Economia

Shrinkflation, stesso prezzo e meno prodotto: faro dell’Antitrust

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Faro dell’Antitrust sulla “Shrinkflation“, quella particolare tecnica di marketing attraverso cui le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni, mantenendo i prezzi sostanzialmente invariati.

E’ il direttore generale per la tutela del consumatore dell’Autorithy, Giovanni Calabrò in audizione alla Commissione d’inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, a rendere noto che l’Antrust “sta monitorando il fenomeno al fine di verificare se possa avere rilevanza ai fini dell’applicazione del Codice del Consumo, con particolare riferimento alla disciplina in materia di pratiche commerciali scorrette”.

Shrinkflation: cosa significa e qualche esempio

Shrinkinflation è un termine inglese, crasi di ‘shrink’, restringere, e di “inflation”, inflazione che sta ad indicare la nuova strategia messa in piedi dalle multinazionali per evitare di perdere volumi di vendita. In che cosa consiste? Lo stesso prodotto viene offerto allo stesso prezzo ma il contenuto cambia. Questo per non dare al consumatore una sensazione di impoverimento tale da bloccarne la spesa e quindi i consumi.

L’esempio classico che lo spiega è proprio quello del pacchetto di patatine. Chi va a fare la spesa si troverà davanti lo stesso prezzo di sempre e lo stesso pacchetto che è abituato a comprare.
A cambiare è il numero di patatine all’interno, 5 o 10 in meno. Lo stesso succede per le confezioni di pasta, improvvisamente meno pesanti, o per il detersivo per la lavatrice  con flaconi pieni a tre quarti, i bagno schiuma, i dentifrici e i rotoli di carta per la casa, dove ad aumentare è il diametro del buco interno. Un modo per risparmiare materia prima senza che il consumatore se ne accorga, ma riversando comunque indirettamente su chi compra il costo dei rincari.

La shrinkflation non è certo un fenomeno nuovo. Il caso passato alle cronache è stato quello della barretta del Toblerone: qualche anno fa, per far fronte all’aumento del costo del cacao, i produttori decisero di ridurre il numero dei ‘denti’ di cioccolato, allungando gli spazi tra l’uno e l’altro per risparmiare sulla materia prima.

Shrinkinflation, il commento delle associazioni dei consumatori

Il Codacons è stata l’unica associazione in Italia ad aver presentato nelle settimane scorse un dettagliato esposto all’Autorità e a 104 Procure della Repubblica denunciando la pratica di molte multinazionali di tagliare le quantità dei prodotti confezionati venduti in negozi e supermercati lasciando inalterati o addirittura aumentando i prezzi degli stessi prodotti.

Nel suo intervento odierno Giovanni Calabrò, Direttore Generale DG Tutela del Consumatore dell’Antitrust ha, affermato che “la shrinkflation è una tecnica di marketing, legittima purché siano rispettate alcune condizioni”, specie in riferimento alla trasparenza resa ai consumatori e alla corretta etichettatura dei prodotti. Calabrò ha fatto inoltre sapere che l’Antitrust, a seguito dell’esposto ricevuto, ha avviato alcune verifiche ai fini della applicazione del Codice del consumo per la possibile fattispecie di pratiche commerciali scorrette, e che sono in corso approfondimenti da parte dell’Autorità su aspetti legati alla trasparenza. “Siamo lieti della decisione dell’Antitrust di accogliere il nostro esposto e puntare il proprio faro sul fenomeno della shrinkflation che, ricordiamo, determina una inflazione occulta a danno dei consumatori e svuota i carrelli della spesa – afferma il presidente Carlo Rienzi – Attendiamo ora i risultati delle verifiche dell’Autorità e invitiamo gli utenti a prestare la massima attenzione in fase di acquisto e a controllare sempre confezioni, pesi, etichette e prezzi in modo da difendersi da tale odiosa pratica”.

Bene anche per Assoutenti il faro dell’Antitrust sull’odioso fenomeno della Shrinkflation che, sostiene l’associazione, produce un duplice danno ai consumatori.

“Finalmente qualcosa si muove sul fronte dell’inflazione occulta determinata dalla pratica sempre più diffusa di ridurre le quantità dei prodotti lasciando intatti i prezzi – spiega il presidente Furio Truzzi – Un fenomeno che incide in modo pesante sulle tasche dei consumatori e, attraverso la riduzione delle quantità contenute nelle confezioni dei beni, svuota i carrelli fino al -30%”.

“La Shrinkflation, è bene ricordarlo, determina un duplice danno agli utenti: da un lato porta di fatto ad un aumento del prezzo del singolo prodotto interessato, perché il consumatore paga lo stesso prezzo ma porta a casa meno. Dall’altro obbliga le famiglie ad effettuare con più frequenza la spesa, perché una confezione che contiene meno prodotto termina prima, con effetti diretti sui bilanci familiari. Ben venga quindi l’indagine dell’Antitrust, perché un simile fenomeno potrebbe costituire una pratica commerciale scorretta a danno dei consumatori” – conclude Truzzi.