Economia

Settimana delle banche centrali entra nel vivo: Australia alza i tassi per la prima volta dal 2010

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È entrata nel vivo la settimana delle banche centrali. Come nelle previsioni, la Reserve Bank of Australia (RBA) ha deciso di aumentare il costo del denaro di 25 punti base a 0,35%. Una stretta che supera le attese del mercato, che puntavano ad un rialzo di 15 punti base. Si tratta del primo rialzo dei tassi da novembre 2010.

La mossa nasce dalla necessità di contrastare l’impennata dell’inflazione. “Il consiglio si impegna a fare quanto necessario per garantire che l’inflazione in Australia torni all’obiettivo nel tempo – ha affermato il governatore Philip Lowe – Ciò richiederà un ulteriore aumento dei tassi di interesse nel prossimo periodo”.

La banca centrale australiana ha anche aumentato il tasso di interesse sui saldi di regolamento di cambio da zero per cento a 25 punti base.

Positive le previsioni sulla crescita

Il board dell’RBA ha ritenuto che questo fosse il momento giusto per iniziare a ritirare parte dello straordinario sostegno monetario messo in atto per aiutare l’economia australiana durante la pandemia, si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione di politica monetaria. “L’economia ha dimostrato di essere resiliente e l’inflazione è aumentata più rapidamente e a un livello più elevato di quanto previsto – si legge nel documento – Ci sono anche prove che la crescita dei salari è in ripresa”. La previsione centrale è che il PIL australiano cresca del 4,25% nel 2022 e del 2% nel 2023.

L’indice dei prezzi al consumo in Australia è balzato del 2,1% nel primo trimestre, superando le aspettative di un aumento dell’1,7%, come hanno mostrato i dati la scorsa settimana. Su base annua, l’inflazione al consumo è salita  al 5,1%, il valore più alto dal 2001 e superiore alle aspettative per un aumento del 4,6%.

“Questo aumento dell’inflazione riflette in gran parte fattori globali – ha sottolineato Lowe – Ma i vincoli di capacità interna stanno giocando un ruolo sempre più importante e le pressioni inflazionistiche si sono ampliate, con le imprese più pronte a trasferire l’aumento dei costi ai prezzi al consumo. Si prevede un ulteriore aumento dell’inflazione nel breve termine, ma una volta risolte le interruzioni dal lato dell’offerta, l’inflazione dovrebbe tornare a scendere verso l’intervallo obiettivo del 2-3%”.

La previsione centrale per il 2022 prevede un’inflazione complessiva di circa il 6% e un’inflazione di fondo di circa il 4,75%.

La settimana delle banche centrali

Ma il meeting della banca centrale australiana è solo il primo appuntamento di una settimana densa sul fronte della politica monetaria. Il focus principale sarà la riunione della Fed (domani, mercoledì 4 maggio) con l’istituto atteso alzare i tassi di 50 pb e fornire indicazioni sulla data di partenza del Quantitative Tightening.

In tema di banche centrali giovedì sarà in programma la riunione della BoE che dovrebbe ritoccare al rialzo il tasso di riferimento di 25 pb. Inoltre, nel corso della settimana si terranno anche altre riunioni di istituti centrali (Brasile, Polonia, Norvegia), tutti attesi alzare il tasso di riferimento ad eccezione di quello norvegese.