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Startup, gli errori più comuni in vista del crowdfunding

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Anche se la popolarità del crowdfunding, come strumento di finanziamento delle startup, è in forte ascesa, non sempre la società riesce a decollare in termini di crescita. A pesare sul successo non sono solo idee imprenditoriali che non hanno le caratteristiche giuste per imporsi, ma anche “errori strategici che si accompagnano alla difficoltà di accedere ai finanziamenti” spiega Tommaso Baldissera Pacchetti, Ceo di CrowdFundMe, il primo portale italiano di equity crowdfunding a quotarsi in borsa (lo scorso 25 marzo), “Una campagna di crowdfunding è tutto fuorché semplice, richiede un grande lavoro ed è importante arrivare preparati”.

CrowdFundMe ha dunque elaborato una breve guida in cinque punti che mette in luce gli errori più frequenti che precedono od accompagnano il lancio di una campagna di crowdfunding.

  1. Comunicare male gli obiettivi
    Il Ceo di una startup, soprattutto nel caso di prodotti altamente innovativi, può essere tentato di raccontare la propria idea affidandosi a descrizioni estremamente approfondite e tecnicismi. È invece importante che, in tre minuti, il potenziale finanziatore possa convincersi, senza difficoltà, della bontà del progetto e quindi della sua redditività.
  2. Concentrarsi solo sui numeri
    Chi investe in una startup lo fa con la testa, ma anche l’empatia e l’intuizione giocano il loro ruolo nella scelta. “Possono raccogliere capitali soltanto le società già costituite. Sono, però, aziende ancora piuttosto giovani: le informazioni necessarie a comunicare la loro credibilità non possono essere rappresentate esclusivamente dai dati contabili, come il fatturato. Vanno valorizzati elementi come un brevetto tecnologicamente molto avanzato, legato a un prodotto che potrebbe aprire a un business scalabile a livello mondiale, partnership con imprenditori che abbiano già un nome nel settore, un fondo venture o un investitore professionale che abbiano già creduto nel progetto”, ha commentato Baldissera Pacchetti.
  3. Temere la selezione
    CrowFundMe, ogni mese, entra in contatto con circa 100 società, ma ne seleziona solo 6. Un fattore distintivo di alcune piattaforme che non deve scoraggiare. Secondo dati recenti relativi all’indice sintetico sull’andamento delle campagne di equity crowdfunding in Italia, pubblicati dall’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, l’apprezzamento teorico del valore dei titoli sottoscritti dagli investitori crowd segna un valore pari a 110. Questo significa che il portafoglio medio si è rivalutato del 10%. Isolando i dati che riguardano la sola piattaforma CrowdFundMe, il valore dell’indice sale a 134, ben sopra la media del settore. Essere accettati e supportati da una piattaforma di equity crowdfunding selettiva apre, molto spesso, alla possibilità di raccogliere fondi maggiori.
  4. Dimenticare l’importanza della pubblicità
    Una campagna di equity crowdfunding non serve solo a raccogliere fondi. Il battage mediatico che l’accompagna è una preziosa occasione per farsi conoscere, accrescendo la propria credibilità agli occhi dei piccoli e medi investitori. Arrivare alla campagna impreparati ad accogliere le richieste dei giornalisti può rappresentare un grave errore. E’ necessario preparare (o chiedere di farlo al proprio ufficio stampa) i profili di tutti i fondatori ed avere a disposizione foto professionali delle figure chiave, oltre che tutte le informazioni sulla storia della startup, prima ancora della sua fondazione, a partire dalla nascita della business idea.
  5. Puntare a obiettivi finanziari fuori misura
    Nel momento in cui si progetta una campagna di equity crowdfunding, è bene commisurarla allo stadio di sviluppo della società e prevedere che se ne potrà fare una seconda in tempi relativamente brevi, quando il modello di business sarà stato validato. Saranno gli stessi risultati positivi ottenuti dopo la prima campagna a dimostrare il potenziale del mercato di riferimento, l’apprezzamento del prodotto (o del servizio) da parte del target, la validità della squadra che lavora nella startup e la sua capacità di realizzare l’execution.