Si diradano le nubi sulle banche italiane anche se sulla via della guarigione completa restano ancora delle incognite. È questo in sintesi il messaggio arrivato dagli analisti di e Standard & Poor’s, che in un report sul settore anticipano che nell’anno appena iniziato gli istituti italiani di credito registreranno un miglioramento della performance operativa ma la loro esposizione ai crediti deteriorati e la debolezza strutturale impediscono di generare ritorni soddisfacenti.
Gli analisti dell’agenzia di rating specificano che gli istituti italiani “appaiono più in salute oggi di quanto lo siano stati negli ultimi cinque anni”. In particolare, viene notato che le banche hanno rafforzato il loro capitale e aumentato le riserve per perdite su crediti, riducendo le esposizioni non performanti e tagliando i costi.
L’intervento del governo a sostegno delle istituzioni in difficoltà ha poi “contribuito a preservare la stabilità” e a “ripristinare la fiducia del mercato”. Fattori che hanno tutti contribuito alla ripresa, “che ci aspettiamo essere ulteriormente sostenuta dall’espansione economica in Italia”.
Tuttavia, se da un lato gli sforzi delle banche nell‘aggiustare i propri bilanci hanno dato dei frutti e quindi è attesa una redditività moderata nel 2018, dall’altro “la prognosi non è completamente chiara”.
A fine 2017 le banche italiane avevano in portafoglio ancora 275 miliardi di euro di crediti deteriorati, il 17% degli impieghi alla clientela, di cui circa la metà coperta con gli accantonamenti, ricorda, infatti, S&P.
Per l‘agenzia americana le banche piccole e medie restano le più esposte a improvvisi cambiamenti delle condizioni economiche o nella fiducia del mercato.
Non mancano alcuni timori legati al quadro politico in Italia, in vista delle elezioni politiche del 2018.
“Alcuni rischi al ribasso sulle nostre aspettative potrebbero emergere dalle imminenti elezioni di marzo, qualora un nuovo governo dovesse invertire le riforme passate incidendo su crescita e consolidamento del bilancio” aggiungono gli analisti di S&P, il cui giudizio in merito non si discosta molto da quello espresso di recente da Moody’s.
Detto questo l’incertezza innegabile sull‘esito delle prossime elezioni non dovrebbe alla fine pesare in maniera significativa sull’economia italiana, che da tempo non attraversava una fase così favorevole. L’importante, però, è che non si facciano passi indietro rispetto alle recenti riforme strutturali.