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Silicon Valley Bank (SVB), cosa potrebbe succedere dopo la chiusura?

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La decisione delle autorità statunitensi di chiudere la Silicon Valley Bank (SVB) ha creato molta confusione e creato del panico all’interno dell’intero settore bancario. I mercati si stanno chiedendo quali possano essere le conseguenze del fallimento di un’importante banca a stelle e strisce. Ma quali sono le motivazioni che hanno portato a questo tracollo? La banca non sarebbe stata in grado di far fronte ai massicci prelievi effettuati dai suoi clienti, che nella maggior parte dei casi sono degli operatori tecnologici. I tentativi effettuati per raccogliere della liquidità non hanno riscontrato il successo sperato.

Silicon Valley Bank (SVB) è una banca poco nota al grande pubblico: era specializzata nelle startup ed era riuscita a diventare la 16esima banca statunitense per dimensioni di asset. Solo per avere un’idea del suo giro d’affari, alla fine del 2022 contava qualcosa come 209 miliardi di dollari di asset e circa 175,4 miliardi di depositi.

Siamo davanti, sicuramente, a uno dei più importanti fallimenti bancari avvenuti negli Stati Uniti dal 2008, anche se non risulta paragonabile a quelli di Lehman Brothers, che aveva asset per 640 miliardi di dollari o di Washington Mutual, che era coperta dalla garanzia sui depositi a differenza della banca d’affari Lehman.

Chi c’è dietro Silicon Valley Bank (SVB)

Gli azionisti di Silicon Valley Bank (SVB) sono gruppi finanziari di primaria importanza. Il primo investitore è Vanguard, il quale ha una partecipazione del 10,8%. Seguono:

  • State Street con il 5,2%;
  • BlackRock con il 5%:
  • J.p. Morgan con il 3,6%

La preoccupazione sui mercati è particolarmente alta. Il timore non sembra essere legato alle sorti della banca di per sé, ma più che altro perché questo crack sembra rappresentare il segnale di un malessere più profondo e diffuso nel settore.

Il parere di Coleman Kendall

Intervistato dal direttore di WSI Leopoldo Gasbarro, Coleman Kendall ha voluto però rassicurare i risparmiatori, spiegando che, per il momento non sussiste un rischio contagio nelle altre banche. Secondo Kendall ad avere i maggiori problemi saranno i fondatori delle startup, che hanno depositato i fondi ricevuti per avviare e lanciare le loro attività e che adesso non avranno la possibilità di prelevare la liquidità necessaria per coprire gli investimenti.

A conferma delle parole di Kendall arrivano i risultati in Borsa delle banche californiane più piccole, che hanno subito dei pesanti ribassi, ma non dei contraccolpi eccessivi. Signature Bank e First Republic Bank hanno registrato cali di oltre il 20%.

I motivi del fallimento

Cosa ha portato Silicon Valley Bank (SVB) al crack? Kendall spiega che, dato che la domanda di credito era bassa – i clienti di SVB erano pieni di soldi e non avevano necessità di investimenti – la banca ha iniziato ad investire i depositi in titoli, che permettevano di ottenere una buona remunerazione. In altre parole la banca ha investito in obbligazioni a lungo termine, che pagavano cedole e tassi più alti, perché incorporano il rischio che il lungo tempo comporta.

Il problema è arrivato quando, per colpa dell’inflazione, la Federal Reserve ha deciso di alzare i tassi di interesse: questo ha avuto due conseguenze dirette per Silicon Valley Bank (SVB). La prima è che ha dovuto aumentare i rendimenti da pagare ai depositanti sui loro conti correnti, perché le aziende richiedevano dei tassi in linea con il mercato, per continuare a lasciare depositati i propri fondi. La seconda è che, l’aumento dei tassi, ha ridotto il valore delle obbligazioni a lungo termine, nelle quali l’istituto aveva investito. Gli investimenti, che la banca aveva effettuato, erano a tasso fisso, al contrario le sue passività erano a tasso variabile. Una situazione che, inesorabilmente, ha stritolato la banca.

Silicon Valley Bank (SVB) si è trovata costretta a vendere le obbligazioni a lungo termine per 21 miliardi di dollari e successivamente ha investito in titoli a breve scadenza, in modo da riuscire ad avere un bilancio più flessibile, a fronte di tassi di interesse in continuo aumento. Ma anche per riuscire a pagare i rendimenti richiesti sui conti correnti.

Questa operazione ha portato, per Silicon Valley Bank (SVB), ad una perdita da 1,8 miliardi di dollari. Una cifra davvero importante, per una banca con una capitalizzazione da 6 miliardi di dollari.

Silicon Valley Bank: cosa può accadere adesso

Cosa potrà accadere, ora come ora alle attività dell’ormai defunta Silicon Valley Bank? Come verrà gestito, ora come ora, il suo portafoglio prestiti del valore di 73 miliardi di dollari, il cui 20% è costituito da debito a rischio? Sono diverse le ipotesi.

Una strada che potrebbe essere percorsa è quella di un vero e proprio processo di liquidazione. Nel caso in cui non dovesse intervenire alcun acquirente, i beni potrebbero essere messi all’asta. Le attività e le passività di SVB verrebbero confrontate: nel caso in cui le sue passività dovessero superare le attività, la banca risulterebbe essere insolvente. Il 93% dei depositanti, che non sono assicurati, subirà un colpo particolarmente duro.

L’alternativa è che la FDIC riesca a trovare un acquirente, attraverso una procedura di offerta. Uno dei precedenti più importanti, in questo senso, rimanendo in ambito finanziario, è stato il crollo di Washington Mutual, ai tempi della crisi finanziaria globale. Le autorità di regolamentazione avevano sequestrato Washington Mutual per poi venderla a J.P. Morgan per 1,9 miliardi di dollari, a seguito di una serie di declassamenti da parte delle agenzie di rating e di un crollo del prezzo delle azioni. Il potenziale acquirente di SVB dovrebbe essere, comunque vada, una banca, perché l’enorme portafoglio di prestiti privati è troppo grande per non essere assorbito da una società, che non sia una banca.

Le attività di SVB sono attraenti per le banche, le quali hanno la speranza di guadagnare quote di mercato nel venture debt. Zack Ellison, cio di Applied Real Intelligence, ritiene che J.P. Morgan possa essere l’acquirente più probabile perché conosce il venture debt e vorrebbe avere un punto d’appoggio nell’ecosistema tecnologico e dell’innovazione nella Silicon Valley che SVB ha sicuramente.

Nel caso in cui questo non dovesse accadere, Silicon Valley Bank potrebbe essere acquistata per pochi centesimi e gli attuali azionisti potrebbero essere spazzati via.