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SE IL PREMIER INVITA A EVADERE TREMONTI

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Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sembrano ormai trovare un gusto speciale a smentirsi l’un l’altro. Quando Tremonti va giù duro sulle banche e Bankitalia, il presidente del Consiglio gli riscrive il provvedimento.

Quando Berlusconi dice che l’inflazione da euro è tutto frutto di arrotondamenti, Tremonti dice che si tratta di raddoppi, altro che arrotondamenti, e manda la finanza dai commercianti (se ce la manda, e se di raddoppi si tratta, allora aveva ragione Prodi a dire che la colpa non era dell’euro). Infine Tremonti annuncia la mano pesante nella lotta all’evasione fiscale e il primo ministro se ne esce con una frase da campagna elettorale che resterà storica: quando le tasse sono troppo alte, è moralmente comprensibile evadere il fisco. Immaginiamo come sarà contento il ministro dell’economia, che è anche ministro delle finanze, e che suda ogni giorno le sette camicie per rimpinguare le casse dell’erario.

Ovviamente la battuta di Berlusconi ha tutta la scorrettezza politica di questo mondo, e l’opposizione fa bene a segnalare che, non trattandosi di un moralista ma di un capo di governo, il premier farebbe bene a non invitare all’evasione fiscale. Ma, d’altra parte, il centrosinistra farà bene a non cascare nella trappola che già gli costò un’elezione. Berlusconi ha lanciato ieri la campagna elettorale: noi siamo quelli di meno tasse, loro sono quelli di più tasse.

Ora, è vero che il governo Berlusconi non ci ha regalato finora meno tasse per tutti, ma la circostanza non dovrebbe indurre il centrosinistra a immaginare che uno slogan più tasse per tutti possa avere un qualsiasi appeal elettorale. Tra una Melandri che perora un aumento della pressione fiscale per finanziare servizi nel cui buco nero burocratico sparirebbe qualsiasi risorsa aggiuntiva, e un Berlusconi che invita all’evasione fiscale, abbiamo il sospetto – chissà perché – che gli italiani possano preferire l’evasione fiscale.

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