Società

Siria pronta ad accendere la polveriera Libano

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Beirut – Uomini armati e con il volto coperto hanno sbarrato oggi l’accesso ad alcune strade dei quartieri sunniti di Beirut.

Su avenue Qasqas, vicino al quartiere Tariq al-Jdidé, roccaforte del ‘Movimento futuro’ di Saad Hariri, uomini armati di kalashnikov impediscono alle vetture di passare, bloccando la strada con rifiuti, pietre e pezzi di ferro. “Niente sarà più come prima. Ci riuniremo con Ahmad Hariri (responsabile di Movimento futuro) per fargli sapere che non accetteremo più di essere marginalizzati”, ha detto alla France presse uno di loro.

Sebbene il premier Najib Mikati sia sunnita, come molti altri ministri, la maggioranza di questa comunità sostiene Saad Hariri e ritiene che l’attuale governo sia controllato dal più odiato dei suoi avversari, il potente partito sciita Hezbollah, alleato di Damasco e Teheran. Ieri, Saad Hariri ha invitato “tutti i suoi sostenitori a ritirarsi dalle strade perchè noi vogliamo rovesciare il governo in modo pacifico e democratico”.

La scorsa notte, l’esercito ha condotto un’operazione a Tariq al-Jdidé, nell’ovest di Beirut, dove sono stati uditi colpi di armi automatiche e razzi anti-carro. Ieri, i funerali del capo dell’intelligence interna, il generale Wissan al Hassan, ucciso venerdì scorso in un attentato, si sono trasformati in una manifestazione violenta contro il premier Mikati, accusato dall’opposizione di voler coprire questo “crimine”

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La guerra esportata dalla Siria al Libano

Di Bernardo Valli

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Repubblica – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Damasco – Il confine tra la Siria e il Libano segue un tracciato diverso sulle mappe ufficiali dei due paesi. Non è mai stato concordato dai governi di Damasco e di Beirut. I libanesi hanno chiesto più volte di delimitarlo con precisione, ma i siriani hanno sempre evaso la domanda.

Come se i siriani preferissero una frontiera approssimativa, vaga, quindi superabile, a significare il comune destino dei due popoli. E in particolare il diritto di ingerenza del più potente, quindi del più invadente, dei due. Non a caso per circa trent’anni la Siria ha esercitato un potere diretto sul Libano. I suoi soldati se ne sono andati soltanto nel 2005.

Adesso, con l’attentato di venerdì scorso 1 nel cuore cristiano di Beirut, si ha l’impressione che la guerra civile siriana si stia estendendo al Libano, quasi fosse la propaggine geografica e politica naturale del grande vicino. E infatti lo è. Sono pochi ad avere dei dubbi in merito…

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