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Sempre peggio: Tremonti attacca Draghi

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‘Dire che bisogna fare come la Germania e’ superficiale, e’ roba da bambini’. Cosi’ il ministro Tremonti critica Draghi. Il riferimento del titolare dell’Economia, intervenuto al Workshop Ambrosetti, e’ alle dichiarazioni del governatore di Bankitalia, che pochi giorni fa a Seul aveva detto che per crescere di piu’ ‘l’Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania’. Quanto allo sviluppo economico, per il titolare di via XX settembre serve un nuovo ministro’.

‘Non ci vuole un genio che ci dica che dobbiamo fare come la Germania’, ha poi aggiunto Tremonti rilevando che ‘abbiamo la seconda manifattura in Europa’ e invitando ad essere meno superficiali possibili, evitando questa retorica’. ‘Ci dicono che ‘non facciamo piu’ come l’Inghilterra? E quando mai abbiamo fatto come l’Inghilterra – ha quindi proseguito – piuttosto la grande discussione non e’ tra modello tedesco e modello inglese” perche’ ‘in Europa la grande questione e’ che modello economico vogliamo: ci sono due modelli ‘export led’ oppure quello Delors cioe’ opere pubbliche, investimenti pubblici, domanda pubblica fatta anche con emissione di debito”. Secondo il ministro ‘questa e’ la grande questione: vogliamo un modello export led o vogliamo un modello piu’ equilibrato che contenga anche investimenti pubblici in energia, in ricerca, in difesa. E’ difficile, molto difficile ma – ha concluso – e’ una delle grandi questioni’.

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di Massimo Signoretti – La Repubblica

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Ci risiamo. Dopo alcune settimane di tregua il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, è tornato ad attaccare il governatore della Banca d´Italia, Mario Draghi, salvo poi, come già avvenuto altre volte, correggersi e sottolineare che le sue parole non riguardavano direttamente il numero uno di via Nazionale.
Venerdì scorso, da Seul, Draghi aveva detto che per crescere di più «l’Italia deve diventare produttiva e competitiva come la Germania». Ieri, da Cernobbio, la replica sferzante di Tremonti: «Dire che bisogna fare come la Germania è superficiale, è roba da bambini».

Poco dopo il ministro ha precisato che le sue parole non erano un attacco a Draghi: «Nessuna allusione, semplicemente un richiamo alla realtà e al buon senso». Ma, nonostante la precisazione, a tutti l´intemerata di Tremonti è apparsa come un nuovo capitolo dello scontro con il governatore. Uno scontro che parte da lontano e che si rinfiamma ogni volta che tornano in auge ipotesi di governi tecnici. Chi lo conosce bene ricorda che Tremonti da sempre vede come fumo negli occhi la possibilità che il Paese venga affidato a un «governo degli ottimati», cioè di presunti migliori non eletti dal popolo, guidato magari dal governatore della Banca d´Italia, come nel 1993.

Una soluzione irripetibile per il ministro, primo perché quella era una stagione particolare con un´intera classe politica spazzata via da Tangentopoli; e secondo perché all´epoca a via Nazionale c´era Carlo Azeglio Ciampi e non Draghi, dal quale appare ormai diviso da un´antipatia e un´inimicizia reciproche. A metà luglio in un´intervista a Repubblica, Tremonti aveva detto chiaro e tondo: «No a governi tecnici, l´Europa non ce lo permetterebbe». Ma nell´occasione in gioco c´era anche lui: si parlava infatti insistentemente anche di un possibile nuovo governo di centrodestra guidato dal ministro dell´Economia.

All´epoca il titolare di via XX settembre tagliò corto: «Il governo Berlusconi è forte, e non esistono alternative credibili». Posizione ribadita ufficialmente anche in questi giorni di fibrillazione politica. Tremonti, infatti, è attentissimo a non voler passare come il possibile “traditore” del premier. Ma molti sono convinti che in caso di caduta del governo Berlusconi, prima di sciogliere le Camere, il presidente Napolitano tenterebbe la strada di un esecutivo istituzionale, guidato dal presidente di uno dei due rami del Parlamento o, magari, proprio dal ministro dell´Economia o dal governatore della Banca d´Italia. E in questo caso che farebbe Tremonti?

Il nuovo attacco a Draghi (avvenuto peraltro poche ore prima del discorso di Fini a Mirabello) potrebbe quindi essere un nuovo capitolo della lotta per un´eventuale e futura leadership tutta da scrivere. Ma potrebbe anche essere legato al fastidio del ministro per il rapporto che il governatore ha instaurato direttamente con Berlusconi, come ha dimostrato anche la cena a casa del giornalista Bruno Vespa, dove Tremonti non c´era.

Alla base di tutto però resta la reciproca rivalità, legata a una visione diversa dell´economia e anche a esperienze personali e professionali completamente diverse (uno di Sondrio, commercialista, con una grande carriera in Italia, l´altro romano, economista, con grandi esperienze soprattutto all´estero tra Fmi e Goldman Sachs), con in comune però la conoscenza del ministero di via XX settembre, dove Tremonti negli ultimi quindici anni è stato più volte ministro e Draghi direttore generale.

Non si spiegherebbero altrimenti oltre due anni di guerriglia tra i due. Una guerriglia iniziata nel 2008 quando Tremonti definì il piano anti-crisi redatto da Draghi come presidente del Financial Stability Forum (Fsf) «solo un´aspirina» e il Fsf «topi a guardia del formaggio». Il governatore replicò con le cifre, prevedendo nel 2009 un calo del Pil italiano prima del 2% e poi del 5% («congetture da astrologi» per Tremonti). Poi si passò agli scontri sul ruolo dei prefetti nelle banche, sull´ipotesi di tassare l´oro di Bankitalia e su chi fra tecnici e politici dovesse definire le regole anti-crac. Ieri l´ultimo capitolo. Ma il libro degli scontri Tremonti-Draghi appare ancora lontano dalla conclusione.

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