieri nella regione di Arhab, a nord dell’aeroporto della capitale, ed hanno costretto le autorità a ordinare lo stop dei voli.

Gli scontri hanno visto contrapposte le truppe fedeli al regime e i sostenitori dello sceicco Sadek al-Ahmar, capo della tribù Hached.

(TMNews) – Con una decisione che rispecchia la crescita della tensione nello Yemen, gli Stati Uniti hanno deciso di evacuare le famiglie del personale diplomatico Usa e tutto gli impiegati non indispensabili della sede diplomatica. Ieri il presidente americano Barack Obama aveva chiesto da Londra al presidente yemenita, Ali Abdallah Saleh, di lasciare il potere.

Il Dipartimento di stato ha messo in guardia tutti i cittadini americani presenti nel paese dell’alto livello di insicurezza a causa delle attività terroristiche e dei disordini civili. Saleh, al potere da 33 anni, considerato un alleato di Washington nella lotta contro Al-Qaida, si è rifiutato domenica di firmare un compromesso con l’opposizione proposto dalle monarchie del Golfo e suggerito anche dagli Usa. (fonte afp)

(TMNews) – L’esercito americano fornisce bombe e materiale bellico agli alleati riuniti sotto l’egida della Nato per condurre i raid in Libia, ha dichiarato ieri il ministero della Difesa americano. “Abbiamo fornito materiale, comprese munizioni, agli alleati e ai partner che sono impegnati nelle operazioni in Libia” dal primo aprile, ha affermato il portavoce.

È la prima volta che il Pentagono conferma pubblicamente la fornitura di munizioni agli alleati Nato. Da quando la Nato ha preso il comando della operazion, gli stati uniti hanno fornito materiale bellico per un valere di 24,3 milioni di dollari, consistenti in “munizioni, pezzi da assemblare e sostegno tecnico”, ha dichiarato Lapan. (fonte afp)

(Agi) – Il regime libico si prepara a una nuova apertura alla comunita’ internazionale, almeno secondo il giornale britannico The Independent. Il quotidiano ha ottenuto una copia di una lettera del primo ministro del Paese, Ali Baghdadi al-Mahmoudi, inviata ad alcuni governi stranieri. La lettera propone un immediato cessate-il-fuoco monitorato dalle Nazioni Unite e dall’Unione Africana, colloqui senza condizioni con l’opposizione, un’amnistia per entrambe le parti in conflitto e la definizione di una nuova Costituzione.

La proposta arriva in un momento di stallo dei combattimenti, che il premier britannico, David Cameron, e il presidente Usa, Barack Obama, hanno promesso di superare con un rinnovato impegno militare. Entrambi i leader, che mercoledi’ si sono incontrati a Londra, hanno detto che Muammar Gheddafi se ne deve andare e “stranamente”, fa notare il quotidiano, “la lettera di Mahmoudi non fa menzione del ruolo di Gheddafi nel futuro libico”. “Il futuro libico -si legge in un estratto della missiva pubblicata- sara’ radicalmente diverso da quello che esisteva tre mesi fa. E’ stato sempre questo il piano. Solo ora possiamo accelerare il processo.

Ma per farlo, dobbiamo mettere fine ai combattimenti, concordare su una nuova Costituzione e creare un sistema di governo che rifletta la realta’ della nostra societa’ e sia conforme alle esigenze della governance contemporanea”. E ancora: “Il ciclo della violenza deve essere sostituito da quello della riconciliazione: entrambe le parti hanno bisogno di un incentivo per uscire dall’angolo ed entrare in un processo che porti al consenso”. Secondo una fonte del governo britannico citata dal quotidiano, i Paesi occidentali potrebbero accettare un cessate-il-fuoco a condizione che Gheddafi vada in esilio.